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Il gran rifiuto. Perché un papa si dimette

Benedetto XVI con la sua rinuncia al pontificato ha reso vivo un comma del Codice di Diritto Canonico che se ne stava lì buono buono: il secondo del canone 332 che recita: Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la sua rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti. Questa decisione di Joseph Ratzinger è al centro del bel libro del professor Roberto Rusconi , docente di storia del cristianesimo alla Terza Università di Roma, edito da Morcelliana, dal titolo emblematico Il gran rifiuto. Perché un papa si dimette . Scrive Rusconi: La decisione del papa della rinuncia a governare la Chiesa non è una novità, ed è proprio a tale argomento che sono dedicate le pagine di questo libro. Di fatto si tratta di un evento che si è verificato diverse volte nel corso della storia. Nei primi secoli, per esempio, le rinunce erano state causate in modo forzoso, a diverse riprese, nel contesto delle persecuzioni imperiali delle comunità cristiane […] Nel pieno Medioevo fu la feudalità romana a prendere il controllo del pontificato romano, e questo fu un periodo buio di asservimento, contornato da delitti. Rusconi, quindi, analizza storicamente le varie dimissioni dei pontefici nel corso della storia: Clemente I, Ponziano, Ippolito, Silverio, Celestino V sul quale, naturalmente, si sofferma con un capitolo intero per poi proseguire nell’esame di quel periodo convulso che portò ad avere papi e antipapi. Ho trovato molto interessante l’ultimo capitolo dal titolo La grande rinuncia in cui ci vengono presentati i papi a noi più vicini storicamente parlando e viene messo in risalto come anche altri pontefici abbiano avuto la “tentazione” di rinunciare: …

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Esce in Francia l’ultimo amore di Arsenio Lupin

Arsène Lupin torna a colpire a settant’anni dalla morte del suo creatore. Se Maurice Leblanc , padre del fortunato personaggio, si è spento nel lontano 1941, il suo pupillo per eccellenza promette di tornare a stupire frotte di appassionati d’oltralpe. Il 22 maggio prossimo arriverà nelle librerie francesi “Le dernier amour d’Arsène Lupin”, attesissimo scritto ancora inedito, realizzato dall’autore nell’estate del 1936. Mai reso pubblico a causa dell’attacco celebrale che colpì Leblanc mentre lavorava in vista della prossima apparizione sul giornale “L’Auto”, portandolo alla morte, il lavoro quasi ultimato, giaceva relegato a cimelio di famiglia, finché i diritti non sono stati sciolti, in corrispondenza della scadenza legale, per onorare la memoria dell’illustre antenato, e consegnare alla posterità l’ultimo capitolo della storia di Lupin. Nell’avventura pubblicata dalle éditions Balland il ladro gentiluomo per eccellenza, astutissimo ed elegantissimo mascalzone dal cuore d’oro e dal fascino assassino, se la vedrà con una fatale storia d’amore sullo sfondo della banlieue parigina. In una girandola di identità multiple, servizi segreti britannici, e tenere passioni, il nostro eroe farà di tutto per preservare un misterioso libro appartenuto al suo bisnonno, generale fedele a Napoleone. La prefazione di Florence Boespflug-Leblanc, nipote dello scrittore e creatrice del museo dedicato a Lupin (ospitato nella cittadina normanna di Etretat , sede della casa di Leblanc e teatro di uno degli episodi della saga), e la presentazione di Jacques Derouard, biografo dello scrittore nonché del suo “figlio spirituale”, ci sembrano ottimi punti

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