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"L’inutile e triste storia di Daniele Pini" di Giovanni Peparello

Avere meno di vent’anni, e uno sguardo già terribilmente lucido, e anche piuttosto disincantato, a dire il vero, sulla realtà, è un dono sofferto che emerge nelle poche pagine de “L’inutile e triste storia di Daniele Pini” , un lavoro che è valso al suo giovanissimo e talentuoso autore, il premio speciale università IULM , dedicato agli under 19. Ma Giovanni Peparello , che queste parole a tratti amare, eppure terribilmente consolatorie, le ha scritte di proprio pugno, resta un’ombra che non può che incuriosire. Dopo “Mattina invernale” , pubblicato nell’antologia dei dieci racconti finalisti del 2011 a cura della Università IULM, e disponibile al link , il racconto del quale vi presentiamo un estratto, è un magistrale quadretto di una mattinata qualsiasi nella vita del ventiseienne Daniele Pini. Sotto la copertina leggera, schizzata al tratto da Andrea Ralli , e appena un attimo dopo la prefazione di Lucia Rodler, ecco apparire il “racconto evanescente per 6 fermate”, una riflessione a cavallo tra il profano ed il metafisico, che non smette di tessere ed esplicitare i sottili legami che intrecciano gli istanti della vita con l’imperitura speculazione a loro sottesa. Qualcuno ha sputato in testa a Daniele Pini, accendendogli un pensiero. Daniele apre gli occhi come li aprì più di ventisei anni fa, a metà tra dolore e desiderio. Segue con lo sguardo il mondo che ha intorno, ne immagina le linee di svolgimento, così prevedibili e banali che sembrano essere state create per lui. Forse è pazzo (sicuramente non crede di esserlo) ma con quella cacatina di piccione in testa Daniele è convinto di essere al centro di un disegno divino, che un certo Essere Superiore esista e non lo faccia per scherzo. Sarà il dormiveglia che lo attira verso strani pensieri: Daniele è sicuro di riuscire a percepire la storia di quell’escremento che sta ospitando in testa. Rivede il palazzo, i suoi abitanti e se stesso. Come se stesse aspettando quel dardo, come se stesse camminando sulle orme del suo destino. Via | subway-letteratura.org “L’inutile e triste storia di Daniele Pini” di Giovanni…

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"Sud" di Andrea Paolo Massara

C’è l’assurdo sentire che il Sud sia una specie di malattia, di morbo ostile che consuma le coscienze e brucia l’iniziativa. Come una specie di “influenza” destinata non a allettare chi dovesse malauguratamente esserne colpito, ma piuttosto ad assopirne le capacità attive. Forse è proprio così, ma sarebbe un errore credere che gli abitanti del Sud siano degli sfaccendati, al contrario. Il loro tempo si consuma in un lavoro febbrile, che non riesce però ad opporsi a quel sottile ed innato fatalismo, che sembra sommergere qualsiasi tentativo di cambiamento. Il libro di Massara inizia proprio da qui, da dove comincia il Meridione, “moderna signoria”, con la sua storia di riscatto mancato, di sofferenza e di oppressione. Una terra che lotta quotidianamente contro le oggettive e pressanti difficoltà derivanti dalla mancanza di organizzazione e esprime, costantemente, un coraggio incredibile. Perché, se esiste davvero, un “pensiero propriamente del Sud Italia”, appartenente solo a quest’angolo di mondo, bisogna ammettere che non smette di fare i conti con la catastrofe imminente. […] Papà lavorava in nero, come un servo. I “signori” lo pagavano solo ogni tanto, la nonna aveva paura dell’anno 2000 e Luciano e Vittoria

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