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La nobile arte di misurarsi la palla, di Amleto de Silva

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La nobile arte di misurarsi la palla, di Amleto de Silva

In Mancarsi di Diego De Silva, la semplicità del dolore e dell’amore

Nicola e Irene hanno qualcosa in comune, e questo qualcosa ha la dimensione di un luogo, uno spazio angusto che corrisponde ad un tavolo preciso in un bistrot che frequentano entrambi, ma in momenti diversi e per ragioni ancora più differenti. Dinanzi a quel preciso tavolo c’è un poster di Buster Keaton che troneggia come un’icona, e in quello spazio un cameriere dall’accento velatamente straniero e un sorriso gentile. Conosce le loro storie Pavel, accarezza i loro dolori e veglia su quei due clienti fedeli così diversi dagli altri. Nicola l’aveva scelto per una specie di appuntamento rituale con la moglie, Irene semplicemente per ritrovarvi quel calore che aveva perso la sua casa e per lanciarsi in strani esperimenti sociologici. Le loro storie si seguono, su due binari paralleli che basterebbe davvero poco …

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In Mancarsi di Diego De Silva, la semplicità del dolore e dell’amore

Mia suocera beve di Diego De Silva

Diego De Silva torna in libreria con un nuovo romanzo, “ Mia suocera beve ” (Einaudi, 340 pagine, 18 euro), nel quale vengono riprese le avventure e soprattutto le disavventure dell’avvocato-filosofo Vincenzo Malinconico, già protagonista di “Non avevo capito niente”. La storia è presto detta: Vinceno Malinconico si trova suo malgrado ad assistere in diretta a un sequestro di persona. Siamo in un comune supermercato, e l’ingegnere che ha programmato il sistema video di sicurezza tiene sotto scacco un boss della camorra, responsabile dell’uccisione di suo figlio. Questa è, in sostanza, l’ossatura del romanzo. Su questa base, però, De Silva innesca le vicende personali di Vincenzo: i rapporti con la ex moglie, con la nuova fiamma, i figli, e soprattutto con la suocera, insospettabile maestra di vita. I capitoli alternano i due scenari (il supermercato e la vita privata dell’avvocato) e questa, probabilmente, è la trovata più efficace del libro. Perché l’umorismo che ha fatto la fortuna di De Silva c’è sempre, ma viene stemperato in una serie di lunghissime (e soprattutto numerosissime) digressioni, pseudocatalogazioni, riflessioni più o meno fortunate. così che la narrazione, a tratti, perde mordente. Alcune scene sono piuttosto divertenti, ma a mio parere il libro non riesce a togliersi quella patina da fiction e da umorismo fatto in casa. E’ un libro che ha tutte le caratteristiche per fare fortuna: rappresenta un uomo medio, un po’ sfigato ma per niente stupido (nel quale tutti possono riconoscersi, chi più chi meno), è ancorato alla contemporaneità, negli scenari, nei numerosi marchi di prodotti che vengono citati, nelle tematiche (la camorra, una velata critica al sistema televisivo, la famiglia), e nelle vicende amorose e familiari narrate si possono riconoscere tutti. In alcuni punti il libro mi ha fatto ridere e sorridere (cosa difficilissima, in letteratura), ma a mio parere rimane lontano dalla letteratura italiana che molti di noi vorrebbero leggere. Mia suocera beve di Diego De Silva