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Il bibliotecario di Leibniz di Sergio Givone

C’era un tempo nel quale ho sfiorato un amore e uno di quelli più irrimediabilmente cocenti da dimenticare. Si tratta della “Fenomenologia dello Spirito” di Hegel , un pozzo di parole dolci ed ammalianti come sirene, dalle quali è difficile uscire indenni. Ritornata alle nebbie dell’incertezza, dopo fiotti profumati di teleologia, ho messo in un cantuccio per qualche anno tali proiezioni filosofiche a tratti rassicuranti per riprendere i marosi di altre avventure. E in questi frangenti nuovamente e terribilmente esposti, dopo peripli inauditi e a tratti oscuri, è riesploso un vecchio pensiero. Ripescato dalle nebbie de Il bibliotecario di Leibniz di Sergio Givone e ritirato nuovamente in ballo dal calderone sempre nuovo della riflessione letteraria, il logos della certezza rincontra le nebbie del caos e si frammenta in una doppia partizione che parte proprio dalla struttura a branchie di uno dei più importanti riferimenti filosofici occidentali, per ritrovare l’ebrezza della frammentazione. E la sola voce della realizzazione perentoria e progressiva, si scinde in innumerevoli storie, che tra i capelli di Emma Bovary e i diari di Robinson Crusoe , ritrova la ricchezza inebriante del sottile brivido proprio dell’incertezza. La filosofia della storia è romanzo che non sa di esserlo. O romanzo che finge di essere la sola storia vera, il solo romanzo degno di essere scritto. Prima di Hegel é stato Leibniz ad ipotizzare “il romanzo della storia universale”, romanzo che come tutti gli altri sta in una biblioteca, ma a differenza degli altri ne esce, va per il mondo, invoca il principio di realtà…Che cos’è questo? Forse un paradosso, forse qualcosa di più. Sia quel che sia, certo ne risulta un’alternativa: o quello é il solo romanzo degno di essere scritto, essendo la sola storia vera, e dunque il romanzo si nega da sé, o tutti gli altri ne rappresentano la vivente confutazione. Foto | filosofiastoria.files.wordpress.com Via | einaudi.it/libri Il bibliotecario di Leibniz di Sergio Givone

Come si sceglie il titolo per un libro?

Il titolo, più della copertina , è un elemento fondamentale per il successo di un libro. La copertina può cambiare di edizione in edizione, ma il titolo rimane. Come dire: un titolo – bello o brutto – è per sempre. Come dare, quindi, un buon titolo al proprio romanzo? Come si procede di solito? Si parte da un titolo e si sviluppa la storia? O si scrive la storia e alla fine qualcuno mette un titolo? O, ancora, si aspetta la famigerata ispirazione che suggerirà il titolo perfetto? Ci sono autori che pare seguano un certo schema . Per esempio, il Premio Nobel Mario Vargas Llosa ha titolato diversi suoi libri nominando due cose: La città e i cani , Pantaleón…

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