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Amara Lakhous si racconta. Domani sarà a "Più libri, più liberi"

Autore di “Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio” Amara Lakhous è uno scrittore algerino che ha scelto l’italiano come lingua per i suoi romanzi. E’ arrivato a Roma nel 1995 perché “ stanco di aspettare il mio assassino”, lasciandosi alle spalle un Paese martoriato dalla guerra civile e dagli attentati terroristici. Oggi Lakhous vive a Torino, dove sta preparando la sua ultima fatica letteraria, dopo avere trascorso più di 15 anni nella capitale. E proprio a Roma, in occasione della fiera della piccola e media editoria di Roma, “Più libri, più liberi” , presenterà Un pirata piccolo piccolo , pubblicato da e/o a giugno scorso, ma partorito nel 1993. E’ la storia di Hassinu, una specie di precursore del movimento delle primavere arabe, un quarantenne in crisi, con la particolarità di essere nato il 29 febbraio e quindi di compiere gli anni solo in quelli bisestili. Allora Lakhous, il titolo del romanzo che presenterà domani ha dei chiari rimandi a due capolavori italiani, Un borghese piccolo piccolo di Monicelli e l’omonimo libro di Cerami. Il paragone è voluto? In parte sì, perché amo molto il cinema e la letteratura dell’Italia, ma in realtà ho scritto il romanzo due anni prima di vedere il film e leggere il libro di Cerami. In arabo il titolo è La cimice e il pirata , ma ho dovuto cambiarlo per non confondere il lettore. Nella mia lingua d’origine cimice ha un solo significato ma in italiano indica, oltre all’insetto, lo strumento per spiare. E poi mi …

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Anteprima booksblog: Quasi quasi mi innamoro, di Anna Mittone Da oggi in libreria

Il primo romanzo di Anna Mittone, Quasi quasi mi innamoro, è stato la mia rivelazione dell’estate. L’ho portato al mare, un po’ scettica, perché quando ci si porta il lavoro in vacanza è sempre un rischio. Ho cominciato a sfogliarlo con diffidenza, pronta a rimandarlo agli ultimi giorni e a rimpiazzarlo con uno dei libri di riserva stipati nello zaino. E invece, nonostante il formato poco adatto a spiagge e scogli (l’ho letto in bozze, quindi in fogli A4 rilegati con i classici anelli in plastica), è diventato il mio inseparabile compagno tra un bagno e l’altro. Consolata Bogetto ha trentasette anni, una madre che l’assilla, un padre assente e una sorella maggiore sposata con un “balengo”. Attraversa la sua esistenza con circospezione, così come quando cammina per strada e teme di cadere per via delle caviglie fragili. Un lavoro da commessa in una nota catena di librerie e, soprattutto, una storia finita male alle spalle completano il quadro. E allora lei, in una domenica piovosa, sprofondata in poltrona a casa dei suoi per il solito pranzo domenicale decide di innamorarsi. E lo fa sfogliando le pagine di Donna Moderna e incrociando lo sguardo da cucciolo ferito di Morgan . Sì, proprio lui, il cantante dei Blu Vertigo, il giudice di X Factor, l’ex marito di Asia Argento. Così tra amici che tentano di farla rinsavire, drammi familiari e giornate più o meno uguali di un inverno torinese, Consolata si perde nelle sue fantasie e vive un’esistenza parallela in cui lei e quello che ha deciso essere l’uomo della sua vita hanno incontri romantici su treni o boeing a seconda dello scenario prescelto. Finché la temuta realtà non giungerà a rispedirla con il sedere a terra, ma senza sbarrare la porta a un finale inatteso. Con una scrittura frizzante, scorrevole e molto “giovane” (punteggiatura ridotta all’osso, frasi brevi e linguaggio colloquiale), infarcita di citazioni letterarie e di costume, Quasi quasi mi innamoro si lascia divorare e una volta chiuso lascia una certa nostalgia e una voglia pazzesca di chiamare al telefono …

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