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“L’età indecente” di Marida Lombardo Pijola

Non è che essere genitore sia una cosa facile, in nessun caso e a prescindere, se poi ci aggiungi che il tuo pargoletto ha i brufoli, indossa sistematicamente tutto quello che tu trovi ridicolo, ha dei capelli impossibili, odia tutto e tutti, si chiude in camera ed alterna stati di rumorosa euforia e momenti di vera e propria guerra con se stesso. In una “inquietante parola” è un un adolescente. Il risultato è una strana polarità inversa di madre “seria e matura” e padre in fuga, per un figlio dal nome prestigioso e la “vita incasinata”. Meno male che ci sono gli amici, in fondo chi non lo ha pensato dopo l’ennesima litigata, e conseguente sbattuta di porta? Bé questo è sicuro, ma anche dall’altro lato non si tratta di una passeggiata. Ed è proprio nel dialogo tra una madre e suo figlio che si esplorano i “meandri nascosti” di una relazione che sfiora l’archetipo, lasciando, allo stesso tempo, ampi spazi di identificazione personale. “L’età indecente” di Marida Lombardo Pijola (già autrice per Bompiani di “Ho 12 anni faccio la cubista mi chiamano principessa. Storie di bulli, lolite e altri bimbi” ) è proprio questo, una specie di taccuino di appunti, lontano dalle “istruzioni per l’uso” troppo teoriche e terribilmente vicino all’adolescenza, (al mondo degli emo e all’autoironia) visti attraverso due sguardi che, forse, non potrebbero essere più diversi. Mi chiamo Caterina, ho cinquantatré anni e un figlio scompigliato dall’adolescenza, Niccolò. Il fatto è che questi qui c’hanno i neuroni che gli viaggiano tipo nella direzione opposta a quella in cui gli dovevano viaggiare. Praticamente gli vanno contromano. Via | bompiani.rcslibri.corriere.it “L’età indecente” di Marida Lombardo Pijola

"Gli effetti secondari dei sogni" di Delphine de Vigan

Poco più di due anni e mezzo fa era tra i finalisti del Premio Bancarella e se la traduzione italiana ne arricchisce il fascino, bisogna ammettere che sottrae quell’immediatezza del confronto che si ripercuote intensamente nel titolo originale: “No et moi”. C’è Lou Bertignac, tredicenne prodigio dal quoziente intellettivo di gran lunga superiore alla norma, pochi amici e una famiglia disastrata. E poi c’è Nolwenn, che ha solo qualche anno più di lei e un passato egualmente…

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"Gli effetti secondari dei sogni" di Delphine de Vigan

"Piciocus. Storie di ex bambini dell’Isola che c’è"

Non lo so se un libro fatto di cinque racconti si possa definire un’antologia, però sono sicura che il testo in questione figurerebbe bene nei programmi delle scuole medie italiane, e che se avessi ancora tredici anni, mi farebbe proprio piacere ritrovarmelo al posto di una delle solite raccolte… ma, nostalgie a parte, si tratta di un libro da leggere e rileggere a qualsiasi età. Il suo titolo è “Piciocus. Storie di ex bambini dell’Isola che c’è” di Caracò Editore . Dentro ci sono delle storie, e fin qui effettivamente non si riesce a cogliere con esattezza la dimensione della cosa. Per di più sono vicende di ragazzi che per età dovremmo collocare al limite tra l’infanzia e l’adolescenza, solo che la situazione che vivono li sposta inevitabilmente verso l’età adulta. Sono piciocus: ex-bambini, ma solo in fondo. Ce ne sono tanti tra queste pagine, potremmo pensare che si assomiglino in maniera impressionante, ed effettivamente credo non saremmo riusciti a distinguerli vedendoli giocare per strada, attaccati ad un tram o intenti a rubare un nido. Non li avremmo comunque sicuramente chiamati per nome, o almeno non con quello con il quale erano stati, forse, registrati all’anagrafe. I loro sono piuttosto …

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"Piciocus. Storie di ex bambini dell’Isola che c’è"

Il clandestino, di Ferdinando Albertazzi

Il clandestino , giallo per ragazzi firmato Ferdinando Albertazzi e pubblicato da Sonda , è un testo che si può leggere a più livelli. A un primo livello c’è quello della storia, sic et simpliciter : all’interno di una scuola superiore viene trovata impiccata una studentessa, Roberta. Le indagini serrate del commissario Marchetti non trascureranno alcuna pista: dall’incidente, al suicidio, all’omicidio. E, come in ogni giallo che si rispetti, alla fine tutta la matassa si dipanerà. Un secondo livello, potremo dire quasi interno, è quello dei ragazzi protagonisti della storia…

Fonte originale:
Il clandestino, di Ferdinando Albertazzi