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Ricordando l’11 settembre 2001 con una poesia di Wisława Szymborska

Ricorre oggi l’anniversario dell’ attacco alle Torri gemelle: quell’ 11 settembre ha veramente cambiato il mondo, però, a quanto sembra, gli uomini sono restii a comprendere quanto la storia ha da insegnare e si danno da fare perché la guerra sia sempre una realtà. Gli attacchi terroristici vanno condannati, da qualunque parte vengano. Ma non è con la guerra che si risolvono i problemi. Anzi, si peggiorano. Ci si dimentica sempre delle persone, di quanti poi ne faranno le spese: danni collaterali, si dice. Come se la vita umana fosse un nulla. Alle vittime dell’11 settembre, ma anche alle vittime di tutte le guerre, a prescindere dal colore delle stesse, va il nostro pensiero, che si traduce in poesia, prendendo in prestito le parole di Wisława Szymborska che nella poesia Fotografia dell’11 settembre descrive quello che secondo lei è successo. Fotografia dell’11 settembre Sono saltati giù dai piani in fiamme – uno, due, ancora qualcuno sopra, sotto. La fotografia li ha fissati vivi, e ora li conserva sopra

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Al mio cuore, di domenica. Una poesia di Wisława Szymborska

È Wisława Szymborska (1923-2012), Premio Nobel per la letteratura nel 1996, a farci compagnia in questa domenica con la sua poesia dal titolo Al mio cuore, di domenica tratta dalla raccolta La gioia di scrivere. Tutte le poesie (1945-2009) , pubblicata da Adelphi. La domenica è il giorno in cui la quotidianità assume un ritmo diverso che permette di riposarsi, di incontrare amici e persone a cui si vuole bene, di rilassarsi nel senso più ampio del termine. In questo cambiamento di ritmi ce n’è uno che rimane uguale: è quello del cuore che continua a lavorare con il solito viavai prefestivo, per usare le parole di Wisława Szymborska.

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Buon San Valentino con una poesia di Wisława Szymborska

Alle amiche e agli amici di Booksblog mille auguri di buona festa degli innamorati . Bene o male tutti siamo stati innamorati una volta. E se oggi festeggiamo il patrono di coloro che si amano, possiamo anche allargare lo sguardo e dire che noi siamo perennemente innamorati, dei libri e della lettura almeno! I nostri auguri si traformano in poesia con i versi di Wisława Szymborska , Premio Nobel per la letteratura che ci lasciava poco più di un anno fa. Amore a prima vista Sono entrambi convinti che un sentimento improvviso li unì. È bella una tale certezza ma l’incertezza è più bella. Non conoscendosi, credono che non sia mai successo nulla fra loro. Ma che ne pensno le strade, le scale, i corridoi dove da tempo potevano incrociarsi? Vorrei chiedere loro se non ricordano un volta un faccia a faccia in qualche porta girevole? uno “scusi” nella ressa? un “ha sbagliato numero” nella cornetta? – ma conosco la risposta. No, non ricordano. Li stupirebbe molto sapere che già da parecchio tempo il caso giocava con loro. Non ancora pronto del tutto a mutarsi per loro in destino, li avvicinava, li allontanava, gli tagliava la strada e soffocando una risata con un salto si scansava. Vi furono segni, segnali, che importa se indecifrabili. Forse tre anni fa o lo scorso martedì una fogliolina volò via da una spalla a un’altra? Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto. Chissà, forse già la palla tra i cespugli dell’infanzia? Vi furono maniglie e campanelli su cui anzitempo un tocco si posava su un tocco. Valigie accostate nel

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Buon San Valentino con una poesia di Wisława Szymborska

Un addio in rima a Wislawa Szymborska

Non è la prima volta che vi parlo di una delle mie poetesse preferite, l’autrice polacca Wislawa Szymborska, premio Nobel nel 1996 e morta ieri a 88 anni nella sua casa di Cracovia. Ne ho parlato per l’incanto del suo Taccuino d’amore , sempre sul mio comodino, citando una sua splendida poesia dedicata alla domenica . Vogliamo ricordarla con una sua poesia. Che non parla di addii, no, ma celebra quel che ha dato linfa alla sua vita – la “poesia” come “potere di perpetuare./La vendetta di una mano mortale”. Di seguito, la sua Gioia di scrivere , tratta dalla raccolta Adelphi di tutte le sue poesie (1945-2009). La gioia di scrivere Dove corre questa cerva scritta in un bosco scritto? Ad abbeverarsi a un’acqua scritta che riflette il suo musetto come carta carbone? Perché alza la testa, sente forte qualcosa? Poggiata su esili zampe prese in prestito dalla verità, da sotto le mie dita rizza le orecchie. Silenzio – anche questa parola fruscia sulla carta e scosta i rami generati dalla parola “bosco”. Sopra il foglio bianco si preparano al balzo lettere che possono mettersi male, un assedio di frasi che non lasceranno scampo. In una goccia d’inchiostro c’è una buona scorta di cacciatori con l’occhio al mirino, pronti a correr giù per la ripida penna, a circondare la cerva, a puntare. Dimenticano che la vita non è qui. Altre leggi, nero su bianco, vigono qui. Un batter d’occhio durerà quanto dico io, si lascerà dividere in piccole eternità piene di pallottole fermate in volo. Non una cosa avverrà qui se non voglio. Senza il mio assenso non cadrà foglia, né si piegherà stelo sotto il punto

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