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Le parole del nostro destino, di Beatriz William

Un salto nel tempo, una narrazione a doppio binario che lega protagonisti uniti dai loro nomi e dal destino, ma separati da parecchi decenni. Stretti oltre ogni ostacolo, Kate Wilson, venticinquenne, testarda e indipendente analista originaria del Wisconsin e Julien Laurence, fondatore e guida della società finanziaria Southfield, famoso scapolo d’oro della city dal carattere tanto determinato nel lavoro quanto misterioso e riservato nella vita privata. “Un’autentica leggenda” imparentata fin troppo da vicino con il capitano Ashford, eroe della prima guerra mondiale, autore del poema “Oltremare” ufficialmente disperso durante un’incursione. Sono proprio sue le “parole del destino” evocate già nel titolo del libro della scrittrice Beatriz William , i versi di una storia d’amore eterno, arrampicato fra i prati dell’Inghilterra, nutrito di addii in treno, di notti di passione nel villaggio francese di Amiens nel 1916, di coincidenze e di forzature estreme ai limiti dello spazio fisico, per una favola dolcissima che non smette di rincorresi tra Wall Street, Manhattan, New York e il Connecticut, in viaggi oltre ogni confine possibile, per ricadere ogni volta nella certezza di uno sguardo condiviso. Ora sembrava disteso, sollevato: finalmente tutto era venuto allo scoperto. In quel momento provai una sensazione stranissima, come se il mondo intero mi si spalancasse davanti. Il pensiero che quella rivelazione sconvolgente non fosse affatto spaventosa, ma positiva, illuminante. Capii che trovarmi seduta sul divano, accanto a quell’uomo straordinario, radioso e maestoso quanto un giovane principe, significava aver ricevuto, senza alcun merito, un dono prezioso che avrei impegnato anni a scoprire in tutta la sua complessità. Via | Editrice Nord Le parole del nostro destino, di Beatriz William

La Trilogia Steampunk, di Paul Di Filippo, e La città & la città, di China Miéville. Steampunk weird e detective-story distopica

La Trilogia Steampunk , di Paul Di Filippo , e La città & la città , di China Miéville , sono due recenti uscite di fantascienza targate Delos Books e Fanucci. Non sono particolarmente attratta da “troppe stranezze” nella fantascienza. Ricordo, ad esempio, che dopo la lettura de Un anno nella città lineare di Paul Di Filippo, rimasi piuttosto perplessa dal tipo di mitologia “soprannatural-religiosa” utilizzata, non riuscendo a capire bene se il romanzo mi fosse piaciuto o meno, protendendo infine per il no (per un motivo, in verità, che ancora mi sfugge). Per Miéville, sicuramente il massimo esponente di un filone fantascientifico, il new weird, che di “stranezze” ne contiene molte (non che Paul di Filippo sia da meno, come possiamo leggere nel blog di cui è co-autore, Weird Universe ), non sono mai riuscita a farmi scattare la scintilla. Eppure non sono poche le volte in cui sono stata tentata di comprare il noto Perdido Street Station (a cavallo tra fantasy, fantascienza con tecnologia steampunkeggiante e horror)… Ma nonostante abbia letto commenti e recensioni ottime, alla fine non l’ho mai fatto (chissà, forse donne-coleottero e farfalle mangiasogni sono troppo bizzarre anche per chi accetta – di malagrazia, in verità – i ratti…

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Domani Roberto Saviano a Zuccotti Park a sostegno degli indignati di #OWS

Che gli indignati facciano notizia è certo e indubitabile, esattamente come il fatto che il movimento internazionale di protesta abbia creato uno straordinario paradosso: se in America infatti gli indignados fanno breccia nel cuore della gente , sfoderano numeri da capogiro e possono vantare una lista di sostegno di centinaia di intellettuali , qui in Italia, non solo non se li caga nessuno, ma sono anche pochi e molto mal sostenuti dal mondo intellettuale , anzi, diciamola tutta, sono lasciati soli come cani. A confermare questo paradosso è la notizia che Roberto Saviano ha deciso di accettare l’invito del movimento indignato americano a partecipare alla loro assemblea di domani, sabato 19 novembre. “Sono contento di essere stato invitato dagli organizzatori di Occupy Wall Street a parlare di come la

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Domani Roberto Saviano a Zuccotti Park a sostegno degli indignati di #OWS

Che fine hanno fatto i libri della biblioteca di Zuccotti Park?

Sappiamo tutti quanto stia diventando dura per i ragazzi di Occupy Wall Street, scacciati da Zuccotti Park a manganellate e arrestati a decine. Ma c’è una vittima invisibile e poco mediatizzata di questa lotta tra polizia e indignados americani: sono i libri della biblioteca popolare del movimento. Gli oltre 5mila libri portati nel corso della protesta da ognuno degli occupanti per formare una biblioteca libera, ricca ed eterogenea, sono infatti stati ostaggio della polizia per diverse ore. Al momento dello sgombero di Zuccotti Park, infatti, i libri erano stati sequestrati e ammassati in un container per la spazzatura. In questo momento i libri si trovano ancora nei container dove la NYPD li ha rinchiusi. Qualcuno è riuscito a infiltrarsi e a far uscire alcune foto che testimoniano il “rispetto” della polizia per la cultura e per i libri. Nella storia è successo tante volte che il Potere se la prendesse con i libri: Hitler, Shih Huang Ti, Torquemada e molti altri fanatici li bruciavano perché ne avevano paura. Quel che fa la NYPD è forse peggio, perché gettandoli nell’immondizia e lasciandoli consumare dal tempo compie un gesto ai miei occhi più meschino: semplicemente li ignora. Via | GalleyCat Che fine hanno fatto i libri della biblioteca di Zuccotti Park?