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"Riflessioni sul Senso della Vita" Intervista a Umberto Galimberti

Nella rubrica di Ivo Nardi “Riflessioni sul Senso della Vita” Intervista a “Umberto Galimberti” filosofo, psicoanalista e docente universitario.

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Umberto Galimberti e la mistificazione intellettuale, di Francesco Bucci

Alzi la mano chi non hai mai copiato o, per usare un neologismo, non ha mai copincollato. Copiare (e incollare) è una pratica abbastanza diffusa e, se fatta con criterio, anche accettata. Uno dei miei professori di metodologia all’università diceva che si può benissimo copiare se necessario, basta poi indicare in nota la fonte e il problema è risolto. Ovviamente bisogna anche saper copiare perché non è che si prende un testo a caso e lo si incolla nel nostro documento. Questo credevo fino a pochi giorni fa. Poi ho letto il libro di Francesco Bucci dedicato al “vizietto” (come lo definisce Emanuele Severino) di Umberto Galimberti e mi sono reso conto di appartenere alla “vecchia scuola”. Bucci, infatti, ha da poco pubblicato con Coniglio editore un libro che fin dal titolo è emblematico: Umberto Galimberti e la mistificazione intellettuale . Teoria e pratica di “copia e incolla” filosofico. Un clamoroso caso di clonazione libraria . In quest’opera di circa trecento pagine Francesco Bucci, con abbondanza di esempi e rigore nella ricerca, mostra come Umberto Galimberti (U.G. per tutto il libri) non solo ha copiato da altri (senza citareli), non solo ha copiato da se stesso (senza dirlo, facendo comparire così ogni volta il lavoro come nuovo e originale), ma ha copiato anche all’interno degli stessi libri per cui ci sono delle parti ripetute pressoché in maniera identica all’interno di uno stesso libro. Basta un solo esempio tratto dai libri di U.G. per rendersene conto. Ne Il tramonto dell’Occidente a pagina 694 si legge (il grassetto è nel testo di Bucci): L’esegesi heideggeriana è questo tentativo. Come il ta’ wil islamico essa è un ritorno promosso dalla persuasione che ciò che rimane nascosto e gelosamente custodito dallo spazio simbolico non costituisce il limite o lo scacco del linguaggio , ma il terreno fecondo su cui solamente possono fiorire e svilupparsi …

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Umberto Galimberti e la mistificazione intellettuale, di Francesco Bucci