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Ludwig di David Albahari

Si viene assorbiti totalmente dalle pagine di Ludwig , testo di David Albahari, scrittore serbo tra i più apprezzati, edito recentemente da Zandonai . Il soliloquio dell’anonimo protagonista si basa tutto sul confronto-scontro tra lui e Ludwig, scrittore di best-seller ormai senza più idee ma sempre venerato da molti. La penna di Albahari riesce a vergare pagine intense in cui esplode tutta la solitudine e la rabbia del narratore per il suo ruolo subalterno nei confronti di Ludwig, narratore che, quasi come ultimo sberleffo, non ha nemmeno un nome, lui che è più bravo di Ludwig a scrivere ma che non ha mai avuto il suo successo: “La tazza del gabinetto è la misura massima della solitudine che può cogliere all’improvviso una persone. Non c’è nulla di più solitario e doloroso del chinarsi sulla tazza del water e confrontarsi con la placida superficie dell’acqua sul fondo, soprattutto quando per la terza volta in breve tempo lo stomaco si sforza di espellere qualcosa, pur non avendo più niente dentro. Questo è ciò che fa Ludwig; se non può prendervi niente, vi prenderà quel niente, semplice”. Durante la lettura è utile, a mio avviso, invertire il punto di vista: leggere quanto dice la voce narrante, ma provare a vedere la

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Minotauro di Péter Nádas

Le Edizioni Zandonai – che hanno ricevuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali la menzione speciale del Premio nazionale per la Traduzione edizione 2009 come editore italiano che contribuisce alla diffusione della cultura straniera nel nostro Paese – torna in libreria con una interessantissima raccolta di racconti: Minotauro di Péter Nádas. Due sono gli elementi, a mio avviso, che fanno della lettura dei testi di Nádas (tra i più importanti e apprezzati scrittori ungheresi contemporanei) una esperienza veramente unica. Il primo è esterno , per così dire, ed è costituito dalla copertina (del resto Zandonai ci ha abituati a splendide copertine): una foto di Korana Šegetalo-Delić – dall’emblematico titolo The Cure for Boredom Is Curiosity – ci mostra gli occhi azzurri di un bimbo che, curiosi, guardano fuori. È un invito a leggere i racconti non solo con gli occhi di un bambino ma anche con la necessaria curiosità e disponibilità a lasciarsi condurre in una narrazione che racconta di luoghi e situazioni a volte, forse, lontani dalla nostra cultura. L’altro elemento è dato dallo stile di scrittura di Péter Nádas: fedele al titolo – Minotauro – i racconti hanno il sapore del labirinto e, come spirali, diventano sempre più inestricabili, quasi claustrofobici. Per rendersene conto basta leggere il racconto Via – il …

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