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La fine del mondo nelle ultime parole de La Coscienza di Zeno di Italo Svevo

Ordigni… Ecco è l’ordigno che crea lo squilibrio, la malattia, con l’annullamento delle leggi di Natura. Forse attraverso una catastrofe prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo inventerà un esplosivo incomparabile e un altro uomo più malato ruberà tale esplosivo e si arrampicherà al centro della Terra, dove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udirà e la Terra, ritornata alla sua forma nebulosa, errerà nei cieli, priva di parassiti e di malattie. E’ questo lo scenario che ci aspetta oggi? Questo il destino di un pianeta disastrato del quale Zeno Cosini , magistralmente interpretato da Jhonny Dorelli nell’ adattamento televisivo del 1988 del romanzo di Italo Svevo , canta le improbabili lodi? Questo il bisogno di purificazione nel quale affondano tante profezie apocalittiche? Per riflettere siamo ritornati alle origini, ad uno dei testi cardine della letteratura italiana e alla sua fine inattesa. Tra ossessioni maniacali e rigurgiti di coscienza ipertrofica, il nostro Zeno, malato immaginario della malattia del Secolo, è una specie di archetipo contemporaneo che procede nei suoi scavi psichici, alla ricerca di un’impossibile cura. Che si riassume in un lungo interrogarsi che porta ad una fine inattesa e quasi metafisica, ma solo a tratti. Perché in fondo tutto termina in fumo, anche la narrazione stessa, avvolta dalle spire di una catastrofe annunciata, che risente degli echi Prima Guerra Mondiale e che il protagonista, uomo a cavalo tra…

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