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Se Jane Austen fosse tra noi sarebbe una blogger e una internet dipendente

Secondo Laurel Ann Nattress, editor di una raccolta di racconti ispirati allo stile della scrittrice inglese, se Jane Austen fosse tra noi sarebbe certamente una blogger e adorerebbe passare le sue ore su twitter e su facebook, informandosi su tutto ciò che accade alla gente. Una social network addicted, dunque, bramosa di conoscere i fatti degli altri e pettegola al punto giusto: il profilo perfetto a quanto pare per rappresentare l’utenza media (e stereotipata) della galassia social network. C’è solo un problema che vorrei sottoporre a Laurel Ann Nattress, che tra le altre cose afferma essere proprio Jane Austen – «Jane Austen Made Me Do It» – la causa della sua passione sfrenata per internet, ed è un problema molto semplice: se Jane Austen fosse viva e fosse maniaca di social network non avrebbe mai scritto una riga, non ne avrebbe il tempo. Affermando questo mi rendo conto che forse da questa inutile notizia si può ricavare lo spunto di un ragionamento che potrebbe esserci utile e prezioso: quanto tempo ci rubano i social network? Quanti libri hanno già condannato alla non esistenza e quanti ne condanneranno ancora? Fortunatamente ricostruire una storia negativa della letteratura è impossibile… Via | Reuters Se Jane Austen fosse tra noi sarebbe una blogger e una internet dipendente

Twitter distoglie i ragazzi dalla lettura: sarà vero?

La sentenza è attribuita dal Telegraph Dame Stella Rimington, della giuria del Man Booker Prize, secondo la quale il tempo passato su Twitter (e ovviamente su Facebook et similia) ha come risultato una perdita dell’amore per la lettura e per la narrativa. Sarà vero? Secondo Rimington “i ragazzi stanno perdendo il piacere dei libri, perchè le comunicazioni elettroniche dominano le loro vite”. Ovvero, i ragazzi hanno più piacere a chattare, inserire status e commentare foto e frasi degli altri piuttosto che “isolarsi” a leggere un libro di narrativa. Non credo negli aut aut , né nelle idee di mezzi di comunicazioni che ne uccidono altri (la radio è viva e vegeta, nonostante le predizioni di sventura) per cui non sono neanche d’accordo con questo tipo di opinioni “assolute”. E’ vero di certo che si ha “meno tempo” per leggere, perchè si ha la possibilità di rimanere connessi al mondo, in contatto con gli altri, anche nei tempi “morti” in cui prima si stava da soli (prima di dormire, ad esempio) e che prima i ragazzi potevano dedicare alla lettura. Ma non c’era già la tv a “rosicchiare” il loro tempo? Ad essa, dirà qualcuno, ora si aggiunge il tempo “rosicchiato” dai social network. Eppure io non credo siano causa di una …

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Leggere e scrivere nel tempo dei social network: si pensa come scimmie?

Il Premio Nobel Mario Vargas Llosa ha rilasciato una lunga intervista a un settimanale uruguayano e, tra le altre cose, ha parlato anche di come si legge e si scrive nella nostra epoca dei social network. Secondo lo scrittore i giovani che in chat, su Twitter o su Facebook fanno un uso smodato di abbreviazioni, sigle e via dicendo, alla fine “pensano come scimmie”. Se scrivi così è perché parli così; se parli così è perché pensi così; e se pensi così è perché pensi come una scimmia. Questo mi sembra preoccupante. Forse le persone sono più felici se giungono a questo livello. Forse le scimmie sono più felici degli esseri umani. Non lo so […] Internet ha ucciso la grammatica, l’ha liquidata. Viviamo una sorta di barbarie sintattica. Opinione molto netta, senza dubbio, e forse un

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Internet, sempre di più una "bussola" per le nostre letture

I libri sono il quarto genere merceologico più comprato su Internet dagli italiani. Lo dice una ricerca Nextplora, secondo la quale i più acquistati on line dagli utenti del web dai 16 anni in su sono viaggi (31%) biglietti aerei e ferroviari (30%) apparecchi elettronici e informatica (25% circa) e libri (22%). Sappiamo bene che la libreria rimane, per ora, il canale di acquisto di libri preferito (65% dei lettori li acquista fra gli scaffali) e che per ora gli acquisti di libri si limitano al 10%, per ora, ma il dato mi sembra molto significativo, perchè i libri seguono a ruota tre tipi di prodotti e servizi che hanno visto un vero e proprio boom delle vendite on line. Rilevante anche il dato su come si arriva a comprare un libro sul web: ovvero, attraverso una preventiva consultazione di portali, piattaforme e-commerce, social network e blog specializzati, come sostiene la ricerca. La navigazione on line si trasforma nell’acquisto di un libro nei due terzi dei casi. E’ facile immaginare l’importanza – per editori e autori di

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