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"Happy Italy", una nazione da rifare nelle parole di Ilaria Rossetti

Ilaria Rossetti ha fatto i conti con una delle “bestie nere” della degenerazione dell’Italia odierna. Ha scelto di uccidere Gianpiero Fiorani , spregiudicato banchiere accusato di concorso nella bancarotta di Parmatour, uno dei simboli di questo triste declino che affonda il nostro “bel paese” in un mare di calunnie dal quale sembra quasi impossibile uscire. Ma Fiorani non è solo un simbolo che sopravviene, quasi come un capro espiatorio, nelle parole della Rossetti, e soprattutto, quell’Italia truffaldina e arrivista rappresentata, è lungi dall’essere assolta. I personaggi del suo libro formano una strana figura geometrica tridimensionale: Virginia la narratrice diciannovenne, sua Nonna Alice, che vive in Liguria dove la raggiunge in estate la nipote, e Ettore Palazzi, aspirante scrittore ormai in pensione che sogna di pubblicare l’opera della vita: un saggio storico sull’Italia del nostro tempo intitolato provocatoriamente “noi siamo tutti Berlusconi”. Ma i tre hanno in comune un legame tragico, le persone che amano si sono infatti suicidate per la disperazione legata proprio alla truffa orchestrata dal banchiere nel tentativo di scalata dell’Antonveneta. Il fratello di Ettore, la mamma di Virginia, la figlia di Alice. Sono le due persone che hanno esteso il loro “status di vittime” alle persone più vicine, propagando, come in un coro tragico, quella sottile premonizione che invade le nostre vite. Che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato in quello che accade, è più di un presentimento, e l’ostinazione becera al voler nascondere tutta la sofferenza in un’immagine assurdamente patinata, si risolve nel ghigno triste del pagliaccio appollaiato sulla balaustra, che cerca il coraggio per saltare. Un nonsense fin troppo logico che è la stessa autrice a rimettere in forma propositiva nell’ intervista di Andrea Curreli tratta dal Blog informazionecontro di Pier Luigi Zanata: Davanti alla situazione attuale, la speranza è quella di vedere una reazione. Il problema è che quando avviene la reazione o è troppo morbida e quindi non cambia nulla oppure viene invasa da soggetti che …

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"Tu che te ne andrai ovunque" di Ilaria Rossetti

Lodigiana, classe 1987, già vincitrice dei premi Subway (2006), Campiello Giovani (2007) per la La leggerezza del rumore , LOGOS indetto della Giulio Perrone Editore (2008). Ilaria Rossetti è ben più che un talento emergente della narrativa italiana contemporanea, è una voce chiara e distinta della sua generazione, ma anche un amo che analizza il dialogo mancato con quella precedente. La sua scrittura è densa come il fumo di una Milano affogata nel calore di vapori pestilenziali, densa come il muro di note che sprigiona il violino di Eva, come l’intensità delle parole delle sue lettere d’amore. Densa come la vita complicata di Argo, falso prete e vero venditore di cd alla ricerca di se stesso. Densa come l’acqua che bagna il paesino della Liguria e nella quale Nicola immagina di rimettere i piedi quando guarda fuori della finestra della classe nella quale insegna italiano. E’ giovane Nicola, ma ciò non gli impedisce essere anni luce dal prototipo del “giovane professore idealista” e i suoi studenti lo scopriranno respirando fumo di libro, osservando una scena che hanno sognato mille volte, ma che sicuramente non immaginavano di vedere. Dall’incipit: Tutti tacevano. – Avete da accendere? – chiesi sorridendo. Dopo qualche istante di smarrimento, qualcuno mi lanciò un accendino. – Molte grazie. Diedi un ultimo sguardo a Milano che affogava nella canicola, là fuori, alla ruspa che divorava la terra secca, alle macchine in strada, al tipo con la stampella che vendeva i fiori sul marciapiede, alla bella ragazza che si sistemava il reggiseno convinta che nessuno vedesse. Feci scattare l’accendino di fronte agli sguardi attoniti dei ragazzi. Nulla avevo, del professore idealista: c’era paura, solopaura. Fissai la fiammella per qualche istante, poi appiccai il fuoco. Bruciate, pensai. Bruciarono. Le vite scorrono velocissime, sembrano colare come l’umidità della capoluogo lombardo, tra istantanee che coinvolgono personaggi chiave, sconvolgimenti, bombe e tutto quel quotidiano tran tran che si sussegue tra le linee della metropolitana meneghina. Via | giulioperroneditore.it “Tu che te ne andrai ovunque” di Ilaria Rossetti…

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