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Skippy muore, di Paul Murray

L’afrore dell’adolescenza, refrattario a deodoranti e finestre aperte aleggia pesanete nell’aria che tintinna di bip bip, campanellini e loop di musica argentina mentre duecento cellulari, proibiti durante le lezioni, vengono accesi contemporaneamente con la stessa avidità con cui un sommozzatore si attacca alla scorta di ossigeno. Dalla sua nicchia, elevata a distanza di sicurezza, la madonna di gesso con la sua aureola di stelle e la carnagione rosa confetto osserva con una smorfia vezzosa il trionfo della mascolinità in pubere ai suoi piedi. E’ questa la tipica atmosfera da ricreazione al Seabrook college di Dublino, dove studiano il protagonista di Skippy muore, Daniel ‘Skippy’ Juster appunto, che vediamo morire nella prima pagina, in preda agli spasmi, durante una gara a chi mangia più ciambelle, da Ed’s, nel fast food vicino alla scuola. La gara era persa in partenza, comunque, perchè Skippy aveva davanti il suo migliore amico, il ciccione Ruprecht, che rappresenta “una pozione letale per la reputazione di ogni ragazzo che lo frequenti”. Agli amici di Skippy – una ragazzetto magrolino che però è un “campione” di nuoto – Ruprecht piace, e quindi finisce “che se vuoi essere amico di Skippy ti prendi anche Ruprecht, come un bambolotto omaggio che ti danno se fai il pieno all’autogrill, ma del peso di quasi mezzo quintale”. Dennis invece, non lo sopporta – certo, lui che “non si è impegnato in nulla con entusiasmo, con la sola eccezione di una campagna di grande successo l’estate scorsa, mirata a espungere la prima lettera nella parola ‘canale’ in ogni sua apparizione nella cintura urbana di Dublino”. Invece Ruprecht è convinto che prima o poi troverà il modo di dimostrare l’esistenza della quarta dimensione, per lui “affrontare un difficile quesito matematico è come abbandonarsi in un bel bagno caldo”, e non fa che progettare strani congegni, mentre la sua parete è tappezzata di mappe di…

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