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Gian Paolo Serino contro i furbetti dell’inchiostrino

Questa settimana la voglio iniziare segnalandovi un bel pezzo di Gian Paolo Serino apparso stamane su Satisfiction.me e dedicato a un rito che fa parte da sempre del folklore della critica letteraria italiana, vale a dire l’autoincensarsi o il pubblicizzarsi a vicenda. Il caso di cui parla Serino nel suo articolo – badate bene, non è certo l’unico e non sarà assolutamente l’ultimo – riguarda una recensione apparsa sul Corriere della Sera di lunedì scorso e dedicata al libro I quattro canti di Palermo, del giornalista Giuseppe Di Piazza. Fin qui, direte voi, che c’è di male? In realtà di male non c’è niente, ad esserci è semplicemente qualcosa di strano, direi di cattivo gusto. Scrive Serino: “Giuseppe Di Piazza è il Direttore di “Sette” per cui la Baresani scrive a cottimo (non è assunta: più articoli le commissionano più la pagano in euro e visibilità). Quindi recensisce il suo Direttore. E lo recensisce sulle pagine del Corriere della Sera, di cui Sette è l’allegato.” Ma il capofila di Satisfiction non si ferma qui e aggiunge: “La Baresani pubblica con Bompiani che è anche lo stesso editore del romanzo d’esordio di Giuseppe Di Piazza. La Bompiani è di RCS, cioè il proprietario del Corriere della Sera che è il proprietario del suo allegato Magazine.” Magari il libro di Di Piazza è anche notevole, in gioco non c’è questo. In

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Gian Paolo Serino contro i furbetti dell’inchiostrino

What if… La storia ucronica dell’editoria italiana di Luigi Mascheroni

Cosa sarebbe ora della Castelvecchi se il fondatore, Alberto, avesse fondato la casa editrice “dopo una conversione religiosa originata da una lunga e tormentata frequentazione con il reverendo William Cooper”? Come è arrivata la grande casa editrice comunista Longanesi a pubblicare autori di nicchia come Wilbur Smith e Clive Cussler? Perché gli eredi di Arnoldo Mondadori, dopo pesanti perdite causate dal flop degli Oscar, si sono lanciati nel mercato televisivo acquistando la Fininvest ormai in crisi? E come hanno fatto a fare fortuna? E ancora, lo sapevate che Luciano Bianciardi, entrato nelle fila del terrorismo anarchico, morì nella sua camera di via Solferino mente preparava una bomba destinata a far saltare il “Torracchione” di Milano? E che Marco Cassini e Daniele di Gennaro sono finiti in Mondadori per un fax sbagliato? Scommetto che tutte queste cose vi suonano nuove. Bene, perché a tutte queste risposte e a molte altre, potrete trovare una risposta nel brillante pezzo di Luigi Mascheroni pubblicato oggi da Satisfiction e intitolato, per l’appunto, Storia ucronica dell’editoria italiana. Scoprirete che il vecchio adagio che dice che «la Storia non si fa con i se o con i ma» è completamente sbagliato e che, anzi, fatta così la storia è molto più divertente. Via | Satisfiction What if… La storia ucronica dell’editoria italiana di Luigi Mascheroni

Online dal 16 dicembre il nuovo portale Satisfiction.me

Dal numero zero di Satisfiction , la rivista culturale freepress fondata da Gian Paolo Serino sul concetto cardine di soddisfare o rimborsare i lettori, sono passati degli anni. Nel frattempo abbiamo avuto tra le mani 12 numeri, abbiamo assistito alle vicissitudini che hanno portato all’allontanamento di un editore, Vasco Rossi, ma soprattutto abbiamo avuto il piacere leggere centinaia di inediti d’autore e di recensioni che, nel bene o nel male, hanno contribuito all’orientamento delle letture di molti di noi. Ora Satisfiction si sdoppia . Da una parte la rivista cartacea il cui nuovo numero, per la prima volta di 48 pagine, verrà distribuito a partire da domani 15 dicembre in

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