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L’arte di correre sotto la pioggia, di Garth Stein

Come si può resistere a una recensione che mi spiega che, se sono stata fan di Io e Marley , questo libro mi piacerà? E’ per questo che moltissimi di noi, credo, hanno deciso di leggere L’arte di correre sotto la pioggia, di Garth Stein. Stessa simpatica faccia di cane in copertina, e poi la novità del punto di vista della narrazione: è il cane, Enzo, a raccontare la storia. Il libro è molto bello, in effetti (anche se per me Io e Marley rimane davvero insuperabile), perchè racconta la storia difficile del padrone di Enzo, Denny, che, oltre a mantenere un’autofficina, si esercita a pilotare auto da corsa (non a caso Enzo è stato chiamato così in onore di Enzo Ferrari). Enzo impara la vita guardando con Denny le gare automobilistiche in tv e ascoltando i suoi commenti, che gli fanno capire…

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L’arte di correre sotto la pioggia, di Garth Stein

La collezionista di storie, di Randa Jarrar

La protagonista di La collezionista di storie, Nidali (che significa ‘lotta, battaglia’) vi piacerà. Vi piacerà sua madre, bellissima donna egiziana in perenne lite con suo padre (palestinese), a cui non risparmia quotidiane parolacce e insulti (a parole, purtroppo, perchè lui ha la mano pesante) spuntandola, molte volte. Il primo litigio furioso della coppia – che da Boston si trasferisce in Kuwait – sarà quando il padre metterà il suo nome a Nidali: lei avrebbe voluto che fosse più un nome che significasse ‘gioia’, piuttosto che evocare guerra. La madre che intraprenderà una bella battaglia per avere un pianoforte e passare la giornata a suonarlo. Addio pasti preparati come ogni buona donna araba dovrebbe fare: in casa sua si camperà di tramezzini. Quella per il piano è infatti una passione esclusiva, per cui la donna al mattino non vede l’ora che anche i due amati figli, Nidali e il fratello Gamal, si tolgano dai piedi. Nidali cresce intelligente e indipendente, grazie alla personalità della madre e soprattutto al grandissimo incoraggiamento del padre perchè studi. L’uomo era infatti nato dopo 6 figlie femmine e il modello delle sorelle – amatissime da lui – infelici perchè sposate prematuramente e non istruite è l’ultima cosa che augurerebbe alla sua propria figlia. E’ lui il primo a vedere per lei una carriera di scrittrice. “Ti piacciono le parole?” “Alcune si e alcune no”, risponde lei. Ed è questa la prova, secondo lui, di quello che sarà il suo destino di studi. Nidali che non sa cosa rispondere quando le chiedono quale sia la cosa più importante che deve conservare per sopravvivere, nella vita. Il padre le dirà “la dignità”, la madre “il senso dell’umorismo”. E poi arrivano i bombardamenti in Kuwait, a cui la famiglia resiste a lungo, fino alla inevitabile decisione di andare via, ad Alessandria d’Egitto. Qui la famiglia vivrà momenti difficili: il padre resterà disoccupato a lungo, le…

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La collezionista di storie, di Randa Jarrar

La parrucchiera di Kabul, di Deborah Rodriguez

E’ un personaggio che mi piacerebbe davvero conoscere, la protagonista di La parrucchiera di Kabul. Ed in effetti lei, Deborah Rodriguez, esiste davvero. Abbigliamento e colore di capelli vistoso, trucco eccessivo, di carattere ma emotiva, dice lei. L’autrice racconta una piccola ‘rivoluzione’ condotta in Afghanistan, dove arrivò per la prima volta insieme a dei volontari di un’associazione: saputo che era parrucchiera in America, tutti gli stranieri residenti a Kabul le chiesero di poter usufruire dei suoi tagli e dei suoi trattamenti. A Kabul infatti c’è un solo parrucchiere, fatiscente e con le vetrine rotte: allestire un salone non è affatto facile, sempre con lo spauracchio delle accuse di essere in realtà ‘covi’ di prostitute, e quindi facile bersaglio delle ire dei talebani. A loro i negozi di parrucchieri non piaccionoperchè lì le donne

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La parrucchiera di Kabul, di Deborah Rodriguez

L’Aquilifero. Da libro autoprodotto a un contratto con Piemme

“L’Aquilifero” questo il titolo del libro, nasce nel 2005, quattro anni dopo la stesura delle prime righe e due anni dopo l’inizio delle ricerche di un editore. È stato un libro autoprodotto in poche copie attraverso una di quelle piccole case editrici a pagamento. Fortunatamente per me, ho trovato un “mecenate” che si è innamorato del libro e lo ha voluto sponsorizzare in quanto il prezzo era davvero esoso e io non avrei mai potuto affrontare la spesa”. Così parla Massimiliano Colombo, autore di L’Aquilifero , un romanzo storico autoprodotto e grazie al quale l’autore è riuscito a ottenere un contratto con una ‘vera’ casa editrice, Piemme. Il libro ci è stato segnalato nei commenti ad un nostro post , da Fingam (grazie Fingam!). Qual è l’elemento che conta di più per farsi conoscere: passaparola, segnalazione su social network, link a pagamento, comunicati stampa a siti specializzati o altro? Al momento della pubblicazione volli mettere un indirizzo di posta elettronica per i contatti dopo la prefazione. L’editore mi sconsigliò di farlo per evitare di ricevere eventuali feedback negativi ma io insistetti e così l’indirizzo venne messo nel libro. Ed è proprio a quell’indirizzo che mi sono arrivati entusiastici commenti e contatti. Tra questi una persona si è offerta di crearmi il sito: www.aquilifero.it che poi ha fatto da guida a tutti…

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