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Aziyadé di Pierre Loti, un classico d’avventura e d’amore finalmente in versione italiana

Pierre Loti è una vecchia conoscenza , di quelle che si ricordano con il piacere immutabile delle amicizie d’infanzia. La sua storia sa di serraglio di acqua di rosa e di sandalo, ma anche d’arancia e di miele, di giorni bruciati dal sole e di notti salate di passione, cullate dalle onde del Bosforo . Vi si susseguono senza ordine predefinito, estratti di note e lettere di un tenente della marina inglese entrato al servizio della Turchia il 10 maggio 1876 e poi… I suoi carteggi destinati alla morigerata sorella e all’amico Plumkett, sono concentrati venati di tristezza e di maturità, interrotti da effluvi orientali e dai brevi riposi che solo l’amore concede. Giunto su una corvetta di sua Maestà britannica, trasformato dalla passione locale e dal destino in Arif Efendi e trinceratosi, dopo un sensuale passaggio a Salonicco, prima nella zona europea di Pera e poi in una casetta turca isolata e ricoperta di sete e tappeti nel santo quartiere di Eyüp, il protagonista sfiorerà l’essenza di Costantinopoli, nuotando nelle sue vie a larghe bracciate e fondendosi con i suoi abitanti, fino al limite del tragico. E così, stabilitosi poco lontano dal Corno d’Oro , in un luogo di cimiteri infestato da strani briganti notturni in cui tutto è Eski , antico secondo una parola locale usata con venerazione e i djinn (i geni) vegliano sulle soglie delle case, attenderà ascoltando fucilate alla luna sanguinante di un rosso irreale, accompagnate da un coro di preghiere supplicanti per impedire che il povero satellite venga divorato dal dragone dell’eclisse, in un mondo che…

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I manoscritti bruciati di Timbuctù: "Crimine culturale" contro antiche testimonianze della cultura locale

Riuniti nel Tombouctou Manuscript Project , una parte degli antichi manoscritti della mitica città maliana di Timbuctù (patrimonio dell’UNESCO dal 1990), sembrava essere al sicuro. Protetti dalla suddetta missione di collaborazione tra Mali e Sud Africa lanciata ufficialmente nel 2003, e rafforzata dalla costruzione di una nuova biblioteca-archivio, inaugurata nel gennaio 2009, i tomi centenari che erano stati inseriti in un progetto dell’Università di Città del Capo (UCT) , avrebbero dovuto servire alla formazione di giovani ricercatori e costituivano un materiale prezioso per lo studio degli aspetti legati alla scrittura e alla lettura del passato. Ma le notizie del sito dell’iniziativa si arrestano drasticamente al 15 ottobre 2012, data del seminario “Manuscript Culture in the Niger Bend”. Una frattura non naturale che corrisponde con l’aggravarsi della situazione sul territorio. L’occupazione dei ribelli islamisti, conclusasi in questi giorni con l’arrivo delle truppe dell’esercito regolare maliano supportate da quelle francesi, ha lasciato dietro di se un triste tappeto di reperti semi bruciati . E se alcuni libri sono stati portati in salvo prima della presa della città da parte dei ribelli nell’aprile scorso, inestimabili manoscritti antichi dell’ Ahmed Baba Centre for Documentation and Research , sono stati dati alle fiamme. Un numero ancora non precisato, che oscilla tra le 60.000 e i 100.000 opere custoditi nel centro, sono state irrimediabilmente saccheggiate in quello che il sindaco di Timbuctù Halley Ousmane , rifugiato nella capitale Bamako per lunghi mesi, non ha esitato a definire come “un autentico crimine culturale” , perpetuato ai danni della memoria di un territorio a tratti oscurato dal velo della leggenda: Si invoca spesso Timbuctù come il simbolo del luogo più perduto della terra, per indicare un’attrazione misteriosa ed esotica che non si raggiungerà mai. Nonostante ciò si tratta di una città ben reale, dotata di una storia e di un&#…

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Pola Kinski e il libro che distrugge un mito del cinema tedesco

C’é un libro che sta facendo tremare uno dei grandi miti dello spettacolo in Germania. Si tratta della pubblicazione delle memorie di Pola Kinski , figlia di Klaus Kinski , una delle vedette del Nuovo Cinema tedesco degli anni ‘60 e ‘70. Il testo, pubblicato a vent’anni di distanza dalla morte del celebre attore dagli occhi di ghiaccio, getta una nuova ombra oscura sulla sua personalità. Oltre i lustrini del palcoscenico e la reputazione guadagnata sul grande schermo in ruoli da istrionico caratterista dall’espressione luciferina, con annessi cammei in grandi classici come “Per qualche dollaro in più” di Sergio Leone, l’interprete-feticcio dei film di Werner Herzog , avrebbe accumulato il disprezzo delle due figlie. Un disagio cresciuto nel tempo e raccontato da Pola in “Kindermund” , (letteralmente bocca di bimbo che traslato rimanda alle verità raccontate dall’innocenza dell’infanzia), che accusa il padre di aver abusato di lei per lunghi anni, mettendola al centro di una morbosa attenzione confermata anche dalla sorellastra Nastassja , i cui ricordi rimandano ad un uomo tirannico e terrificante, evocato anche nell’estratto dell’articolo di Le Monde: Pola Kinski dichiara di aver scritto il suo libro in risposta al culto odierno che gira intorno alla figura di suo padre, presentato come un attore geniale. “Non ne potevo più di ascoltare – Tuo padre! Un genio! L’ho sempre amato!” – Quando pensa a lui dice di provare disgusto e un sentimento di vuoto. Nell’immagine bambola con un cartello ‘Ti prego Klaus non ferirmi ancora’ posata dall’artista berlinese Uschi Leonhardt accanto alla stella dell’attore tedesco Klaus Kinski. Berlino 18 gennaio 2013. AFP PHOTO / MAURIZIO GAMBARINI /GERMANY OUT (Photo credit should read MAURIZIO GAMBARINI/AFP/Getty Images) Via | lemonde.fr/culture Pola Kinski e il libro

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Virgin Francia, serie minacce di chiusura per la catena di megastore culturali

Virgin Francia sarebbe pronta ad abbandonare la sua forma attuale e il migliaio di persone impiegate sul territorio. Ormai é quasi fatta, sarà infatti depositato nella giornata di oggi il bilancio, operazione con la quale, dopo un periodo di trattative passato per l’incontro con il Ministre de la Culture Aurélie Filippetti e culminato in un Comitato straordinario d’impresa di questo inizio settimana, la direzione apre ufficialmente l’istanza di fallimento che metterà in stop i pagamenti arginando un debito che é già arrivato all’impressionante cifra di 22 milioni di euro (dei quali otto corrisponderebbero all’affitto del locale-faro della marca, quello che ospita l’ammiraglia degli Champs-Elysees). E le domande che si fanno un po’ tutti girano proprio intorno a quest’emorragia e al perché non si sia agito prima, dato che la concorrenza della vendita web e i nomi di Amazon e Apple , invocati dalla società d’investimento Butler Capital Partners che detiene la Virgin dal 2008, non bastano a giustificare lo stato attuale della situazione. Sull’insegna originariamente avviata dal miliardario britannico e presidente del gruppo Richard Branson, la cui costola d’oltralpe é stata acquistata nel 2001 dal gruppo francese Lagardere per poi passare al sopracitato Butler Capital Partners, pesano forti sospetti di cattiva gestione e della mancanza dei necessari investimenti. Ragioni sostenute dai sindacati che hanno indetto per le 13 di oggi una manifestazione che si terrà proprio dinanzi al negozio-sanguisuga degli Champs-Elysees, luogo-chiave e uno dei simboli del grande distributore di prodotti culturali che avevamo visitato qualche mese fa, per documentarvi l’accoglienza piuttosto freddina di “Cinquanta sfumature di grigio” in Francia . Un nuovo gigante dai piedi d’argilla che cede per non essersi saputo adattare al cambiamento. Nell’immagine un’impiegata del Virgin Megastore degli the Champs-Elysees tiene un cartello sul qual si può leggere “Venite a raggiungerci su Facebook nella lotta contro la chiusura del negozio” e protesta con alcuni colleghi contro il piano di tagli dinanzi all’ingresso, Parigi, 4 gennaio 2013. AFP PHOTO / LIONEL BONAVENTURE (Photo credit should read LIONEL …

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