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Le sculture di libri di Edimburgo: la fine della serie

I nostri lettori più affezionati e attenti se la ricorderanno bene questa storia. Era la fine di agosto, a Edimburgo, in Scozia, si svolgeva il Book Festival e la serie misteriosa delle sculture anonime fatte di libri riprendeva all’improvviso con due nuovi tasselli. Nel frattempo sono passati quasi sei mesi e altre straordinarie opere d’arte libresche si sono aggiunte, anonime come sempre, alla lista del mistero di Edimburgo. Come ben sanno i matematici, però, ogni serie non si può dire tale se non ha una fine . Ed eccoci qui, dunque, ad assistere alla deposizione del pezzo finale – rinvenuto il 23 novembre – che, almeno nelle congetture degli inquirenti e dei curiosi avrebbe dovuto porre fine a questo mistero. Questa volta l’opera rinvenuta consisteva in due guanti e un cappello di piume , ovviamente tutto rigorosamente fatto di pagine di libri strappati e “intessuti” ad arte, con una finezza che potete constatare voi stessi nella gallery. Come al solito anche questa opera dell’anonimo genio era corredata del suo bigliettino. Su questo piccolo pezzo di carta, vergato sempre dalla stessa mano, oltre alle consuete frasi di sostegno alla cultura e alle librerie cittadine c’era l’indicazione “10/10″, da leggersi ovviamente come un classico “the end” o un più moderno, “bene, eccoci alla fine della storia”. E invece, come tutte le belle storie di intrighi e misteri questa simpatica storiella non finisce qui. Se fossimo in un episodio del tenente Colombo questo sarebbe il momento in cui Peter Falk si ferma davanti alla porta, e invece di uscire si gira verso chi sa essere il colpevole, alza la mano e dice, “ah, dimenticavo”, rilanciando la puntata. Anche qui, la stessa cosa, perché seppur risultasse chiarissimo che il cappello e i guanti fossero l’ultimo tassello della serie, il decimo su dieci, non appena rinvenuto il …

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La strana storia del manoscritto di Casanova!

Due anni e mezzo separano la riscoperta di una copia manoscritta del capolavoro di Giacomo Casanova “l’Histoire de ma vie” , dal suo arrivo alla BNF. Una distanza insignificante se paragonata all’arco di tempo durante il quale, le pagine che custodiscono le avventure del “celebre veneziano”, sono restate in terra tedesca. Nelle parole commosse di Bruno Racine , direttore della mitica Biblioteca Nazionale di Francia, si legge l’orgoglio e la consapevolezza di aver riportato agli occhi dei lettori un “pezzetto considerevole” di piacere letterario. E’ lo stesso Racine (dal cognome evocativo) a riassumere le singolari vicende che ha attraversato la preziosa opera. Ritornata negli spiriti dei protagonisti del suo recupero grazie a una telefonata dell’ambasciatore francese a Berlino del settembre 2007, che riferiva un’inaspettata informazione proveniente da una fonte misteriosa, che lo informava della messa in vendita dell’opera in questione, nonché l’intenzione del proprietario, Hubertus Brockhaus (discendente di una celebre famiglia di editori teutonici) di riservarla alla BNF. Lunghe negoziazioni tra le parti si sono rese necessarie, dato l’immane valore in gioco, e la transazione si è conclusa grazie all’intervento di un generoso mecenate anonimo che ha sborsato più di 7 milioni di euro. Si tratta indubbiamente di una delle acquisizioni più importanti per la Biblioteca Nazionale di Francia che, oltre ad averne realizzarne una versione digitale a

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