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Le passioni esoteriche da Victor Hugo a André Breton, riunite in una mostra di disegni

La maggior parte dell’opinione pubblica è incline, grazie ad anni di impronte lasciate dall’educazione razionalista, a limitare gli apporti di certe “arti oscure” all’interno della produzione letteraria e poetica di alcuni grandi protagonisti della cultura moderna. Eppure le spinte provenienti dalle terre di confine dell’inconscio , le suggestioni spiritistiche e le incursioni mesmeriche furono una realtà bene presente, capace di influire sulla genesi e sullo sviluppo di autentici capolavori letterari, e non solo nell’epoca romantica. È il caso di Victor Hugo , dedito alla pratica delle “tavole parlanti” , suggerita nel settembre del 1853 dalla visita di Delphine de Girardin . Diventata in breve tempo uno dei passatempi preferiti dell’intera famiglia…

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Leggere fa bene, un uomo trova 20 mila dollari in un libro usato

Leggo sul Giardian una storia che ha dell’incredibile e che con ogni probabilità invoglierà molti a passare molto più tempo nei negozi e nei mercatini di libri usati a sfogliare avidamente pagine e tomi; ma non tanto per leggere o per amor di cultura e conoscenza, diciamo piuttosto alla “ recherche ” di un colpo di fortuna, come quello capitato a un uomo che totalmente per caso ha scoperto un bottino di oltre 20 mila dollari racchiuso in un volume di seconda mano. Ma la cosa forse più eccezionale, è che l’uomo, tale Carlos, ha deciso di aspettare due mesi per dar tempo al legittimo proprietario -dimenticone- di rientrare in possesso di una tale cifra; trascorsi i fatidici sessanta giorni, il fortunato trovatore, forse ispirato dall’atmosfera prenatalizia, o forse solo perchè leggere fa veramente bene, darà in beneficienza una parte dei soldi. Tenendo infine la rimanenza per sè. La domanda adesso sorge spontanea: voi cosa avreste fatto al suo posto? Anche se forse è più interessante raccontare degli inusuali ritrovamenti tra le pagine; mi è capitato spesso un piacevolissimo segnalibro di fiori essicati, a volte vecchi scontrini o biglietti d’aereo, più struggenti di tutti però sono le dediche scritte a mano in

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Bookcity Milano, 100 mila presenze alla tre giorni meneghina dedicata ai libri e alla cultura per tutti

Quello che vedete nella foto è uno dei tanti poli di attrazione presenti a Bookcity Milano , la tre giorni dedicata ai libri e alla cultura che si è conclusa domenica sera; era la prima volta che vedevo da vicino il Bibliobus , la biblioteca itinerante che si muove nelle zone della città prive di altre strutture per il prestito. Ma il Castello Sforzesco , oltre ai musei gratis e alle sale che ospitavano le conferenze, questo weekend era popolato anche di creature curiose come i Bookbikers in bicicletta, che donavano cartoline per provare la lettura digitale (idea geniale della libreria online specializzata in ebooks Bookrepublic ), mentre con il buio -che ormai arriva presto- spuntavano quelli de La notte degli uomini libro , per leggere ai passanti della Piazza d’Armi frammenti di storie con lo stratagemma della luce fioca sul libro a rendere il tutto ancora più fascinoso in quel suo strano senso del “proibito”. Oramai comunque è andata, questa prima edizione di Bookcity ed è il momento di tirare

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Addio di Philip Roth alla scrittura?

Il punto interrogativo è d’obbligo, visto che l’annuncio è arrivato in sordina, quasi incidentalmente, da parte dello scrittore, durante un’intervista a una testata francese “minore”, “Les Inrocks”. E’ d’obbligo anche se lo ha confermato anche il direttore del «New Yorker» David Remnick, da sempre suo amico, e Lori Glazer, vicepresidente e portavoce del suo editore Houghton Mifflin. Possibile che, alla soglia degli 80 anni, Roth “ne abbia abbastanza” di scrivere, come sostiene David Remnick e altri suoi amici? Roth lo sarebbe andato ripetendo da due anni, addirittura. Secondo le sue parole, infatti, l’autore non sentirebbe più “il fanatismo della scrittura”, quel “calore di sangue” come direbbe la Nemirovsky, che lo ha spinto “ a trascurare quasi tutto il resto”. Ora “il calore” si è estinto. E la cosa suona come una chiusura del cerchio, visto che il suo ultimo Nemesis – opera dopo la quale preannuncia non ve ne sarà nessun altra – parla di un periodo vissuto durante la sua infanzia, quando a 11 anni fu spettatore di una terribile epidemia di polio che sconvolse l’America. Di sicuro, stando così le cose, il suo futuro silenzio ci darà l’occasione, se avremo nostalgia di lui, di andare a riprendere in mano i libri che più abbiamo amato (personalmente, Pastorale americana e Indignazione ) e magari leggere quelli che non avevamo mai aperto. Ma magari, perchè no, Roth alla soglia dei 90 potrebbe ricominciare. Si scrive perchè si ha qualcosa da dire d’altronde, o no? E poi sognamo per un attimo, cosa

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