Temporale di mietitura, una poesia di Conrad Ferdinand Meyer

In questa penultima domenica estiva del 2013 il pensiero va alle belle giornate dell’estate, e, in particolare, a quelle in cui sembrava che stesse lì lì per piovere e invece poi il sole è tornato a splendere. Lo scrittore svizzero Conrad Ferdinand Meyer (1825-1898) racconta di uno di questi temporali estivi. Da buon appartenente alla corrente letteraria del realismo (“rappresentazione di situazioni, ambienti, epoche su carta in modo tale da renderli reali a chi legge, e da favorire l’individuazione da parte del lettore di contesti reali”, dice Wikipedia) descrive un temporale del tempo della mietitura ma, più ancora, la sua poesia è un inno al desiderio amoroso. Quasi un amore immerso in una dimensione che tutto avvolge, con gli elementi rappresentanti (i covoni d’oro del grano, la vampa ardente dell’estate) che diventano simboli dell’amore stesso, amore che trova la sua massima esaltazione in quella ragazza piena di gioia e “dai capelli disfatti”. Temporale di mietitura Un lampo inatteso. La carretta vacilla. Sotto i covoni ammassati, all’improvviso, schizzano ragazze, che si gettano urlando nella notte. Un altro lampo. Su un covone d’oro troneggia una ragazza insolente, che non s’è lasciata cacciare: ha la nuca sferzata dai capelli disfatti. Alza un bicchiere colmo a braccio teso e nudo, si direbbe che brindi alla vampa ardente che l’attornia, e lo vuota d’un sorso. Poi lo getta lontano nel buio e se ne scappa a sua volta. Ancora un lampo. Due cavalli neri s’impennano. Schiocca la frusta. Si mettono al tiro. Nient’altro. Temporale di mietitura, una poesia di Conrad Ferdinand Meyer

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