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Victor Hugo in un nuovo adattamento cinematografico del filosofico L’Homme qui rit

“L’uomo che ride” è stato un fiasco dell’epoca, scritto in esilio e ultimato in sedici mesi, quando fu pubblicato in due tomi nell’aprile del 1869, ben pochi riuscirono a coglierne le potenzialità drammatiche ed escatologiche, e cimentarsi nella versione cinematografica (già tentata a più riprese e consolidata anche da nell’omonimo film italiano del 1966 diretto da Sergio Corbucci e ambientato nell’entourage di Lucrezia Borgia) rappresenta ancora oggi un’avventura altamente rischiosa nel quale ben pochi si sarebbero imbarcati. Uno di questi è Jean-Pierre Améris , regista francese di un certo spessore, che ha rilevato la sfida del metter in scena una delle più oscure opere di Victor Hugo , chiusura dell’edizione 2012 della Mostra di Venezia. Perché già l’intreccio del libro non è cosa da poco. In una notte di tempesta due orfanelli vengono accolti nella baracca ambulante di Ursus, vagabondo filosofeggiante che vive con un lupo addomesticato girando l’Inghilterra. Si tratta di un ragazzino dal viso sfregiato in un perenne sorriso, di nome Gwynplaine e di una neonata cieca strappata…

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Victor Hugo in un nuovo adattamento cinematografico del filosofico L’Homme qui rit

Le passioni esoteriche da Victor Hugo a André Breton, riunite in una mostra di disegni

La maggior parte dell’opinione pubblica è incline, grazie ad anni di impronte lasciate dall’educazione razionalista, a limitare gli apporti di certe “arti oscure” all’interno della produzione letteraria e poetica di alcuni grandi protagonisti della cultura moderna. Eppure le spinte provenienti dalle terre di confine dell’inconscio , le suggestioni spiritistiche e le incursioni mesmeriche furono una realtà bene presente, capace di influire sulla genesi e sullo sviluppo di autentici capolavori letterari, e non solo nell’epoca romantica. È il caso di Victor Hugo , dedito alla pratica delle “tavole parlanti” , suggerita nel settembre del 1853 dalla visita di Delphine de Girardin . Diventata in breve tempo uno dei passatempi preferiti dell’intera famiglia…

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Le passioni esoteriche da Victor Hugo a André Breton, riunite in una mostra di disegni

Le passioni esoteriche da Victor Hugo a André Breton, riunite in una mostra di disegni

La maggior parte dell’opinione pubblica è incline, grazie ad anni di impronte lasciate dall’educazione razionalista, a limitare gli apporti di certe “arti oscure” all’interno della produzione letteraria e poetica di alcuni grandi protagonisti della cultura moderna. Eppure le spinte provenienti dalle terre di confine dell’inconscio , le suggestioni spiritistiche e le incursioni mesmeriche furono una realtà bene presente, capace di influire sulla genesi e sullo sviluppo di autentici capolavori letterari, e non solo nell’epoca romantica. È il caso di Victor Hugo , dedito alla pratica delle “tavole parlanti” , suggerita nel settembre del 1853 dalla visita di Delphine de Girardin . Diventata in breve tempo uno dei passatempi preferiti dell’intera famiglia…

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Victor Hugo e il poema sulla morte di Maometto

C’è una voce che sibila come un “sottile venticello” sulla tela digitale francofona. Si tratta di una delle “curiosità da complotto” con le quali ogni navigatore con una certa esperienza, ha imparato a fare i conti già da tempo. Insomma un rumor , una notizia, assolutamente non confermata, e difficilmente confermabile in ogni caso, secondo la quale Victor Hugo , il Vate della letteratura d’oltralpe che abbiamo già evocato molte volte, si sarebbe convertito all’Islam in tarda età. Un’informazione che ha alimentato molte polemiche e costruito scenari altamente inverosimili affondando le radici in un bel poema, poco conosciuto, e realmente composto da Hugo. Parliamo de “La 9 de l’egire”, lungo testo in versi dedicato alla morte del profeta Maometto , un’opera pubblicata nel 1858 che si inserisce ne “Le légende des Siècles” , un vasto piano costruito sotto forma di raccolta poetica e destinato a descrivere i momenti chiave della storia dell’umanità, passando per la descrizione di molti personaggi storici e di figure carismatiche del passato. Un bell’insieme di versi da leggere ed apprezzare in sé, al di là delle derivazioni della cosiddetta “rumeur Cousteau”, insieme di congetture che consiste nel ricondurre di volta in volta alla religione mussulmana, personaggi celebri come Rimbaud, Goethe oppure Napoleone, che si sarebbero uniti all’Islam e il cui statuto religioso sarebbe poi stato, dopo la loro morte, occultato dagli annali della storia ufficiale, rispolverando la dedica che lo stesso Hugo, allora in esilio, fece alla Francia il 28 settembre 1859, in occasione dell’apparizione a Bruxelles della prima serie in

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