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Sessioni d’amore, una storia di emancipazione

Tra una manciata di giorni uscirà nei cinema italiani il film The Sessions, premiato al Sundance Film Festival 2012; la storia è ispirata al libro omonimo Sessioni d’amore , che ha anticipato il film di qualche settimana (è uscito per Corbaccio a inizio mese, titolo originale “An Intimate Life: Sex, Love, and My Journey as a Surrogate Partner”) e narra una storia vera: la relazione tra Cheryl Cohen-Greene (tecnicamente di professione “ surrogate-partner ) e il malato di poliomelite Mark O’Brien, assistito da lei nella veste curiosa di consulente sessuale. Una vicenda tenera e toccante, in cui si vede un uomo di cultura e profonda sensibilità (di professione poeta e giornalista) che per tutta la vita ha suo malgrado dovuto -o voluto- evitare la sfera sessuale; ed ecco che arriva lei, a spiegargli il perchè e il percome, con profonda empatia e gentilezza. Al quadro si aggiunge la stupenda figura di un prete sui generis, che accoglie le confessioni più intime di O’Brien e in un certo modo, lo incoraggia addirittura, mostrando un aspetto della Chiesa finalmente contemporaneo. La Cohen-Greene, nei suoi quasi 40 anni di carriera, di casi ne ha avuti parecchi e il libro li racconta partendo da un epoca assai più rigida e puritana di quella attuale; quegli anni ‘70 dell’America post-boom che giudicavano male il sesso e il piacere soprattutto nelle donne, ed è sicuramente arduo immaginare cosa dev’essere stato per una donna fare un lavoro simile (lavoro che per la precisione prevedeva un iter base di 6 incontri/sessioni). Ci piace molto questa storia di emancipazione e fondamentalmente di esperienza dell’ascolto autentico, se dovessimo riassumerla in una frase, sarebbe perfetta quella rilasciata dall’autrice in questo articolo :” (le sessioni) non servono per curare o aggiustare, in realtà si tratta solo di dare delle alternative “. Sessioni d'amore, una storia di emancipazione