Tag Archives: romanzo di formazione

Scimmie, la Napoli di Alessandro Gallo convince ancora e conquista il Concorso Giri di parole

17 Settembre 1985. Ricordo quella sera come se fosse ieri. Eravamo lì: io, Franco e Tore. Solita panchina, solita serata ad atteggiarci a grandi, a fingerci di essere i padroni di quella piazza e di tutto ciò che passava da li. Cristiani e animali. – Uagliò, che cazze tiene ‘a guardà. Saje chi comanda quà!? E bastava che il ragazzo facesse vedere la sua paura che diventava un pupazzo nelle mani di una comitiva di scimmie arrabbiate. Alessandro Gallo lo conosce veramente quel Rione Traiano tristemente famoso che fa da sfondo alla sua storia, ne ha respirato la polvere fino al fondo dei polmoni. Il suo Scimmie è un romanzo di formazione, i protagonisti sono “picari un po’ cresciutelli”, ragazzini “piccoli ma cazzuti” venuti su a confetti, merendine (rigorosamente made in Caivano) e provola, quando “a zupp è latte” non era più di moda. Mezz uommen che tra riti di passaggio e degrado, costeggiano il confine cruciale con l’età adulta. Solo che la loro iniziazione è particolare come il luogo nel quale sono cresciuti. Non ne parlo adesso solo perché credo valga la pena di leggerlo (cosa che evidentemente penso per chi non lo avesse ancora capito), ne perché a Napoli ho vissuto l’adolescenza come i ragazzi descritti da Gallo o perché sento sempre di avere una sorta di debito, verso quell’insieme incoerente e vulcanico che, nel mio immaginario, coincide con il capoluogo partenopeo e che mi si riaccende dentro come una febbre residua, anche adesso che sono lontana. Scimmie è tra queste righe perché ha ottenuto il riconoscimento del Concorso Letterario Giri di Parole 2011 , sezione romanzi, indetto da Navarra Editore punto e a capo. Non resta che aspettare che sia pubblicato. Via | NavarraEditore.it Scimmie, la Napoli di Alessandro Gallo convince ancora e conquista il Concorso Giri di parole

Le luci nelle case degli altri, di Chiara Gamberale

“Perchè ci sono dei segreti da rispettare che ai fini della nostra serenità sono importanti quanto le cose di cui invece siamo a conoscenza”, aveva sentenzato Tina, alla fine del suo resoconto. Per poi chiedermi, con quell’apprensione che trasforma le domande in preghiere…”Insomma, me lo prometti, piccolina, che non ti metti in testa strane idee?” “Te lo prometto”, avevo risposto Chiaramente con “strane idee” si riferiva al desiderio di scoprire chi fosse mio padre. Una lettura che consiglio a tutti, questa dell&#…

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Le luci nelle case degli altri, di Chiara Gamberale

Voci dalla luna, di Andre Dubus

Non sarà facile restare cattolici a lungo, nella famiglia di Ritchie. Non è facile anche se Ritchie ha solo 13 anni e non ha mai smesso di desiderare di diventare un buon prete irlandese. Tutta colpa del divorzio. Prima di quello di suo padre Greg dalla madre Joan, poi quello di suo fratello Larry da Brenda. Ma soprattutto colpa dell’inaccettabile amore nato tra suocero e nuora, tra Greg e Brenda. Non è facile perchè Ritchie non riesce ad amarli nonostante i loro sbagli, come lo sollecita padre Obert, perchè per Ritchie la croce sono gli altri. Inizia così lo splendido libro dell’americano Andre Dubus, Voci dalla luna , che vi consiglio se amate i romanzi di formazione. Una storia splendida, forte di una carica umana che solo le certi scrittori americani (e irlandesi) che narrano il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, sanno trasmetterci. Ce la sanno trasmettere, ad esempio, narrandoci quali sono i piccoli segnali che ci avvisano della perdita di un amore. O cosa si prova ad avere 13 anni e a dare il primo bacio – dimenticandotelo un minuto dopo per lo stomaco che ti brontola dalla fame. E ancora, cosa vuol dire innamorarsi alla soglia dei cinquantanni, quando l’amore non fa che completare qualcosa che già sei, “non brucia più ma scotta”, come dice Greg. E così c’è…

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Voci dalla luna, di Andre Dubus

Se un Pulitzer stenta a farsi pubblicare. La storia di Paul Harding

Ho letto una bella intervista a Paul Harding, autore del romanzo (Pulitzer narrativa 2010) L’ultimo inverno , di cui abbiamo parlato tempo fa . Mi ha colpito perchè racconta come il suo libro – che appunto nel 2010 ha vinto uno dei più prestigiosi premi letterari – abbia avuto tantissime difficoltà a trovare un editore. Harding – che insegna scrittura creativa – è un esordiente assoluto e dopo aver impiegato quattro anni per scrivere il libro ha ricevuto decine e decine di rifiuti a pubblicarlo (o meglio non-risposte), Poi, il “sì” è arrivato da parte di una piccola casa editrice specializzata in libri di medicina (!) la Bellevue literaly. Ho immaginato l’assurda situazione di una casa editrice che si trova a scoprire per caso un Pulitzer (immagino il catalogo: Anatomia/2, e accanto L’ultimo inverno). Pazzesco non trovate? La mia idea è che la causa stia nel fatto che sempre meno editor sono interessati alla qualità letteraria dei testi che arrivino e cerchino tutti altro. Cosa cercano? Magari un autore-best seller già rodato, un argomento che cavalchi la cronaca, o storie a “tinte forti” e romanzi che si inseriscano in filoni che “tirano”. Forse le case editrici dovrebbero semplicemente avere più fiducia nell’intelligenza e nel gusto dei lettori, visto che proprio un enorme

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