Tag Archives: romanzo di formazione

Si può fare, di Birgit Vanderbeke

Si può fare. Ottimo motto, nella vita. In una ottima forma letteraria, ce lo spiega Birgit Vanderbeke nel suo Si può fare , che cosa voglia dire. E lo fa con le mani da addetto all’officina – quelle in cui lo sporco è incorporato nella pelle e non lo levi più – di Adam. Adam, che è il compagno di una logopedista proveniente da una famiglia borghese in cui il padre non si è mai azzardato neanche a puntare un chiodo nel muro (“Se no il personale cosa ci sta a fare?” come avrebbe detto sua madre). Una che mentre i suoi compagni di università si dicono di sinistra finchè è utile esserlo, all’università, lei la sceglie sulla sua pelle, la vita alternativa, con Adam. Adam che passa il tempo a raccattare vecchi rottami da cui ricava ottime lavatrici o si mette in panchina lo scheletro liberty di una panchina, anche se loro – con i loro due figli di cui i nonni dimenticano regolarmente i compleanni – non hanno neanche…

Vedi il contenuto originale:
Si può fare, di Birgit Vanderbeke

Tutto l’amore di nonna Lola, di Cecilia Samartin

“Da bambina, una delle cose che più mi piaceva fare era sedermi su una roccia con vista sulla vallata, con una ciotola di panna fresca (…)” “E lì è dove hai imparato a cucinare, vero?” le chiese Sebastian, ripensando alla semplice cucina che sua nonna gli aveva descritto già tante volte. (…) “Sì”. rispose lei annuendo con la testa. “Ed è lì che ho imparato che un piatto preparato con amore non solo sazia il corpo, ma nutre anche l’anima”. Sebastian, il protagonista di Tutto l’amore di nonna Lola , di Cecilia Samartin ha…

Vedi l’articolo originale:
Tutto l’amore di nonna Lola, di Cecilia Samartin

Il Cassetto delle Parole Nuove di Monica Cantieni

Una bambina che conosce pochissime parole e due genitori adottivi che si inventano di tutto per aiutarla; ecco la storia struggente del primo romanzo della Cantieni, finalista al Swiss Book Award 2011. Il titolo originale de Il Cassetto delle Parole Nuove è Grünschnabel, che più o meno sta a “sbarbatello”, “pivello”, “principiante”; una bella opera prima dell’autrice svizzera Monica Cantieni (edita in Italia da Longanesi ) che racconta la storia di una bimba di orfanotrofio, fin troppo abituata a non infastidire troppo con le sue parole la sua istitutrice e forse anche per questo in difficoltà con l’espressione e il liguaggio. Caratteristica per fortuna subito percepita dal padre adottivo, che tanto per cominciare la porta a fare dei giri in macchina, che le parole potrebbero fluire magicamente con più libertà. Entrare in una famiglia dalla porta, come dice la protagonista per descrivere l’ingresso in un nuovo nucleo famigliare, può significare una maturazione più lenta; ma il terreno ideale, se sostenuti dalle giuste risorse, a notare i dettagli che gli altri non sanno cogliere. Colpisce molto il tratto dominante di questa bambina, che ha sempre una gran cura di non fare rumore ; comunicando così uno struggente sentimento di fondo tipico di chi si sente venuto al mondo per sbaglio. Cosa fare allora per soppravvivere in un’esistenza partita in netto svantaggio? Questo libro ci insegna che un primo passo è coltivare la curiosità di imparare , e poi quello di ordinare le parole -e le emozioni- in tanti cassetti tematici; un discernimento che insegna a riconoscere il mondo che abbiamo dentro, e a gestirlo al meglio attraverso le riflessioni e le catene di connessione tra una parola e l’altra. Il Cassetto delle Parole Nuove di Monica Cantieni

Canada, di Richard Ford

«Prima di tutto parlerò della rapina commessa dai nostri genitori. Poi degli omicidi, che avvennero più tardi. La rapina è la più importante, perché fece prendere alla mia vita e a quella di mia sorella le strade che da ultimo avrebbero seguito. Non si capirebbe nulla della storia se prima non si parlasse di questo». Questo è l’incipit di Canada , l’ultimo libro di Richard Ford (appena uscito per Feltrinelli), che vale tutto il romanzo – che sta allo stesso livello di Sportswriter e Il giorno dell’indipendenza –, la storia infatti è racchiusa in queste poche righe scritte maledettamente bene. Di solito ci immaginiamo i banditi sempre attraverso il consueto stereotipo. Qui invece abbiamo subito l’impressione che si tratta di gente comune che diventa fuorilegge. Il che pone una serie di interrogativi. Quando si finisce di essere brava gente e si diventa malviventi? Perché una famiglia come le altre deve fare una cosa del genere? Per capirne i motivi bisogna andare un po’ più in là con la storia. Benché non abbia grossi problemi, la coppia non è bene assortita: lui, Bev, alto, a suo modo bello e fiero di essere un aviatore del sud; lei, Neeva, non è bella, è «piccolina, occhialuta e con una zazzera ribelle di capelli castani», ma ha il fascino delle persone inquiete che avrebbero voluto fare altro nella vita e non ci sono mai riuscite. Sono due mondi distanti che si incontrano sempre meno. Il lavoro di Bev costringe la famiglia a continui traslochi e trasferimenti. L’ultimo dei quali è a Great Falls, nel Montana, una cittadina a pochi passi dal Canada, dove però Bev…

Vedi articolo originale:
Canada, di Richard Ford