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25 aprile: una poesia di Roberto Roversi

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25 aprile: una poesia di Roberto Roversi

La piazza è in festa, una poesia di Roberto Roversi per il 25 aprile

Il 25 aprile 1945 in Italia si respirò un’aria diversa, nuova: la seconda guerra mondiale era finita, come anche era terminato il ventennio fascista e l’occupazione nazista. Non sarebbe stato certamente tutto rose e fiori, ma si poteva iniziare a sperare. Il 25 aprile è festa nazionale, festa della liberazione e ricordare quanto è accaduto è un dovere per ognuno di noi. Roberto Roversi (1923-2012) racconta la gioia palpabile di quei giorni nella poesia La piazza è in festa (tratta da Dopo Campoformio. Poemetti , pubblicato da Feltrinelli nel 1962): “un mondo nuovo affiora ribollendo / dalla schiuma aspra del dolore.” La piazza è in festa Carri armati posano sotto gli alberi, i negri ridono, stendono le mani, la gente nelle vie, tutte le finestre al sole. Giorno sacro d’aprile. Alti vocianti feroci uomini nuovi. “È finita la guerra”, questo il popolo grida; gli anni si frantumano, un mondo nuovo affiora ribollendo dalla schiuma aspra del dolore. La piazza bianca di calce, bianca nell’aria d’aprile, tacque; un uomo apparve sul palco, parlò poche parole aprendo la nuova storia. Se volete affidarvi alla narrativa per celebrare questa giornata di commemorazione, vi rimandiamo al romanzo Partigiano Inverno , di Giacomo Verri finalista al Premio Calvino 2011: in cui la Resistenza è narrata in maniera sorprendente, grazie a uno stile narrativo che conquista e appassiona. La piazza è in festa, una poesia di Roberto Roversi per il 25 aprile

La piazza è in festa, una poesia di Roberto Roversi per il 25 aprile

Il 25 aprile 1945 in Italia si respirò un’aria diversa, nuova: la seconda guerra mondiale era finita, come anche era terminato il ventennio fascista e l’occupazione nazista. Non sarebbe stato certamente tutto rose e fiori, ma si poteva iniziare a sperare. Il 25 aprile è festa nazionale, festa della liberazione e ricordare quanto è accaduto è un dovere per ognuno di noi. Roberto Roversi (1923-2012) racconta la gioia palpabile di quei giorni nella poesia La piazza è in festa (tratta da Dopo Campoformio. Poemetti , pubblicato da Feltrinelli nel 1962): “un mondo nuovo affiora ribollendo / dalla schiuma aspra del dolore.” La piazza è in festa Carri armati posano sotto gli alberi, i negri ridono, stendono le mani, la gente nelle vie, tutte le finestre al sole. Giorno sacro d’aprile. Alti vocianti feroci uomini nuovi. “È finita la guerra”, questo il popolo grida; gli anni si frantumano, un mondo nuovo affiora ribollendo dalla schiuma aspra del dolore. La piazza bianca di calce, bianca nell’aria d’aprile, tacque; un uomo apparve sul palco, parlò poche parole aprendo la nuova storia. Se volete affidarvi alla narrativa per celebrare questa giornata di commemorazione, vi rimandiamo al romanzo Partigiano Inverno , di Giacomo Verri finalista al Premio Calvino 2011: in cui la Resistenza è narrata in maniera sorprendente, grazie a uno stile narrativo che conquista e appassiona. La piazza è in festa, una poesia di Roberto Roversi per il 25 aprile

Lucio Dalla, giullare di Dio, di Paolo Jachia

“Mi ha sempre colpito la scelta di Cristo di nascere povero…Lui, povero, è il futuro”. Dalla è stato, nella sua generazione, quella dei cantautori degli anni ‘70 – quella di De Gregori, Vecchioni, Venditti, Guccini, e De Andrè – l’unico “venuto dalla strada”, senza, a differenza loro, lauree o studi liceali seri alle spalle, privo di “famiglie borghesi e case e biblioteche”. E’ stato piuttosto, se così si può dire, come Gino Paoli, un “analfabeta di genio”. Un genio “analfabeta” in cui non a caso coesistono “semplicità e complessità metafisica e religiosa”, l’idea che la parola è sacra è peggio di un kalashnikov, come quella dei Salmi, “offensiva e difensiva insieme”. Geniale semplicità, capace di far sì che nessun verso delle sue canzoni non sia …

Fonte originale:
Lucio Dalla, giullare di Dio, di Paolo Jachia