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Maturità 2018 seconda prova liceo delle scienze umane e liceo artistico: tracce e soluzioni

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Maturità 2018 seconda prova liceo delle scienze umane e liceo artistico: tracce e soluzioni

Temporale di mietitura, una poesia di Conrad Ferdinand Meyer

In questa penultima domenica estiva del 2013 il pensiero va alle belle giornate dell’estate, e, in particolare, a quelle in cui sembrava che stesse lì lì per piovere e invece poi il sole è tornato a splendere. Lo scrittore svizzero Conrad Ferdinand Meyer (1825-1898) racconta di uno di questi temporali estivi. Da buon appartenente alla corrente letteraria del realismo (“rappresentazione di situazioni, ambienti, epoche su carta in modo tale da renderli reali a chi legge, e da favorire l’individuazione da parte del lettore di contesti reali”, dice Wikipedia) descrive un temporale del tempo della mietitura ma, più ancora, la sua poesia è un inno al desiderio amoroso. Quasi un amore immerso in una dimensione che tutto avvolge, con gli elementi rappresentanti (i covoni d’oro del grano, la vampa ardente dell’estate) che diventano simboli dell’amore stesso, amore che trova la sua massima esaltazione in quella ragazza piena di gioia e “dai capelli disfatti”. Temporale di mietitura Un lampo inatteso. La carretta vacilla. Sotto i covoni ammassati, all’improvviso, schizzano ragazze, che si gettano urlando nella notte. Un altro lampo. Su un covone d’oro troneggia una ragazza insolente, che non s’è lasciata cacciare: ha la nuca sferzata dai capelli disfatti. Alza un bicchiere colmo a braccio teso e nudo, si direbbe che brindi alla vampa ardente che l’attornia, e lo vuota d’un sorso. Poi lo getta lontano nel buio e se ne scappa a sua volta. Ancora un lampo. Due cavalli neri s’impennano. Schiocca la frusta. Si mettono al tiro. Nient’altro. Temporale di mietitura, una poesia di Conrad Ferdinand Meyer

Joseph Conrad e l’avventurosa Gioventù di Marlow

A parlare é Charles Marlow , alter-ego di Joseph Conrad che ritornerà in capolavori come “Cuore di Tenebra” e “Lord Jim”. Navigato marinaio britannico pronto a raccontare, a decenni di distanza e una volta la lingua sciolta dalla bottiglia, le storie di un lontano passato pieno di avventure, il nostro eroe riscopre il profumo e l’energia di una delle sue esperienze più significative. In “Giovinezza” , titolo originale “Youth”, è proprio lui, narratore ormai amaro, ma ancora profondamente innamorato del suo stesso ardore giovanile, a sciogliere lo spesso filo degli eventi collegati al suo primo imbarco come secondo ufficiale, restato inciso nella memoria insieme alla silhouette delle prime coste orientali, abbordate rocambolesche da un’insieme di uomini di bordo sopravvissuti a parecchi imprevisti. Ingaggiato a bordo del Judea (evidente rievocazione letteraria del Palestine sul quale lo scrittore lavorò davvero) e diretto a Bankok, in preda all’improvvisa maturità del ruolo, resa ancora più subitanea dai problemi legati alle cattivi condizioni della nave e alla natura del carico, il ventiquattrenne che ricalca ben da vicino il destino di Conrad, originario della nobiltà polacca e stregato dalle lusinghe del mare, seguirà la rotta impervia ed esaltante e breve della giovinezza senza nessuna esitazione: E dal canto mio, vi era anche la giovinezza a rendermi paziente. Avevo davanti tutto l’Oriente e tutta la vita, e il pensiero che su quella nave ero stato messo alla prova e me l’ero cavata più che bene. E pensavo agli uomini del passato che, secoli prima, avevano percorso …

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Una nascita e una morte: Joseph Conrad e Robert Louis Stevenson

Joseph Conrad e Robert Louis Stevenson hanno qualche cose in comune, chiunque abbia letto qualcuno dei loro romanzi ne può facilmente elencare tre o quattro: un rapporto viscerale e inalienabile con il mare, la lingua – l’inglese, lingua straniera appresa per uno, lingua madre per l’altro -, ma anche un predisposizione psicologica alla malinconia e una tendenza irrefrenabile all’avventura. Quello che quasi sicuramente non sapete – non lo sapevo neanch’io fino a ieri – è che i due condividono un giorno, il 3 dicembre, che per uno, Conrad, fu il giorno della nascita, nel 1857, mentre per l’altro, Stevenson, rappresentò l’ultimo giorno di vita, nel 1894. Ma c’è una coincidenza ancora più curiosa che lega i destini di questi due grandi scrittori: l’anno della morte di Stevenson fu l’anno in cui Conrad abbandonò per sempre il mare e si mise a scrivere. È certamente molto forzato pensare che questa decisione, cresciuta con fatica e dolore nell’animo del polacco, maturò proprio il giorno del suo

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