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Ma tu quanti libri scrivi in una settimana?

Un libro che è un vero e proprio capolavoro. Mi riferisco al testo Ma tu quanti libri scrivi in una settimana? Quando i bambini intervistano gli scrittori , a cura di Francesca Frediani, pubblicato da Terre di Mezzo. Il libro è frutto dell’attività de La grande fabbrica delle parole , laboratorio gratuito di scrittura per bambini di Terre di mezzo, nato nel 2009 per promuovere il diritto all’espressione. Ogni incontro è unico nel suo genere. Ci sono classi più timide, che hanno bisogno di un po’ di tempo per smaltire la soggezione davanti a un letterato, e classi più intraprendenti in cui i bambini si litigano il diritto di parlare per primi. In ogni caso, il momento delle domande è qualcosa di imperdibile. Dimenticatevi le interviste classiche che leggete altrove: i bambini sono irriverenti (“Qual è stato il tuo libro …

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Campiello 2011: Vince il veneziano Andrea Molesini con Non tutti i bastardi sono di Vienna

Pochi minuti fa nella splendida cornice del teatro veneziano La Fenice la quarantanovesima edizione del Campiello si è conclusa decretando vincitore il romanzo Non tutti i bastardi sono di Vienna di Andrea Molesini, edito da Sellerio. Molesini, che tra le altre cose è veneziano, si è aggiudicato – con 102 voti su 300 – il testa a testa finale contro un’agguerritissima avversaria, Federica Manzon, che molti davano per favorita e che con il suo Di fama e di sventura è arrivata a 80 preferenze. Il romanzo di Molesini, ambientato nei dintorni del Piave durante la prima guerra mondiale, all’epoca

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Campiello 2011: Vince il veneziano Andrea Molesini con Non tutti i bastardi sono di Vienna

Generazione TQ, l’ennesima etichetta o la rinascita della classe intellettuale?

Migliaia di fantasmi si aggirano per l’Italia, sono i fantasmi di una generazione di intellettuali che si è perduta ed ora, cercando di ritrovarsi, si è ribattezzata Generazione TQ. Il certificato di nascita di questa nuova ennesima etichetta generazionale è stato un incontro, svoltosi a Roma il 29 aprile scorso nella sede della casa editrice Laterza, a cui hanno partecipato decine di scrittori, critici, giornalisti, editor. A discutere sul Che fare?, sul come intervenire con decisione per invertire la rotta senza rotta su cui il nostro paese, a livello culturale e non solo, sta viaggiando da troppo tempo, c’era un variegato esercito di intellettuali, da Giorgio Vasta a Nicola Lagioia, da Gilda Policastro ad Antonio Scurati, da Giuseppe Antonelli a Christian Raimo, da Andrea Cortellessa, a Mario Desiati, Alessandro Grazioli, Federica Manzon, e molti altri. Di carne al fuoco ne è stata buttata molta, e nonostante qualcuno si accontenti di vedere il bicchiere mezzo pieno e, con un velo di ottimismo, per esempio Stefano Salis sul sole24ore, di affermare che «Tutto questo è già una (buona) notizia», in realtà, alla fine, non lo è. Sì, perché a guardarlo lucidamente, questo esercito di Trenta-quarantenni assomiglia più a una sgangherata avanguardia che si trova a giocare con i mulini a vento invece che ad aprire la strada per una battaglia più grande. Perché è questo che dovrebbero fare, smettere di lamentarsi e agire. Invece di discutere di niente, invece di ripetersi ancora una volta, e reciprocamente, la propria delirante autoanamnesi, invece di “cercare di vedere se sono capaci”, invece di cercare di conquistare spazi televisivi baricchiani estinti da quasi vent’anni, invece di perdere tempo, insomma, dovrebbero svegliarsi. Perché di loro c’è un…

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