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Sylvia Plath, la biografia scritta da Linda Wagner-Martin

Sylvia Plath , scrittrice e poetessa di Boston, moriva l’11 febbraio 1963 a Londra. Si suicidò mettendo la testa nel forno a gas della cucina, anche se stando ad alcuni critici non era sua intenzione togliersi la vita, quanto piuttosto voler chiedere aiuto. Sylvia Plath è ritenuta una delle poetesse americane più importanti di tutto il Novecento e anche il suo unico romanzo – La campana di vetro – è considerato un classico della moderna narrativa. Per conoscere meglio la vita e l’opera di questa grande scrittrice, Castelvecchi ha mandato in libreria una bellissima biografia, scritta da Linda Wagner-Martin , che già abbiamo avuto modo di apprezzare per l’accurata biografia di Ernest Hemingway . L’approccio della Wagner-Martin, docente di inglese e di letteratura comparata all’Università della North Carolina, è interessante perché pone al centro della biografia di Sylvia Plath la sua passione per la scrittura. Non è certo un caso che la prima parte dello studio sia incentrato sulla vita da scrittrice della poetessa, mentre la seconda parte affronti i temi peculiari dell’opera di Sylvia Plath. Scrive Linda Wagner-Martin: Sylvia Plath si è esercitata per tutta la vita nella sua arte. Leggeva molto perché, come spesso accade alle persone che ne vivono, amava le parole e la loro armonia. Ma prima ancora di invecchiare, la Plath aveva già imparato a intrecciare quelle parole per se stessa. La sua prima, breve poesia, fu pubblicata quando aveva solo otto anni. Da quel momento, lavorò sempre diligentemente – quasi voracemente – per capire che cosa…

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Come si suicidano gli scrittori?

Non è poi così sorprendente notare che tra gli scrittori molti sono suicidi, come diversi sono impazziti in un modo o nell’altro. Gli scrittori (e le scrittrici, ovviamente) tendono ad essere persone particolarmente sensibili, volubili, vulnerabili e iperestetici. Questo è dovuto a diverse motivazioni ma, principalmente, è dovuto al fatto che scrittrici e scrittori si nutrono della propria sensibilità per creare storie che commuovono. Spesso, poi, gli scrittori hanno bisogno di una pacca sulla spalla per andare avanti e una critica – anche piccola – può avere effetti devastanti. Si aggiunga, poi, che il suicidio ha sempre quell’aria decadente che è sempre molto apprezzata in ambito letterario e il quadro è completo. Così il salto di Virginia Woolf nel fiume Ouse con le tasche piene di sassi quel 28 marzo 1941 assume un’altra dimensione. Antonin Artaud ingerì chloral per porre fine alla sua vita; Cesare Pavese prese più di dieci bustine di sonnifero nell’Hotel Roma a Torino; Hemingway si sparò alle tempie; Stefan Zweig si uccise in Brasile insieme alla sua segretaria Carlota Altman, con la quale si…

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Approda anche in Italia la storica rivista letteraria Granta

Esce anche in Italia (edita da Rizzoli) Granta , storica rivista letteraria ideata in Inghilterra nel 1889 (la distribuivano gli studenti di Cambridge in fogli volanti ai passanti) che alla fine degli anni ‘70 ha visto l’inizio di una nuova ascesa, portando all’attenzione del grande pubblico i racconti di eclatanti esordienti come Bukowski o Carver (precedentemente aveva “lanciato” la splendida esordiente Sylvia Plath). La pubblicazione italiana (il primo numero è uscito questo mese, il secondo è atteso per settembre) arriva dopo quella spagnola (2004) e portoghese (2007) e mi sembra un ottimo segnale di fiducia

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Taccuino di letture estive: frasi che rimangono

Ecco un modo per raccontare le letture di un’estate: annotando frasi che ci hanno arpionato il cuore come àmi, come direbbe Sylvia Plath, o che ci piace ogni tanto rigirarci in bocca, e assaporarne il succo come noccioli di olive, per dirla alla Erri de Luca. E allora, condivido un po’ del mio taccuino, con le belle frasi di De Luca nel ‘Peso della farfalla’: “D’estate le stelle cadevano a briciole, ardevano in volo spegnendosi sui prati”, oppure “In ogni specie sono i solitari a tentare esperienze nuove…dietro di loro la traccia aperta si richiude”. Mi è piaciuto anche un giudizio di Harry Bosch in “Musica dura” di Connelly, ovvero “dopo aver visto il film si rese conto che quell’attrice non avrebbe saputo recitare neanche per salvarsi la vita”. E sapete che in Afghanistan c’è una curiosa espressione per dire che “si è molto stanchi”? Si dice “sbattuti come una polpetta”. Me l’ha insegnato Viaggio di Nozze a Teheran: è perchè le polpette vendute come cibo di strada vengono battute e ribattute dai venditori ambulanti. E si può essere, infine, donne ‘forti’ anche se estremamente emotive. E’ qualcosa che dice la protagonista della Parrucchiera di Kabul, e la frase mi ha colpito. E voi? Condividete con me i vostri ‘taccuini’. Taccuino di letture estive: frasi che rimangono