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Quando gli autori si fanno le recensioni (belle) da soli: storia di RJ Ellory

Cosa c’è nella storia di un autore famoso? Tanta fatica e impegno, almeno nella maggior parte dei casi, e poi le buone recensioni che aiutano sempre, ovvio; recensioni che nell’era di internet però non sempre sono attendibili. Come nel caso del britannico RJ Ellory , vincitore di ben 4 premi letterari nel genere crime in Francia e di uno negli Stati Uniti, e autore di Un semplice atto di violenza , Vendetta , e La voce degli angeli pubblicati in Italia da Giano . Cosa è successo? Ieri Ellory ha chiesto pubblicamente scusa e ha confessato di aver scritto entusiastiche recensioni ai suoi libri sotto falsa identità. La storia è semplice: Ellory andava sui siti come Amazon e con vari pseudonimi si lanciava in commenti sempre più che positivi sulle sue opere, questo con la scusa di alimentare il passaparola virtuale e fare salire le proprie quotazioni. Non contento, procedeva poi a stroncare i libri dei suoi avversari e qualche volta firmava con il suo vero nome, Roger. Quando poi il Daily Mail gli ha chiesto chiarimenti, ha ammesso subito le sue responsabilità e il risultato è che oggi non si parla d’altro nelle pagine di cultura dei giornali di mezzo mondo. Purché se ne parli insomma: come minimo ora i suoi libri sono ancora più famosi e chi come me, non li ha già letti, potrebbe essere incuriosito a dare almeno un’occhiatina! Che ne pensate, adesso la merita una -vera- recensione? Foto | Crimezine Quando gli autori si fanno

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I premi letterari influenzano le vostre scelte di lettura?

“L’Italia e’ un paese anomalo che ha il maggior numero di telefonini, suv e premi letterari del mondo. Ce ne sono troppi”. A dirlo è, in una bella intervista all’Adnkronos, Cinzia Tani, giornalista e scrittrice, autrice del saggio Premiopoli. Un indice ragionato dei premi letterari (Mondadori ed.). Tani ha commentato così la decisione di John Le Carrè di rifiutare il Booker Prize “anche se – ha aggiunto – solo chi e’ famoso e vende molti libri si puo’ permettere di rinunciare ai premi”. La ragione per cui in Italia uno scrittore non può permettersi di rifiutare un premio sta però, secondo Tani, nel fatto che nel nostro Paese è difficilissimo promuovere un libro. E quindi via

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