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Letture ad alta voce: Francis Scott Fitzgerald e l’Otello di Shakespeare

Un classico tira l’altro, come le ciliegie; ed ecco un breve passaggio della lettura che Francis Scott Fitzgerald ha fatto dell’Otello di Shakespeare nel 1940. L’autore de Il Grande Gatsby si cimenta con una delle tragedie più famose di tutti i tempi ed è difficile non fare il parallelo con le vicende del suo protagonista/eroe sullo sfondo della decadenza del mito americano nell’età del Jazz. Tormentato da alcolismo e depressione, negli ultimi anni della sua vita Fitzgerald si ritrovò a scrivere sceneggiature e a fare queste letture (anche su testi di Keats ed altri autori…) per ovviare ai problemi economici che lo affliggevano. In questo articolo su Open Culture la sua voce anche se sinuosa, viene descritta come affaticata: il riflesso di uno spossamento che ormai non l’abbandona, la metafora degli ideali che animavano i suoi tempi d’oro, poi inesorabilmente decaduti. In ogni modo, per gli appassionati di Shakespeare e della prosa, segnalo questa pagina su youtube, dove per esempio si trova la lettura ad alta voce dei Sonetti,

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Letture ad alta voce: Francis Scott Fitzgerald e l’Otello di Shakespeare

Parigi, la Lost Generation e Shakespeare & Co.

La storia di Shakespeare & Company , istituzione culturale del Quartiere Latino, gira intorno a due donne, entrambe di nome Sylvia. La Beach, fondatrice, nel lontano 1919, della prima libreria anglofona di Parigi e la Whitman, attuale proprietaria e amministratrice. Ma l’intera storia , tesa come un filo dall’America al vecchio continente, è ben più ricca ed originale. Perché Shakespeare & Company divenne, nei favolosi anni ‘20, un vero e proprio “covo” degli scrittori anglofoni più frizzanti. Luogo di ritrovo per talenti del calibro di Hernest Hemingway, James Joyce e Francis Scott Fitzgerald, resta un simbolo di spensieratezza e di ispirazione, incrocio di vite e di creazioni immortalato anche nel libro di Noel Riley Fitch . Dopo la Lost Generation, la gloria dei’20 e dei’30, il declino dei’40 e una lunga pausa, durante gli anni del conflitto e il secondo dopoguerra, il luogo restava un riferimento mitico nei discorsi dei numerosi studenti anglofoni sbarcati all’ombra della Tour, finché un bel giorno del 1951, dopo la morte dell’ideatrice, George Whitman decise di riprendere in mano l’attività e di far rinascere Shakespeare and Company. E fu di nuovo successo, supportato dalle frotte di curiosi accorsi per visitare una delle mecche dei loro scrittori preferiti e da un’allure d’altri tempi. La vicenda continua ancora oggi con la “seconda Sylvia”, figlia di George e

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Parigi, la Lost Generation e Shakespeare & Co.

"Il Grande Gatsby" letto da Claudio Santamaria

Dopo la “versione Nintendo” ecco che “Il Grande Gatsby” rinasce a nuova vita e nella nostra lingua. Non solo lettura, ma anche interpretazione e riflessioni di chi su quei passi ci si è concentrato a lungo, prestando corpo e voce alla vita dei personaggi immaginati da Francis Scott Fitzgerald . Il video sul quale attiriamo la vostra attenzione parla di un libro, anzi no, di un vero e proprio monumento della letteratura americana, un incontournable , che apre uno squarcio sulla realtà statunitense dei favolosi anni ‘20, e del suo incontro con l’attore Claudio Santamaria , che si è prestato di buon grado alla prestigiosa interpretazione . In fondo non si tratta della prima volta, ma della quinta occasione per il performer romano che si è già cimentato, negli ultimi due anni, con la trilogia di Stieg Larson (”Uomini che odiano le donne”, “La ragazza che giocava con il fuoco” e “La regina dei castelli di carta”) e “La camera azzurra” di Georges Simenon, tutti per Emos Audiolibri . C’è da ammettere che le atmosfere torbide e tragiche di New York e di Long Island, e il naufragio del mito americano, gli si

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"Il Grande Gatsby" letto da Claudio Santamaria

Sarà demolita a fine marzo la casa che ispirò Il grande Gatsby di Scott Fitzgerald

Dopo la casa dove Edgar Poe visse alcuni anni a Baltimora – di cui, come qualcuno di voi si ricorderà, abbiamo parlato qualche tempo fa proprio su queste pagine – e dopo la messa in vendita della casa di Verlaine, a Metz, per 300mila euro, giusto per far cassa, un’altra dimora letteraria rischia di fare una brutta fine. Si tratta dell’immensa villa di Long Island, vicino New York, che ispirà Francis Scott Fitzgerald durante la stesura del suo più grande romanzo, Il grande Gatsby. La villa in questione, attualmente di proprietà di David Brodsky, sarà infatti demolita entro la fine di marzo perché, a quanto pare, il suo mantenimento costa più della sua sua demolizione. Insomma, questo 2011 non è certo un anno favorevole per le reliquie letterarie, in particolare per le case, luoghi in qualche modo magici che in qualche modo vivono una doppia vita, come se fossero continuamente in bilico tra la realtà e la finzione letteraria. E forse la tristezza che alcuni di noi provano, nel vedere questi inconsapevoli e dimenticati mausolei sbriciolarsi sotto il peso degli anni e dell’incuria, è proprio dovuta al fatto che, nel momento dell’abbandono, questi luoghi ci ricordano che, a dispetto di quello che spesso ci piace credere, nella infinita sfida tra la finzione e la realtà, l’ultima parola spetta sempre a quest’ultima. Via | Adnkronos Sarà demolita a fine marzo la casa che ispirò Il grande Gatsby di Scott Fitzgerald