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"Faide" di Biagio Simonetta

Qualche tempo fa ci siamo concentrati sull’ antologia “La Giusta parte” che metteva insieme più storie di mafia, oggi puntiamo il dito su una in particolare, forse meno “famosa” di quella siciliana o napoletana, ma non per questo meno efferata. La mafia in questione si chiama ‘ndrangheta , una parola strana che comincia con quella “n arrotata” che fa venire in mente la ‘nduja , tipico salume a base di peperoncino originario della stessa splendida regione: la Calabria. Una parola che inquieta solo a sentirla nominare, anche se non ne si conosce l’esatto significato. Eppure c’è chi quel senso di oppressione e quella ramificazione, neanche troppo nascosta, li ha sperimentati e riprodotti su carta, lasciandone una testimonianza tanto più vera, quanto più frammentato è il modo in cui viene raccontata. L’uomo in questione è Biagio Simonetta , calabrese D.O.C. esportato a Milano per ragioni di lavoro. Uno che la sua terra ce l’ha nel sangue, insieme all’indignazione per coloro che la deturpano, e l’orgoglio di non appartenere alla stirpe che si autodefinisce “d’onore”. “Faide. L’impero della ‘ndrangheta” è il suo primo libro. “Un racconto dove la finzione non esiste”, come afferma lo stesso autore, una narrazione a tratti sconnessa che lascia intravedere i meccanismi beceri di una criminalità che si nutre di sogni, servendosi di un’aria mitica per acquistare, tra i suoi adepti, proprio quei ragazzi che non pensano di fare la valigia e partire. Perché in certe terre del sud l’emigrazione diventa una “strategia di sopravvivenza obbligata”, e quelli che restano spesso non durano a lungo. Ma pensare che questo tipo di realtà sia solo “un affare meridionale” è un’errore imperdonabile, i suoi campi di investimento e di espansione sono molto più a nord, in Lombardia, Sud America, Est Europa e persino in Germania, come ha dimostrato la strage di Duisburg, liquidata velocemente dalle autorità locali come semplici “problemi fra italiani”, e sapere di cosa si parla diventa una responsabilità…

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"Faide" di Biagio Simonetta

I dieci migliori libri del 2011 (lo dice il New York Times)

Si sa, dicembre è tempo di elenchi con il meglio (e il peggio) dell’anno che sta per chiudersi. Il New York Times dopo aver pubblicato la lista dei 100 libri più notevoli usciti in America nel 2011 , elenca i dieci migliori libri pubblicati in America nel corso di quest’anno. Come si sa, la classifica del New York Times è un punto di riferimento per il mercato editoriale di tutto il mondo e quindi questa top ten costituisce un po’ la cartina al tornasole di quello che, probabilmente, leggeremo anche in Italia prossimamente. La classifica è divisa in due parti: i cinque migliori romanzi e i cinque migliori saggi. Per i romanzi c’è da notare che, eccezion fatta per l’ultimo di Stephen King , gli altri quattro sono tutti testi di esordienti o, comunque, al loro primo romanzo. Tranne uno, questi testi sono stati pubblicati in Italia o lo saranno prossimamente . Dei cinque saggi in classifica, invece, solo uno è già stato pubblicato in Italia mentre, per gli altri quattro, non c’è una data di uscita sul mercato italiano. Magari qualche editore illuminato che segue Booksblog potrebbe acquistarne i diritti. Bando alle ciance, comunque, ed ecco la classifica: Romanzi Chad Harbach, The Art of Fielding (la versione italiana avrà il titolo di L’arte di vivere in difesa e sarà pubblicato a dicembre da Rizzoli) Stephen King, 11/22/63 (pubblicato in Italia da Sperling & Kupfer con il titolo 22/11/’63 ) Karen Russell, Swamplandia! (già disponibile in Italia con il titolo Swamplandia! Benvenuti nella terra degli alligatori per i tipi di Elliot) Eleanor Henderson, Ten Thousand Saints Téa Obreht, The Tiger’s Wife (già pubblicato in italiano da Rizzoli con il titolo L’amante della tigre ) Saggi Christopher …

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I Canti di Leopardi nella lista dei 100 notable books of 2011 del New York Times

Scorrendo la lista dei 100 libri più notevoli usciti in America nel 2011 , pubblicata un paio di giorni fa dal New York Times non possiamo certo stupirci nel trovare l’ultimo romanzo kennediano di Stephen King o l’attesissimo 1Q84 di Murakami, o ancora il Re Pallido, primo inedito postumo di David Foster Wallace (primo, ci scommettiamo, di una lunga serie). Quello di cui non possiamo non stupirci, in effetti, è un altro piccolo dettaglio. Al sesto posto della lista dei top libri del 2011 appare infatti un italiano. E non si tratta di Roberto Saviano, fresco fresco di apparizione a Zuccotti Park, e neppure di una ristampa di Italo Calvino, idolatrato negli States da quelle Lezioni Americane censurate dalla morte prematura, né di Baricco, di Eco o di Faletti. Si tratta di Leopardi. Si, avete capito bene: Giacomo Leopardi, il poeta e l’intellettuale più avanti che l’Italia abbia mai avuto e, nello stesso tempo, lo scrittore meno letto e più scolasticamente odiato da generazioni intere di italiani. Ad apparire nella toplist del NYT è una traduzione dei Canti, ritenuta talmente importante da meritare un cappello del genere: “With this English translation, Leopardi may at last become as important to American literature as Rilke or Baudelaire”. Noi, nel frattempo, Leopardi lo abbiamo dimenticato. Al meglio pensiamo a lui come allo sfigato gobbo che sbavava dietro a una contadina senza avere il coraggio di dirle quanto l’amava. Basterebbe rileggerlo, ripercorrere i suoi Canti, ma anche i suoi epistolari e i …

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Dark Desire, di Kresley Cole. Quinto volume per Gli Immortali. Riprende regolarmente la serie dopo il prequel Dark Forever

Dark Desire , di Kresley Cole , è il quinto e apprezzato libro della popolare saga paranormal romance per adulti Gli Immortali (Immortals After Dark) e il seguito di Dark Night . Se la coppia romance del volume precedente era costituita da Conrad Wroth e Néomi Laress, in Dark Desire i riflettori si spostano sul già noto Cadeon Woede e Holly Ashwin. Novecento anni prima il Demone della Rabbia Cadeon causò involontariamente la caduta del suo regno. Ci furono perdite di corone e morti. Da allora Cade vive come un mercenario, sempre divorato dal senso di colpa e dal bisogno di vendetta. Arriva il giorno in …

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