L’Alba infuocata di Atene

L’alba della Grecia non è fatta di San Valentino. Non in questo 2012. Non ci sono cuori nelle vetrine spaccate, né profumi di rosa nell’aria che ha il sapore acre del fumo e dei lacrimogeni. E’ una visione quasi apocalittica quella che si può osservare dalla collina del Partenone , un caos che parla di privazioni e che ha il colore amaro del risveglio di Antigone il giorno che segue la morte di Eteocle e Polinice, uccisi a vicenda nella feroce lotta per il trono di Tebe. Una ricorrenza che ha il suono di un monito feroce, l’eco crudele delle parole antiche, delle declamazioni dei filosofi, delle dissertazioni dei pensatori, ma soprattutto la durezza smussata delle frasi dei poeti. Ed è proprio con una poesia , tratta dal sito di Giovanni Vallanzasca, che “cantiamo la triste canzone del presente”. Atene, l’alba di un giorno nuovo Perché tutto brucia e si purifica da sciacalli vermi e banditi perché tutto brucia e tutto si lascia amare e la vita è una bomba carta che si infiamma e scoppia contro chi non ha

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