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Roberto Saviano di nuovo a Parigi

Nuovo “giro” dei media francesi per Roberto Saviano, che ne ha approfittato per presentare “Le Combat continue” , il libro tratto da “Vieni via con me” , la trasmissione condotta con Fabio Fazio nel novembre 2010, pubblicato recentemente dalle éditions Robert Laffont . Intervistato in diretta durante la seguitissima edizione radio di France Inter , alle 9 di stamani lo scrittore italiano, con l’aiuto di un traduttore simultaneo, si è infatti espresso a proposito della presenza delle mafie e sulla loro infiltrazione radicata non solo in quel Sud del paese più vicino ai costumi e al territorio italiano, con Nizza in testa, ma anche nella “tranquilla Bretagna” e naturalmente nella capitale. Lo scrittore non ha esitato a tracciare un bilancio abbastanza preoccupante della penetrazione della “criminalità nostrana” in Francia, si è lasciato andare a qualche osservazione sulla carenza di discussioni sull’argomento, peraltro di grande attualità, che non sembra essere al centro dei dibattiti elettorali, accesi piuttosto su questioni di integrazione religiosa e ha annunciato la preparazione di un nuovo programma televisivo. Dopo il grande

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Il marchio del diavolo, di Glenn Cooper

Si è già parlato su booksblog dell’ultimo bestseller di Glenn Cooper, Il marchio del diavolo , appena uscito per i tipi di Nord editrice, sul quale vale la pena aggiungere alcune cose. Il motore della storia è una bella e giovane ricercatrice e archeologa che ha dedicato la sua tesi alle catacombe di San Callisto – dov’erano sepolti numerosi martiri cristiani e 16 papi, che nei secoli a seguire vengono spostati in varie chiese –, che porta avanti uno studio sull’astrologia romana, e si chiama suor Elisabetta. «Sono convinta» dice Elisabetta al professor De Stefano che in quel momento rappresenta la commissione vaticana che le respinge la possibilità di fare ulteriori ricerche, «[…] che il crollo abbia portato alla luce un colombario dell’Alto Impero. La simbologia è insolita, indica chiaramente l’esistenza di una setta finora sconosciuta». Tesi e personaggio molto interessanti. Purtroppo – per lei – non è l’unica a interessarsi alle catacombe, dal momento che la setta sarà anche sconosciuta ma non è affatto morta; e, in secondo luogo, suor Elisabetta non è sempre stata una suora. Ha scoperto la vocazione dopo un fatto di morte. Le due cose, naturalmente, sono collegate. Il giorno in cui il professor De Stefano le impedisce di fare ricerche, Elisabetta esce dall’Università insieme a Marco, il suo fidanzato, ma su Viale Ippocrate sono vittime di un’imboscata. Partono un paio di colpi di pistola – tanto più che Marco è un poliziotto – e il suo fidanzato muore. Durante l’aggressione, però, Elisabetta fa in tempo a vedere un dettaglio (una strana sporgenza all’altezza dell’osso sacro) sull’uomo che sta cercando di ucciderla; un dettaglio che qualche anno più tardi – cioè quando ormai sarà una suora che si dedica ai bambini – la spingerà…

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Se Schopenhauer dice che "Leggere fa male"…

… Leggiamo diversamente! Si tratta di una riproposizione di un tema sempre caldo, a maggior ragione in tempi di acuta “riscoperta della lettura”. In momenti nei quali si amplia il divario tra chi legge abitualmente e chi non lo fa, ma soprattutto cresce il numero di opere “divorate” dai “lettori cronici” ( o almeno questa è la mia personalissima percezione, favorita dalla “democratizzazione” di tablettes e facilitata disponibilità di titoli conseguente), mi piace giocare a gettare il sassolino nel lago e aspettare le onde che produrrà, seguendo i dettami di un certo pensiero filosofico africano . Lungi da ogni intento provocatorio, peraltro debole già in partenza, che molto probabilmente animava il pezzo di Luigi Mascheroni all’ora della sua uscita, nel lontano 28 ottobre 2008, devo ammettere che sono stata incuriosita dalla maniera di porre il problema. Sembra infatti che lo stesso Schopenhauer facesse “parte della setta” prediligendo una sorta di “lettura sottile”, capace di scongiurare i rischi nascosti dietro i libri inutili, la malaerba , gli ammassi insulsi di parole che troppo spesso popolano gli scaffali delle librerie e che, probabilmente, non sono un fenomeno solo contemporaneo, come si potrebbe credere. […] Schopenhauer è implacabile: dice che leggere paralizza la fantasia, che siamo circondati da «cattivi libri» («nove decimi della nostra attuale letteratura non ha altro scopo che spillare qualche tallero dalle tasche»), che occorre leggere solo i classici e semmai rileggerli due, tre, quattro volte. Perché la vera letteratura «produce in un secolo in Europa solo una dozzina di opere durature». E poi è anche questione di tempo: «Sarebbe una bella cosa comprare i libri se si potesse comperare il tempo per

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Aiuto, mi si è ristretto il lessico

Le parole sono importanti! Parto da questo diktat morettiano perchè vorrei condividere con voi una sensazione che spesso mi assale durante cene ed eventi sociali vari: che la maggior parte di noi usi sempre le stesse parole. Ieri ad esempio, mi sono ascoltata pronunciare dopo non so quanto tempo il termine “irriverente”. Da quant’è che non la sentivo in giro? Senza scomodare lo Zanichelli, volevo semplicemente descrivere l’atteggiamento di una persona che con fare giocoso mette un po’ alla berlina gli altri (va bene, avete capito, la persona in questione sono io). Avrei potuto usare la parola “criticona” ma irriverente era più…

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