La piccola Parigi di Jacques Prévert

Parigi è così piccola per coloro che, come noi, si amano di un’amore così grande. Diceva Jacques Prévert con parole che è difficile dimenticare, versi incisi in un libro che piacerà a tutti gli amanti della città e delle sue atmosfere romantiche e un po’ decadenti. Perché Parigi è uno strazio dolce, da percorrere nelle sere d’autunno, quando le foglie cadute a bordo Senna scricchiolano sotto le scarpe e la loro canzone è una musica fresca e stonata, che si insinua nelle pieghe del cappotto e arriva a scovare con astuzia gli angoli scoperti, portando brividi e un lento attimo di pace del quale la pelle non sa approfittare, ma la mente si. La capitale è una culla poetica di uomini seduti sulle panchine dei parchi, di esseri adagiati nei caffé che non hanno nulla di meglio da fare che guardare la vita passare accendendo sigarette e fumando fiammiferi. Parigi è una musica bella, e anche un po’ triste, che aleggia nelle piazze e attraversa rapida i Boulevard per attardarsi nelle stradine popolari, poco lontano dai mercati rigogliosi

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