Tag Archives: pasolini

Festa della Mamma, Supplica a mia madre, di Pasolini

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Festa della Mamma, Supplica a mia madre, di Pasolini

Pasolini incanta Parigi e l’Europa con la sua Roma

La Roma di Pasolini, luoghi, liriche e persone riflesse nello sguardo di un grande autore a partire dagli anni ‘50. Un’esposizione itinerante nata dalla collaborazione tra quattro importanti poli culturali europei come la Cinémathèque française di Parigi, il CCCB (Centre de Cultura Contemporània di Barcellona), il Palazzo delle esposizioni di Roma e il Martin-Gropius-Bau di Berlino, in un progetto finanziato dalla Comissione Europea, una serie di affiche dedicate disposte in alcune stazioni della metropolitana parigina, particolarmente simboliche per denominazione (Rome e Place d’Italie) e tante altre iniziative. Quattro declinazioni locali della medesima mostra, attualmente ospitata fino a fine gennaio 2014 nella capitale francese, dopo aver stazionato nella città catalana dal 22 maggio al 15 settembre 2013, e destinata poi a proseguire il suo percorso a Roma (3 marzo – 8 giugno 2014) e infine a Berlino (11 settembre 2014 – 5 gennaio 2015); variazioni sul tema che girano intorno all’autore e alla città che seppe descrivere nei suoi aspetti fiabeschi e crudi. “Pasolini Roma” , descritta nel video dai tre curatori ( Jordi Balló , saggista, conferenziere accreditato presso l’Université Pompeu Fabra di Barcellona ed ex-direttore delle esposizioni del CCCB; Alain Bergala ex-redattore capo dei Cahiers du cinéma, autore di documentari ed articoli a soggetto cinematografico; e Gianni Borgna musicologo, saggista, politico, amico e collaboratore di Pasolini) e dalla scrittrice Dacia Maraini , in un insieme di opere imprescindibili che spaziano dai grandi capolavori cinematografici ai grandi esempi di poesia civile e sono presentate in italiano, francese, catalano. Lungo un sentiero cronologico che segue la drammaturgia pasoliniana a partire dal 1950, anno dello “sbarco” alla stazione…

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Nell’anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini (1975)

Commemorare Pier Paolo Pasolini apre nella coscienza una ferita che inevitabilmente gli anni non hanno potuto e saputo rimarginare. La distanza temporale è un fatto inequivocabile, ma il permanere dei mali contro i quali Pasolini si impegnò con passione, rendono le minuziose analisi, le accuse, le richieste di giustizia ancora laceranti. Ricordandone la morte, Eduardo De Filippo ebbe a dire che Pasolini era un uomo di grande sensibilità e innocenza, quasi una presenza angelica, libera dai condizionamenti terreni che impongono compromessi e accomodamenti e, al contrario, rivolto verso un mondo fatto di giustizia e umanità liberata dal condizionamento pesante del consumismo efferato che già in quegli anni manipolava pesantemente la società italiana fresca di boom economico e famelica di benessere, preteso, vissuto, ostentato. I mercati che tutto possono erano già presenti nelle analisi di Pasolini: un mercato estraneo dall’umanità e dal quotidiano e votato alla creazione di bisogni fittizi su cui costruire e con cui condizionare la società. I conniventi, i vari governi democristiani del tempo sono chiamati in causa per aver permesso il sacco dell’Italia, della scuola italiana, del territorio e di tutte quelle attività sociali che avrebbero creato un più consapevole consenso verso le istituzioni. Dice esplicitamente Pasolini che molti governanti andrebbero “trascinati sul banco degli imputati e accusati di una quantità sterminata di reati: indegnità, disprezzo per i cittadini, manipolazione di denaro pubblico”. E desolatamente tutto si ripete. Ma l’Italia

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In morte di Pier Paolo Pasolini: l’omaggio di Moravia

Da uno scrittore a uno scrittore, in un due novembre di quasi quarant’anni dopo ho riascoltato la voce gridata e commossa di Alberto Moravia che ripercorre la parabola dello scrittore e regista, identificandolo nel suo ruolo fondamentale di poeta, aedo del mondo e portavoce inascoltato di una dimensione sofferta e reale: Abbiamo perso prima di tutto un poeta, e di poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto dentro un secolo. Quando sarà finito questo secolo, Pasolini sarà tra i pochissimi che conteranno come poeti. Il poeta dovrebbe esser sacro. L’immagine di un Pasolini che “fugge a piedi inseguito da qualcosa che non ha volto” è una metafora tangibile della via dell’impegno tracciata dall’intellettuale barbaramente ucciso che ricorre come una “coincidenza inaspettata”

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