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La vita che scorre di Emmanuelle de Villepin

Appena uscito nelle librerie, il romanzo della Villepin è un inno alla nostalgia dei tempi che furono e all’arte di andare avanti, nonostante tutto. Là, dove la vecchiaia viene rappresentata come il riparo dalla frenesia narcisistica contemporanea. La vita che scorre è il nuovo romanzo di Emmanuelle de Villepin, edito da Longanesi e uscito nelle librerie da pochi giorni; il libro racconta di temi sociali come la disabilità, la propensione a rielaborare e risolvere le difficoltà che si presentano nel fluire dell’esistenza, ma soprattutto di sofferenza e di amore. Sarà questo l’antidoto a superare le avversità nei surreali sentieri del vivere? L’autrice sembra esserne convinta, sembra nutrire un’enorme fiducia nelle capacità di resilienza delle persone, che, quando non hanno scelta, trovano le energie e le risorse per andare oltre. Il romanzo, è raccontato in prima persona da Antoine, che ripercorre la propria esistenza attraverso i momenti più dolorosi e cruciali, ecco l’incipit: Oggi compio settantacinque anni. Non è granchè, direte, qualunque fesso si guadagna un giorno di gloria, il suo compleanno. Poco da vantarmi, dunque, benchè ce ne sia voluto per arrivarci. In realtà è stato più semplice di quanto sembrasse. Spesso basta mettere un piede davanti all’altro e lasciarsi portare. Dalla finestra dello studio oseervo i miei nipotini che si rincorrono in giardino. Li ho spiati così centinaia di volte, sentendo nella loro gioia un’ebbrezza antica, nella loro vitalità il ricordo di una felicità gratuita, intensa… Dall’infanzia come orfano, il protagonista sceglie di reagire a un destino di solitudine diventando forte, così prende forma la struttura che gli permetterà di far fronte alla morte della moglie e poi di una diagnosi infausta relativa alla figlia. E’ una storia di sopravvivenza emotiva, dell’annaspare in un oceano di difficoltà certi di potercela fare. Il vero elisir di lunga vita -o di buona vita- è la disponibilità ad ascoltare ciò che ci ribolle dentro, …

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A Campobello con Daniele Sartini

Un paese che partecipa della storia dei suoi abitanti, una vicenda che commuove per il quarto romanzo di Sartini. In “Campobello” , quarta fatica di Daniele Sartini , c’è la vita e la morte, il silenzio, il chiacchiericcio e il brusio. A Campobello c’è nata e vissuta la madre di Massimo e anche lui ci ha messo profonde radici, nonostante la volontà contraria del padre, deciso a portarlo in città. Al centro della vicenda proprio Massimo. Il suo difficile rapporto con il genitore che pretende di gestire l’azienda e la famiglia con egual pugno manageriale, la sua crescita tra un carattere introverso, tanti libri e un viaggio di formazione a bordo di Dolly, Renault 4 bianca e compagna d’avventure. E poi uno scorcio della vita adulta, l’amore per Carol e per il figlio Sebastien, lo spettro degli errori ripetuti e la possibilità di riscatto. La tranquillità della routine scossa da una scomparsa e tutto il castello di carte portato avanti meccanicamente pagando quel prezzo salato che coincide con la perdita di se stessi, che…

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Leonardo Sciascia: il mare colore del vino

La saggezza acuta di Sciascia, cronista di un sud immensamente denso di storie, in una raccolta di racconti da rintracciare. Il mare, sangue che innerva l’Italia, le sue coste bagnate di sole, i profumi del Mediterraneo a anche la bellezza del sud, dei suoi paesaggi sociali, il radicamento di tradizioni ancestrali e l’evoluzione di istituzioni che ancora oggi insidiano, a ‘mo di imponente e ramificato ‘Antistato’, i simboli preposti alla salvaguardia di una Repubblica intrinsecamente menzognera. Per comprendere la Penisola bisogna risalirla dalla sua punta, seguendo le mollichine gettate dai suoi

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Recensione di: La stella di pietra di Marco Buticchi

Un mistero scolpito nel marmo, vecchio di cinque secoli, sta per rivelarsi in tutta la sua potenza; una vicenda ambientata negli anni di Piombo, in cui i protagonisti sono i bozzetti di Michelangelo Buonarroti e una donna in lotta contro il tempo. Marco Buticchi è un autore specializzato in romanzi storici d’avventura (tra i suoi maestri, sicuramente c’è Emilio Salgari) , più volte ha spiegato che le sue storie nascono sempre da veri e propri colpi di fulmine; da una folgorazione si dipana in fitto intreccio costellato di domande senza risposta e di ritmi incalzanti che si macinano pagina dopo pagina per arrivare al conforto di una rivelazione. Il suo nuovo libro affascinerà gli appassionati di arte e di sociologia, si intitola La stella di pietra (edito da Longanesi, 16,40 euro il cartaceo) e narra di alcuni misteriosi bozzetti per il gruppo statuario del Laocoonte , realizzati da Michelangelo Buonarroti, descrivendone la carriera a partire dal 1487, anno in cui comincia a lavorare a bottega dal Ghirlandaio. Ma il punto di partenza avviene vicino a noi, siamo nel 1985, ecco l’incipit: L’uomo prese posto dinanzi al tavolo trascinando rumorosamente la sedia sul pavimento. Indossava un maglione a collo alto nero, aveva la barba incolta e lo sguardo eccitato. La stanza, senza finestre, era arredata in maniera essenziale: un tavolo con quattro sedie, un falso specchio e un paio d’applique che emettevano una luce fioca. E’ così che piano piano ci si immerge in uno dei periodi italiani più critici, gli anni…

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