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Un libro "senza arte né parte"

Comprare un libro imposto non è decisamente una bella esperienza, se poi ci si aggiunge che il tomo in questione costa la considerevole cifra di 180 dollari (piuttosto pesanti per parecchie tasche) e che, per di più, nel testo mancano pure le immagini, decisamente non accessorie visto che stiamo parlando di un manuale d’arte, la cosa sfiora il parossismo. Eppure non si tratta di un volo pindarico, ma di un fatto realmente accaduto ad uno studente dell’ Ontario College of Art di Chicago , che non riusciva letteralmente a credere ai suoi occhi. Escluso l’errore di stampa, “Global and material culture: Prehistory to 1800″, che porta lo stesso nome del corso al quale è abbinato, non contiene infatti alcuna rappresentazione delle opere d’arte citate. Al posto delle immagini alcuni riquadri vuoti e le istruzioni per visualizzare le versioni digitali dei corrispondenti capolavori. Una specie di scherzo di cattivo gusto. E c’è di che scatenare le ire degli appassionati piuttosto restii a tali “versioni ibride”, ma anche dei nostalgici dei libri cartacei in generale, che non sarebbero certo contenti di trovarsi tra le mani, un’insieme di carta incompleto, che ha il sapore amaro di un’assenza iconografica davvero importante. Via | salon.com Un libro “senza arte né parte”

Kurt Vonnegut e la forma delle storie

Che Kurt Vonnegut fosse un gran geniaccio non c’è alcun dubbio, anche perché gli unici che ne dubitano sono dei bacchettoni baciapile americani, che ancora cercano di vietare i suoi libri nelle biblioteche scolastiche. A provarlo ulteriormente è una teoria che Vonnegut partorì scrivendo una tesi di laurea che propose all’Università di Chicago e che si fonda sulla certezza che ogni narrazione può essere disegnata schematicamente. A citare questa idea e a pubblicare alcuni dei geniali schizzi di cartesiani del genio di Indianapolis è il sito Personal Report, segnalatomi da un caro amico manto-catalano, anima della social-life del Festivaletteratura. Gli schemi disegnati da Vonnegut, da sempre dotato di un ottimo spirito matematico, mettono in relazione il tempo della storia con l’andamento della fortuna del protagonista, dando risultati veramente interessanti. Si parte dal semplice dallo schema della fiaba, riassunta attraverso una curva sinusoidale a tendenza positiva, e si arriva ai miti della creazione – una sorta di diagramma a scala verso l’assoluto positivo. Ma gli esempi più geniali sono a mio parere due, quello relativo alla Metamorfosi di Kafka, una curva che dalla sfiga porta alla sfiga assoluta e quello della mitologia cristiana, che, molto simile ai miti della creazione, dopo aver raggiunto un certo grado di fortuna, crolla nella sfiga grazie alla merenda a base di mele di Eva. Qui di seguito trovate gli schemi, sono sicuro che li riconoscerete al volo. Via | PersonalReport Il grande scrittore americano, in una tesi di antropologia che l’università di Chicago respinse, propose una interessante teoria sulla significanza degli schemi dei racconti nelle civiltà. Kurt Vonnegut e la forma delle storie

Le ragazze mordono il venerdì notte, di Chloe Neill. Proseguono le avventure di Merit, vampira per caso

Le ragazze mordono il venerdì notte , di Chloe Neill , è il secondo volume dell’apprezzata saga urban fantasy, con tocco romance, Chicagoland Vampires e il seguito di Alcune ragazze mordono , romanzo introduttivo piacevole, scorrevole e senza particolari forzature, con ridotto numero di clichè (pur non assenti), ben scritto e ricco di spunti per interessanti sviluppi futuri (decisamente più di altri volumi di inizio serie di recente importazione). Nel libro precedente abbiamo seguito le vicende relative alla nascita a nuova vita vampirica di Merit , dottoranda ventisettenne, figlia non affezionata di un ammanicato, altolocato e ricchissimo tycoon di Chicago. Una Chicago in cui, 8 mesi prima, i vampiri avevano rivelato pubblicamente la propria pacifica esistenza. Dopo la trasformazione, assai poco gradita, avevamo seguito Merit nei suoi momenti di sconforto, durante i suoi addestramenti, compresi quelli con la katana, l’avevamo osservata, durante il rituale di Affiliazione, diventare Sentinella del Casato Cadogan, sorta di guerriera con…

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Le ragazze mordono il venerdì notte, di Chloe Neill. Proseguono le avventure di Merit, vampira per caso

Vampire Empire. Il Principe di sangue nero, di Clay e Susan Griffith. Per chi credeva che nulla di nuovo potesse esistere sotto il segno dei vampiri

Vampire Empire. Il Principe di sangue nero , di Clay e Susan Griffith , è il primo volume di un’ epica trilogia che unisce ucronia, distopia, steampunk, urban fantasy vampirico, romanzo storico, postapocalittico, grande avventura e grande romance . Per la prima volta voglio riportare, parzialmente e direttamente, la sinossi ufficiale americana (non proprio in traduzione letterale e integrale; è più il senso generale che mi interessa; la inserisco, comunque, tra virgolette). A parer mio queste righe lasciano ben più che intuire le splendide potenzialità di questo romanzo/serie: « Nel 1870 una devastante invasione vampirica travolse le regioni del nord del mondo . Milioni di umani furono uccisi. Altri milioni morirono a causa di malattie e carestie seguite alla devastazione.» Altri furono resi schiavi. «In due anni, città un tempo grandi e rigogliose furono avvolte dal grigiore della società dei vampiri» (qui, creature malvagie, affascinanti e spietate – con poche eccezioni – e dalla particolare mitologia). «Gli umani sopravvissuti» – non tutti – «fuggirono a sud dei tropici , poichè il clima caldo di quelle zone non era tollerato dai nemici. Portarono con sè la tecnologia – a base di vapore e ferro -» (siamo nel 1870) «e un desiderio febbrile di ricostruire le loro società così barbaramente smembrate» . Ma non più tra i palazzi di Chicago, New York, Parigi, Londra, Roma, Mosca, Madrid «bensì tra le moschee di Alessandria…

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