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Libri da leggere assolutamente: il libraio di Kabul, di Asne Seierstad

Due premesse: adoro i reportage in forma di romanzo dai paesi in via di sviluppo e dal medio oriente. Secondo: in libreria c’è una vera e propria inflazione di romanzi di donne segregate in Iran, di famiglie che lottano per ricongiungersi in Pakistan o di storie d’amore in India, ed è sempre più difficile andare sul sicuro, acquistando un titolo, perchè finiscono per assomigliarsi un po’ tutti. Allora, parafrasando Giovanni Paolo II, io invece sono convinta che oggi abbiamo sempre più bisogno di testimoni, per aver voglia di ascoltare una buona storia (di fede, di passione, di ingiustizia sociale…). Io quindi vi consiglio questa discriminante: scegliete storie di chi racconta vita vissuta sul campo in paesi lontani e oppressi. C’è veramente un bellissimo filone di libri disponibili, in questo senso, che si leggono con altrettanta passione di un romanzo. Un libro da leggere assolutamente (il libro che a me sarebbe piaciuto scrivere) è quello della giornalista di Marie Claire, Il libraio di Kabul, che finora rimane il mio preferito. Le storie delle persone incontrate da Asne Seierstad – la famiglia del libraio Sultan Khan – sono state raccolte come tessere di un puzzle per formare uno straordinario ritratto delle inquietudini dei giovani afghani, della condizione di mogli e figlie a Kabul, della vita vita quotidiana di chi si trova a nascere in quella parte del mondo…

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Libri da leggere assolutamente: il libraio di Kabul, di Asne Seierstad

L’Editoria che crea cultura

Interessante la discussione che si sta sviluppando sulla questione dell’editoria a pagamento. Cito, una per tutte, l’opinione di Antonella: ‘non ha nessun senso pagare per la pubblicazione…pago per vedere stampato il mio libro, ma il 90% delle volte l’editore a pagamento non va oltre la stampa”. Ecco. E’ pur vero che ognuno ha il diritto di investire i suoi soldi come vuole, per carità, ed è bello che ci si metta a scrivere per lasciare qualcosa di sè a nipoti figli etc. Però…per questo nell’ultimo post citavo Elvira Sellerio. Con la Eap non si crea ‘cultura’, non si va oltre la pubblicazione e la schiera di zie, appunto. Da questo

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Una “lettura” avvolgente: La Mennulara di Simonetta Agnello Hornby

Una lettura avvolgente, una scrittura complessa, polifonica e seducente. La Mennulara , opera prima della scrittrice anglo-siciliana Simonetta Agnello Hornby è stata una delle scoperte più interessanti fra le letture di questo periodo. Insisto ad usare il termine “lettura” anche se il testo di cui parlo è in versione audiolibro . Edito da Feltrinelli Digital e acquistabile su audible.com o su iTunes , magistralmente interpretato da Licia Miorotondo, la lettura si sviluppa per oltre sette ore calando, vorrei dire avvolgendo il lettore in una partitura polifonica in perenne equilibrio fra dramma e ironia. Siamo nella Sicilia degli anni ‘60 e la Mennulara, vale a dire la raccoglitrice di mandorle ( mennule ), muore dopo un’aspra malattia lasciando dietro di sé astio e riconoscenza per una vita offesa spesa al servizio degli altri, con dignità, ma senza alcun fine religioso. Al contrario, la Mennulara ha, per così dire, un “conto aperto” con Dio. Egli si è comportato male maltrattando la sua esistenza e lei non lo ripaga con le sue preghiere. man mano che la lettura avanza, emergono particolari inattesi sulla storia della criata di casa Alfallipe che da vittima si fa carnefice e quindi deus ex machina di molte esistenze. Dedicarsi all’audiolibro è un’esperienza di grande piacere, soprattutto quando la lettura, come in questo caso, è di grande qualità. Si torna un po’ bambini favorendo il senso dell’ascolto e facendo riposare la vista fin troppo compromessa nei nostri tempi dagli “occhi grandi”. Simonetta Agnello Hornby

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Editori a pagamento: perchè sopravvivono?

La domanda mi viene spontanea passando tutti i giorni di fronte alla vetrina di una libreria di proprietà di uno dei più noti editori ‘a pagamento’. Una libreria piena di soli libri pubblicati, con il contributo economico dell’autore, da quell’unico editore. Ebbene, quasi ogni giorno, vi assicuro, c’è una sfilza di gente che fa la fila per entrare e assistere alla presentazione di un libro. Sono chiaramente libri di amici e parenti, visto l’abbigliamento del pubblico, che sembra vestito per una festa di laurea e porta vistosi mazzi di fiori con sé. Il tutto mi mette una profonda tristezza, e ci pensavo riflettendo sulla scomparsa della grande Elvira Sellerio . Che senso ha farsi pubblicare un libro a pagamento? Per la soddisfazione di avere su carta le proprie idee, poesie, storie e poter invitare parenti e amici a una presentazione? Ma cosa succede sul lungo periodo? Quante copie si venderanno, siamo onesti, in questo modo? E chi ci ricorderà fra un mese o due dall’uscita? Non so. Eppure questi editori continuano a sopravvivere (e bene). Parafrasando Borat, mi sembra una cosa “molto italiana”. Ho un’idea alternativa: sopravvivono perchè siamo disposti a pagare (e tanto) per farci pubblicare piuttosto che per leggere chi ne vale davvero la pena. Siamo più ’scrittori’ che lettori. Anche se chi non legge, si sa, non può far altro che diventare un cattivo scrittore. Oppure è il mondo editoriale troppo asfittico, che ‘costringe’ anche i meritevoli a pubblicare a spese proprie? Ma quanti ‘capolavori’ abbiamo ottenuto finora dall’elenco dei titoli degli editori a pagamento? Illuminatemi. Foto | Flickr Editori a pagamento: perchè sopravvivono?