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Kurt Vonnegut e la forma delle storie

Che Kurt Vonnegut fosse un gran geniaccio non c’è alcun dubbio, anche perché gli unici che ne dubitano sono dei bacchettoni baciapile americani, che ancora cercano di vietare i suoi libri nelle biblioteche scolastiche. A provarlo ulteriormente è una teoria che Vonnegut partorì scrivendo una tesi di laurea che propose all’Università di Chicago e che si fonda sulla certezza che ogni narrazione può essere disegnata schematicamente. A citare questa idea e a pubblicare alcuni dei geniali schizzi di cartesiani del genio di Indianapolis è il sito Personal Report, segnalatomi da un caro amico manto-catalano, anima della social-life del Festivaletteratura. Gli schemi disegnati da Vonnegut, da sempre dotato di un ottimo spirito matematico, mettono in relazione il tempo della storia con l’andamento della fortuna del protagonista, dando risultati veramente interessanti. Si parte dal semplice dallo schema della fiaba, riassunta attraverso una curva sinusoidale a tendenza positiva, e si arriva ai miti della creazione – una sorta di diagramma a scala verso l’assoluto positivo. Ma gli esempi più geniali sono a mio parere due, quello relativo alla Metamorfosi di Kafka, una curva che dalla sfiga porta alla sfiga assoluta e quello della mitologia cristiana, che, molto simile ai miti della creazione, dopo aver raggiunto un certo grado di fortuna, crolla nella sfiga grazie alla merenda a base di mele di Eva. Qui di seguito trovate gli schemi, sono sicuro che li riconoscerete al volo. Via | PersonalReport Il grande scrittore americano, in una tesi di antropologia che l’università di Chicago respinse, propose una interessante teoria sulla significanza degli schemi dei racconti nelle civiltà. Kurt Vonnegut e la forma delle storie

Libri da regalare a Natale: Baci da 100 dollari di Kurt Vonnegut

Devo confessare che quando lessi dell’uscita di questa raccolta postuma di racconti – pubblicata recentemente da ISBN editore – che Kurt Vonnegut scrisse negli anni 50 per delle riviste femminili pensai immediatamente a quanto sia cinicamente ripetitiva la macchina editoriale, sempre pronta a saccheggiare le produzioni dei grandi autori dopo la loro morte. Nutrivo insomma, come mi capita sempre in casi come questi, una grande predisposizione alla critica. Se a un libro su cui nutri grandi perplessità pregiudiziali dai una possibilità per stupirti gliela concedi a tempo, in questo caso giusto il tempo di un racconto, intitolato Jenny e dedicato alla bizzarra storia di un venditore di frigoriferi. Inutile dire, a questo punto, che quel racconto non solo bastò abbondantemente per farmi ricredere completamente, ma mi fece arrivare di filato fino a quasi metà della raccolta. È proprio vero, Kurt Vonnegut è un campione della narrazione e proprio in un occasione come questa lo dimostra una volta per sempre. Racconti come Jenny, Ruth e La mano sull’acceleratore, come anche altri di questa superba raccolta, sono da incastonare nella lunga, ma finita, collana dei grandi racconti

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