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Pescatori d’Italia, di Roberto Gabellini

Ho pensato al Purgatorio di Dante nel leggere il bel libro di Roberto Gabellini dal titolo Pescatori d’Italia. Storie sul bordo del mare pubblicato da Mursia . Nel canto VIII della seconda cantica, l’Alighieri descrive il tramonto e l’innalzamento della preghiera serale: Era già l’ora che volge il disio ai navicanti e ‘ntenerisce il core lo dì c’han detto ai dolci amici addio; e che lo novo peregrin d’amore punge, se ode squilla di lontano che paia il giorno pianger che si more; quand’ io incominciai a render vano l’udire e a mirare una de l’alme surta, che l’ascoltar chiedea con mano. Ella giunse e levò ambo le palme, ficcando li occhi verso l’orïente, come dicesse a Dio: “D’altro non calme”. Questo senso di attesa, di meraviglia, di occhi che si alzano al cielo e scrutano lontano ben si coglie negli otto racconti e trenta foto di volti di pescatori che compongono il libro di Gabellini. Si narrano storie di mare e pescatori, di persone che vivono nel mare e di quanti aspettano a terra con quel bordo che fa da divisione e, al contempo, da unione. Tra le otto storie sul bordo del mare ho trovato particolarmente intensa Il sole di fronte che, in una sorta di rimpallo tra mare e terraferma, intesse il destino delle persone. Affascinante, poi, l’ultimo racconto: Il colore del mare . L’aveva sognato. Il mare, tutto, di un bianco opaco però, non brillante; ovunque lo stesso e chissà fino a dove. La barca soltanto era nera, o solo più scura, come un’ombra sottile oppure un giocattolo fragile che si muoveva su e giù. A un certo momento, nel sogno, si era alzata improvvisa un’onda gigante, ma senza la solita cresta di schiuma, quasi a convincerlo che non era cattiva, che non avrebbe fatto mai del male a nessuno. Poi, si era caricata la barca e con quella, lenta, era sparita alla vista. …

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