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Lucchetti sì o lucchetti no? Federico Moccia contestato a Ponte Mllvio

A Ponte Milvio, come in tutta Roma, la Storia ci fa merenda ogni giorno da secoli. È proprio nelle vicinanze di Ponte Milvio, per esempio, che Costantino, secondo una storiella molto cara alla Chiesa, nel 312 d.C. ebbe la visione di una croce che gli preannunciava una facile vittoria se avesse combattuto con le insegne cristiane. Eppure se si chiedesse agli adolescenti italiani qualche delucidazione storica sul ponte, nessuno penserà mai a questa assurda storiella della visione e tutti (o quasi) risponderebbero citando un’altra storiella, quella inventata da Federico Moccia. Quella di Moccia e dei suoi lucchetti sarà di certo una storiella molto più banale e insignificante di quella dell’Imperatore che condannò i poteri europei al giogo della Chiesa per dei secoli, eppure anch’essa ha avuto importanti ripercussioni sul mondo. Una per tutte: il peso dell’immensa mole dei lucchetti che gli adolescenti romani attaccavano ai lampioni – scimmiottando la scena del libro di Moccia – qualche anno fa li fece crollare, obbligando i Comune a costruire delle colonne capaci di reggere il peso di tutto quell’amore. Ma torniamo alla cronaca. Ieri a Ponte Milvio Moccia in persona era stato convocato da Alemanno . Il sindaco voleva chiedere consiglio direttamente a lui per capire come gestire la cosa, visto che l’amore degli adolescenti romani iniziava a pesare un po’ troppo. Bene, la notizia è che…

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Lucchetti sì o lucchetti no? Federico Moccia contestato a Ponte Mllvio

Intervista Federico Moccia: “Mi piacerebbe lanciare un’idea simile a quella dei lucchetti”

L’ultimo suo libro è L’uomo che non voleva amare (Rizzoli) e racconta di un uomo, Tancredi, ricchissimo e molto affascinante, ma incapace di amare per via di una ferita che si porta dentro. L’incontro con una donna – Sofia –, il colpo di fulmine, la musica malinconica del pianoforte che accompagna tutta la storia rendono questo libro di Moccia diverso dagli altri finora pubblicati. Si parla di uomini adulti e non più di ragazzini: questo ci ha dato lo spunto per porre la prima domanda a Federico Moccia, che incontriamo durante la presentazione di questo suo romanzo sulla nave Splendour of the Seas di Royal Caribbean. Come costruisce psicologicamente un personaggio? Prendendo spunto da quello che vedo anche negli incontri, immaginando che l’aspetto di una donna o di un uomo che mi ascoltano – o che stanno facendo altre cose come te o altri – catturano la mia attenzione per delle caratteristiche fisiche, una fisionomia che magari mi rimane impressa. Su questi dati scavo e indago, mi costruisco un personaggio e, successivamente, ci lavoro a lungo, anche se poi non ci sono nel libro. Si tratta di elementi che mi servono per conoscere di più il personaggio stesso. Più ci lavoro, più mi aiuta mentre scrivo perché viene fuori un carattere perfettamente definito che si muove e risponde per conto suo, quasi fosse …

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Intervista Federico Moccia: “Mi piacerebbe lanciare un’idea simile a quella dei lucchetti”