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Aziyadé di Pierre Loti, un classico d’avventura e d’amore finalmente in versione italiana

Pierre Loti è una vecchia conoscenza , di quelle che si ricordano con il piacere immutabile delle amicizie d’infanzia. La sua storia sa di serraglio di acqua di rosa e di sandalo, ma anche d’arancia e di miele, di giorni bruciati dal sole e di notti salate di passione, cullate dalle onde del Bosforo . Vi si susseguono senza ordine predefinito, estratti di note e lettere di un tenente della marina inglese entrato al servizio della Turchia il 10 maggio 1876 e poi… I suoi carteggi destinati alla morigerata sorella e all’amico Plumkett, sono concentrati venati di tristezza e di maturità, interrotti da effluvi orientali e dai brevi riposi che solo l’amore concede. Giunto su una corvetta di sua Maestà britannica, trasformato dalla passione locale e dal destino in Arif Efendi e trinceratosi, dopo un sensuale passaggio a Salonicco, prima nella zona europea di Pera e poi in una casetta turca isolata e ricoperta di sete e tappeti nel santo quartiere di Eyüp, il protagonista sfiorerà l’essenza di Costantinopoli, nuotando nelle sue vie a larghe bracciate e fondendosi con i suoi abitanti, fino al limite del tragico. E così, stabilitosi poco lontano dal Corno d’Oro , in un luogo di cimiteri infestato da strani briganti notturni in cui tutto è Eski , antico secondo una parola locale usata con venerazione e i djinn (i geni) vegliano sulle soglie delle case, attenderà ascoltando fucilate alla luna sanguinante di un rosso irreale, accompagnate da un coro di preghiere supplicanti per impedire che il povero satellite venga divorato dal dragone dell’eclisse, in un mondo che…

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Pierre Loti, lo scrittore francese innamorato di Istanbul

Per la serie scrittori dell’altrove, eccovi una storia che arriva dritta dritta dalla bella città turca di Istanbul, che abbiamo chiamato in causa piuttosto spesso negli ultimi tempi, per parlarvi del “Museo dell’Innocenza” del premio Nobel Orhan Pamuk e della prigione dell’amatissimo Nazim Hikmet . Ma il protagonista della vicenda “odierna”, come lascia ben intendere il suo pseudonimo, è originario di ben altre latitudini. Andiamo con ordine, ecco a voi Pierre Loti, scrittore francese classe 1850. Avventuriero e membro dell’Académie française, il “nostro eroe”, che in realtà si chiamava Louis Marie Julien Viaud, aveva solcato, in veste di ufficiale di marina, parecchi paralleli, e proprio in uno dei suoi peripli si era conquistato il nome di Loti (che designa un fiore tropicale), attribuitogli dalla regina Pomaré durante un viaggio a Tahiti, e che adotterà definitivamente a partire dal 1876. Ma il vero e proprio incontro cruciale avverrà solo l’anno dopo quando, in occasione d’un soggiorno in Turchia, si innamorerà perdutamente della bella Aziyadè, odalisca dagli occhi smeraldo appartenente all’harem d’un dignitario turco con la quale vivrà un’intensa passione e che si lascerà morire di dolore in seguito alla sua partenza. Proprio a lei sono dedicate alcune opere magistrali di Pierre Loti, come “Aziyadé” del 1879 e “Fantôme d’Orient” del 1892. Tornato nuovamente a Costantinopoli nel 1880, non guarirà più dalla “dolce nostalgia del Bosforo” e vi soggiornerà a più riprese nel 1910 e nel 1913, quando lotterà contro lo smantellamento dell’impero ottomano voluto dalle potenze occidentali, descritto nell’opera “La Turquie agonisante”. La sua memoria resta incrostata nella

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