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Dieci motivi per non leggere

Sì, avete letto bene. Proprio per NON leggere. Basta con i piagnistei delle case editrici, le pubblicità con le copertine dei libri sui bus, basta con le prescrizioni degli insegnanti che ci rovinano le vacanze. I buoni motivi per non leggere sono tanti, e proprio noi lettori Doc ne abbiamo parecchi in mente, anche se magari non ne siamo consapevoli. Non leggete: 1) Risparmierete soldi. Un libro costa dai 10 ai 20 euro. Chiamate un amico/a, fatevi una pizza. Magari riderete di più (certo, dipende dal libro, alcuni sono anche più divertenti della vostra solita comitiva). E soprattutto eviterete di sprecare soldi. Una magliettina con etichetta potete ridarla indietro, un libro brutto comprato per sbaglio no (si, ok, per una volta potete farlo, ma cosa ne pensa il libraio se tornate a farlo più di una volta al mese? Nelle grandi catene si segnano il vostro nome dalla prima volta che lo fate, vi assicuro) 2) Non leggete perchè leggendo vi succedono cose strane, vi si sveglia il cervello e il cuore. Iniziate a notare dettagli fastidiosi in chi vi circonda, non riuscite a godervi le trasmissioni che girano mediamente in tv nel nostro Paese, inizierete a soffrire di più, come se vi voste iniettati massicce dosi di empatia nei confronti degli altri. Non si vive bene, così. 3) Risparmierete tempo. Il tempo necessario per leggere un libro. E se lo comprate on line? Approfittate per leggere l’oroscopo, che ne so, o per scrivere una frase carina su Facebook al tizio/a che vi interessa, che vi ha illuso chiedendovi l’amicizia ma non siete mai riusciti a salutare dal vivo. 4) Avrete più spazi liberi e meno disordine nella vostra camera. 5) Migliorete la vostra cultura musicale/cinematografica (se al posto del libro comprate un cd/dvd) il vostro aspetto (investite su abbigliamento e trucco) o la vostra forma fisica (quattro libri circa vi regalano l’iscrizione da sempre rimandata alla palestra). 6)Non leggete, soprattutto ebook, …

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Dieci motivi per non leggere

Piccole anime, di Matilde Serao

Trovo sempre interessanti le iniziative delle case editrici che recuperano il nostro passato letterario. Non per una forma di nostalgia o per una sorta di disprezzo dell’attuale panorama editoriale italiano, ma perché sono fermamente convinto che una casa senza fondamenta non sta in piedi. Ben venga, allora, l’iniziativa della Albus Edizioni che nella collana Classica – dedicata ai capolavori del “passato”, che poi sono quelli di sempre – pubblica la raccolta di racconti Piccole anime di Matilde Serao (1856-1927). Piccole anime è un testo del 1883 e, come scrive la Serao stessa, è un libro scritto pei grandi, parla sempre di bimbi, nelle sue storielle. Sono bimbi veri: non li ho sognati, mi apparvero nella loro realtà. Vissero meco un anno, un minuto, un giorno, un’ora, faccine smunte o guance colorite, corpicciuoli scarni o pienotti, vestitini di raso o straccetti per cui si vedeva la pelle – ed erano creature volta a volte ingenue e pensierose, fantastiche e brutali, dolci e acri. Si tratta di dieci racconti che hanno per protagonisti i bimbi veri. La scelta del soggetto viene spiegata dalla Serao nell’introduzione: parole scritte oltre un secolo fa, ma che sono fortemente attuali: … questo bimbo moderno, nato da gente inquieta e convulsa, cresciuto spesso in un ambiente di nervosità irritante o di languida malinconia, che vede troppe cose, che assiste troppo alle piccole catastrofi familiari che impara troppe cose, questo bimbo ha ora acquistato una sensibilità precoce, una intuizione troppo rapida. Talvolta — e sempre senz’averne coscienza — un bimbo è cosi sottilmente scettico che ci sgomenta, noi che avemmo un’infanzia molto più grossolana, molto più animalesca, ma molto più allegra. Il bimbo moderno legge troppi libri illustrati ed ha per mano troppi giornali. Quando suo padre parla tranquillamente di suicidio, quando suo zio si burla della religione, egli tende l’orecchio. Così…

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Radiazione, di Stefano Jorio

Radiazione , romanzo d’ersordio di Stefano Jorio, appena uscito per minimum fax, nell’attuale panorama della letteratura è un libro insolito perché riesce a combinare una trama, che allude al thriller con qualche tinta noir, a una buona qualità della scrittura. La trama è semplice e complessa allo stesso tempo: il protagonista della storia è un trentenne che ha vinto il concorso a un ministero – senza raccomandazione, aggiungiamo, in un luogo dove la raccomandazione è quasi d’obbligo – e si ritrova a lavorare in uno strano ufficio situato in un sottoscala (di kafkiana memoria): il SOpA, che sta per servizio opere d’arte. La sua vita potrebbe andare avanti con una certa tranquillità, se non fosse per l’inquietudine che si porta dietro, che nella storia, a mio modo di vedere, si traduce con un moderno vagabondaggio: è vero che ha un lavoro al ministero, ma è vero pure che lo stipendio è quello che è, e a Roma gli affitti sono quello che sono; può permettersi, insomma, solo di affittare stanze o, al limite, farsi ospitare su un divano. Potrebbe andare avanti così, senza sobbalzi, senza sorprese, se non fosse perseguitato dall’amore perduto per Wiebke e, soprattutto, se non lavorasse dove lavora. Il SOpA, e lo scoprirà presto, non è altro che un covo di pazzi, dove interessi personali vanno a braccetto con uno strano (ma per niente insolito) connubio tra politica e religione, ovvero il Vaticano. La situazione comincia a prendere una brutta piega appena si viene a sapere che è sparito un’opera del futurista Funi (e non sarà l’unica, naturalmente), un’opera che doveva …

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Riviste letterarie. L’Accalappiacani: un collage delle lettere dei lettori, un ritratto dell’Italia

I tg effettuano spesso collegamenti in diretta da postazioni volanti per la strada. Nonostante gli sforzi di «stringere» l’immagine sui corrispondenti, una folla saltella alle loro spalle ridendo, chiamando la mamma al telefonino, facendo ciao con la manina. Possibile che la Rai non riesca a trovare luoghi più adatti, se proprio deve trasmettere all’aperto? Domenico G., Napoli Basta. Certe riviste letterarie sono proprio ‘avanti’. Come l’ Accalappiacani , che già avevamo segnalato tempo fa. Un settemestrale edito da DeriveApprodi che parla di ‘letteratura comparata al nulla’. Nell’ultimo numero, cosa ci vado a trovare? Un collage di lettere di lettori apparse nel 2009 sulle più disparate testate italiane. Il ritaglio del

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