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Storia di una ladra di libri: Brian Percival porta sullo schermo il bestseller di Markus Zusak
Qualche speculazione sul trailer del film Storia di una ladra di libri di Brian Percival. Un adattamento cinematografico atteso, affidato alla guida di Brian Percival e all’abilità dello studio che portato sullo schermo la “Vita di Pi” ; ed è già stato inserito da alcuni nel calderone di grandi classici come “The Reader” o “The Pianist”. E’ la “Storia di una ladra di libri” , in versione Brian Percival , uno degli argomenti più sottilmente accarezzati dagli esperti del settore negli ultimi tempi e una narratrice nera in cerca di anime, davvero fuori dal comune. Sceneggiatura di Michael Petroni tratta dal bestseller firmato Markus Zusak e sul palcoscenico spesso abusato della Seconda Guerra Mondiale per le drammatiche vicende di Liesel Meminger (Sophie Nelisse), una coraggiosa ragazzina bionda dagli occhi grandi e pieni di sogni, dei suoi amorevoli genitori adottivi (Geoffrey Rush ed Emily Watson) nei pressi di Monaco e poco lontano dal campo di concentramento di Dachau , del fuggiasco ebreo Max Vandenburg (Ben Schnetzer), e naturalmente di una pioggia di libri. Testi rubati, come tante delle ancore di salvezza che aiutano la gente a restare a galla anche durante l’orrore dei conflitti, dalle giovani mani gelate della ragazzina, che comincerà la sua singolare raccolta proprio in occasione del funerale del fratello Werner, morto in treno durante il viaggio, per proseguire tra biblioteche borghesi e roghi di piazza. In “The Book thief” (il titolo originale dell’opera pubblicata nel 2007 e destinato ad un pubblico di young adult) risorgono le origini dello stesso Zusak, australiano figlio di padre austriaco e madre tedesca, due caratteristiche fondamentali per comprendere l’interesse verso il soggetto e sviscerane
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Ciao, io mi chiamo Antonio, di Angelo Petrosino
Ciao, io mi chiamo Antonio è un libro per lettori e lettrici dai 7 ai 10 anni, scritto da Angelo Petrosino e pubblicato da Sonda. La storia ci racconta di Antonio, un ragazzo di dieci anni, che fa la quinta elementare e non ha poi tutta questa voglia di studiare. Insomma, una storia che accomuna (e ha accomunato!) vari scolari. La particolarità di Antonio è che è dislessico, motivo per cui non ama particolarmente leggere (anche se è figlio di uno scrittore e di una maestra e ha una sorella che divora i libri). Nel corso del libro Petrosino affronta la questione della dislessia in maniera seria e approfondita, ma attraverso la narrazione, senza fare trattati scientifici che potrebbero risultare pesanti ai più. Antonio non ha nulla che non va, anzi, come lui nel corso della storia ci sono stati dislessici eccellenti e questo non implica alcun problema per la felicità delle persone. I pregi del libro pubblicato da Sonda sono vari: oltre a una storia scritta molto bene e in maniera accattivante, troviamo l’uso del font Easy Reader© specifico per
Le gioie del self publishing. La storia del primo che l’ha fatto
Sul New York Times viene ricordata la storia del primo “pioniere” dell’autopubblicazione, un fenomeno che sta diventando molto di moda anche da noi. Si trattava – nel non tanto lontano 1995 – di un tecnico riparatore di televisioni ormai in pensione, Boris B. Gursky, immigrato inglese dall’Ucraina e afflitto da cancro alla prostata. Un editore per un tot di dollari (a seguito di un suo annuncio sul Reader’s Digest) gli inviò un kit per autopubblicare la sua opera. Era la prima volta che un editore metteva a disposizione di uno sconosciuto i mezzi per diventare “editore di se stesso”. E Gursky? Investì molto dei risparmi di una vita (circa diecimila dollari) per dare alle stampe “The perilous life of B.B.Gursky”, la sua autobiografia. D’altronde, l’autopubblicazione nasce per dare spazio – oltre che, in alcuni casi, alle proprie insulse velleità artistiche -all’espressione di sè, alle proprie memorie (ha fatto notizia l’autore che in edicola continua a vendere con successo le memorie di suo nonno soldato in Russia). Sinceramente, la parte di storia che mi fa più tenerezza è la scelta dei soggetti a cui lui volle spedire il racconto di una vita da immigrato: trovò sull’elenco telefonico gli indirizzi di tutti coloro che avevano il suo stesso cognome, e mandò il libro (150 pagine appena, notate…
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