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L’amore, la guerra, la poesia: tutto è strategia

L’amore, si sa, è fatto di battaglie, tregue, schermaglie, tattiche, bandiere bianche issate, annunci catastrofici: insomma, una vera e propria guerra che, oltre a scombussolare i cuori, spesso ha conseguenze anche sui nostri corpi. Il tema della guerra e dell’amore lo abbiamo già visto nella poesia Domenica dopo la guerra di Vittorio Sereni , in cui il poeta prova a immagine l’intensità dell’amore tra due persone che si ritrovano una domenica dopo la guerra. Ora guardiamo al tema dell’amore e della guerra da un altro punto di vista. Nella poesia L’amore è una guerra , Ariodante Marianni (1922-2007) ci presenta l’amore come una guerra, utilizzando tutti i termini tipici del linguaggio bellico e piegandoli alle esigenze dell’amore: alla fine non resta che sventolare un bianco sorriso. E vivere d’amore. L’amore è una guerra L’amore è una guerra, vuoi convincermi, con qualche tregua, con qualche armistizio, e io deve essere un cattivo soldato se vengo a te allo scoperto, senza difese, a te che sai combattere bene, e colpisci duro, ogni volta (ne porto i livi per giorni). Così elaboro tattiche, complicate strategie: ma a che servono? Come ti vedo, alzo le braccia, sventolo un bianco sorriso; e non ti piace, lo so. Ma forse è quea la mia inconsapevole rappresaglia: eludere i tuoi piani, sventare gli attacchi, rendere inutili le armi, toglierti, insomma, ogni gloria. Foto | elleinad. L'amore, la guerra, la poesia: tutto è strategia

La pace della domenica dopo una settimana di lavoro: una poesia di Vittorio Sereni

Spesso le nostre domeniche sono un momento di pace dopo la guerra di un’intensa settimana di lavoro: ci si riposa, ci si dedica agli affetti, si ama senza misure. Il poeta Vittorio Sereni (1913-1983) nella poesia Domenica dopo la guerra (tratta da Stella variabile , Garzanti 1981) ci parla di come dev’essere stato intenso l’amore tra due persone che si ritrovano una domenica dopo la guerra. Le paure belliche cedono il post alla gioia, e ci si ama con quella stessa forza che si mette in battaglia. Alla fine, poi, non è necessario che sia domenica per un amore così. Una poesia per una domenica intensa , allora. Domenica dopo la guerra Per due che si ritrovano in una domenica dopo la guerra allora può rifiorire il deserto del mare? … amami – lui dice – di ritorno amami a tutta forza con forza di rivalsa per tutti questi anni… Ma … nei primi tempi di guerra quando le domeniche non erano che blanda disperazione, stordimento di campane, rimasuglio di fumo attardatosi al largo dell’ultimo postale da Amsterdam… E si divorano con gli occhi, si cercano si tendono le mani di nascosto sulla fiandra del tavolo. … mare per anni solitario di anni computabili in onde braccio di mare divenuto attonito di tempo pietrificato in spazio di mutismo… Rifiorire può dunque il deserto del mare? Ma no che si annusano e studiano gentili e teneri quasi – britannico lui lei fiamminga – e poi si buttano a trattare l’affare oggi che nemmeno è domenica. Foto | VinothChandar La pace della domenica dopo una settimana di lavoro: una poesia di Vittorio Sereni

Alda Merini: dietro le porte chiuse della casa museo una poesia se ne va

Una casa-museo che chiude facendo riflettere e sollevando polemiche. La città nuova Ecco un bianco scenario per tratteggiarvi l’accompagnamento degli oggetti di sfondo che pur vivono. non ne sarò l’artefice impaziente. Berrò alle coppe della nostalgia, avrò preteso d’ozio nelle lacrime… Il suo letto sul quale si lasciò ritrarre, e sul quale sono sparsi ad arte alcuni indumenti, la scala che scendeva a fatica, la radio, il telefono, un vecchio pacchetto di sigarette, le chiavi col lungo nastro rosso, il pianoforte, lo specchio sul quale scriveva col rossetto, in vari impeti e la scrivania con quella macchina da scrivere alla quale consegnava pensieri e dolori e che ormai portava al posto della carta una foto famosa. Tra pochi giorni ricorre l’anniversario della morte di Alda Merini , scomparsa nel novembre…

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Alda Merini: dietro le porte chiuse della casa museo una poesia se ne va

Ah, gli orologi! Una poesia di Mario Quintana

E così anche quest’anno è giunto il momento di mettere mano alle lancette dell’orologio e spostarle un’ora indietro: dalla notte scorsa, infatti, è tornata l’ ora solare e così potremo approfittare di più luce. L’ora solare sarà in vigore fino al 30 marzo 2014 quando passeremo all’ora legale rimettendo le lancette avanti. In occasione del passaggio all’ora solare, dilagano i consigli degli esperti su come affrontare il cambiamento: da cosa mangiare o non mangiare a come e quando riposare, da quello che fare e non fare a chissà cos’altro. Tutti consigli giusti, per carità! Noi vi proponiamo di ricorrere alla poesia, panacea per molti mali. E, tra le varie poesie che parlano del tempo che passa e degli orologi, ve ne proponiamo una del poeta brasiliano Mario Quintana (1906-1994): Ah, gli orologi! Amici, non consultate gli orologi il giorno in cui me ne andrò dalle vostre vite, nei loro futili problemi tanto perse che sembrano piuttosto necrologi… Perché il tempo è un’invenzione della morte: non lo conosce la vita – quella vera – in cui basta un momento di poesia per darci l’eternità intera. Intera, sì, perché la vita eterna da sé solo è divisa: non ne spetta una porzione ciascuno. E gli angeli guardano in tralice – se spaventati quando qualcuno – tornando in sé dalla vita – per caso chieda loro che ore siano… Via | Mario Quintana, Il colore dell’invisibile (traduzione di Natale Fioretto) Ah, gli orologi! Una poesia di Mario Quintana