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Inferno di Dan Brown, ecco l’incipit

Come vi avevo anticipato qualche settimana fa, Inferno , il quarto libro di Dan Brown, sta per arrivare anche in Italia; l’uscita ufficiale è prevista per il 14 maggio 2013 . E in questi giorni la febbre sta salendo insieme all’attesa per scoprire su quali enigmi questa volta il lettore fan dovrà scervellarsi, per incontrare l’autore poi bisogna aspettare il 6 giugno , data in cui Brown presenterà a Firenze la sua ultima creatura; intanto in aiuto ci viene però il Corriere della Sera, che ieri ha pubblicato un paginone corredato di consistente e succulenta anteprima sulle prime parole del romanzo. Inizia così: I ricordi si materializzano lentamente, come bolle che risalgono in superficie dall’oscurità di un pozzo senza fondo. Una donna velata. Vi ha già catturato? Vi corre un brivido lungo la schiena pensando a quali simbologie racchiuda la prima frase del libro, che magari contiene la chiave di tutto? Devo ammettere che pur non amando il genere, potrei anche lasciarmi tentare; dopotutto la storia parte con il buon Robert Langdon (protagonista della saga) che si risveglia in un ospedale italico, ma non prima di aver fatto un sogno tremendo , che già riporta alcuni elementi da segnarsi nel taccuino degli appunti. Lo studioso harvardiano dei simboli insomma deve darsi da fare già dalle prime righe: si parte subito con un turbinìo di lettere tatuate , amuleti , oggetti antichi e personaggi onirici . Di certo nell’interpretazione saranno avvantaggiati gli esperti di tarocchi, o forse quelli di tatuaggi (già vi vedo scrutare i disegni sulla pelle dei vostri amici!). Ma il target si allarga a dismisura questa volta con l’escamotage del Sommo Poeta; l’ispirazione come dicevamo, è quella della Divina Commedia e chiedetevi perchè nella copertina c’è il ritratto di Dante con gli schemi dei gironi infernali… Inferno di Dan Brown, ecco l'incipit

Quale libro leggere prima della Fine del Mondo

Inutile negarlo, la fine è vicina. Si, avete capito bene, parlo della Fine del Mondo , ovvero della profezia dei Maya per il 21 dicembre 2012 . Sicuramente se ne vedranno delle belle nel mondo, tra gli apocalittici pronti a nascondersi nei bunker e gli scettici che derideranno tutti. Ma, mi sono domandata, in attesa che la fine del mondo si compia, cosa dovremmo leggere? Sicuramente ci sarebbe da rifarsi di tutti quei grandi classici che non si è riusciti mai ad aprire, o forse dedicarci ai tormentoni dell’anno in corso (forse causa anche loro di questa fine del mondo?!). Di sicuro, ritengo che sui nostri comodini da oggi al 21 dicembre dovrebbe esserci una copia della Divina Commedia , per vedere come già a distanza di 300 anni dall’anno Mille (quindi superata un’altra fine del mondo annunciata), il “ nostro ” Dante Alighieri ha visto quello che c’è

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Su Gherush92 e il razzismo di Dante, ovvero su una polemica inutile

La prima cosa che ho notato appena ho aperto twitter questa mattina è stata la presenza dell’hashtag #DivinaCommedia tra i primi posti tra le discussioni del giorno su twitter. L’ascesa di Dante ai vertici dei Trend Topic non è cosa che capita tutti i giorni, potrebbe sorprendere e quindi va spiegata: l’elemento scatenante è un articolo pubblicato ieri sulle pagine online del Corriere della Sera che dà spazio a una provocazione di un gruppo chiamato Gherush92, la cui ultima dichiarazione è stata l’accusa di razzismo, antisemitismo e islamofobia rivolta alla Divina Commedia. Avevo già sentito parlare di questa associazione, quindi ho fatto una veloce ricerca su internet per rinfrescarmi la memoria e mi sono imbattuto in una loro vecchia polemica, risalente a più di dieci anni fa. Si trattava del film di Benigni “La vita è bella”, criticato dall’associazione culturale in questione come «un fatto gravissimo, perche’ viene legittimata l’interpretazione della Shoah, ognuno potra’ inventarsi quello che vuole senza dire che i bambini sotto un metro e cinque venivano mandati direttamente alle camere a gas». Per quanto mi riguarda dire che film, un libro, un disco o qualsiasi altro atto della creatività umana sia un fatto gravissimo equivale a dire che la libertà di pensiero e di espressione è «un fatto gravissimo». Vale a dire una bestialità che mi fa subito situare l’associazione in questione nel registro delle voci poco interessanti, da snobbare. Un riflesso che purtroppo non ha avuto il giornalista del Corsera, forse ingolosito più dallo scoop – già lo aveva capito che sarebbe diventato un trend topic – che da altro. Ma tornando al punto della questione – l’antisemitismo e l’islamofobia di Dante – direi che non c’è niente da contestare. Certo che era antisemita, certo che era omofobo, certo che era islamofobo. Era un uomo del alto basso medioevo, se fosse stato gay-friendly e relativista sarebbe morto giovane e avrebbe avuto una vita ancora più incasinata di quella che ha avuto. Non c’è altro da dire, sono cose banali che si apprendono più o meno a …

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Sermonti legge Dante e Virgilio al Teatro Occupato Valle

Inizia questa sera al Teatro Della Valle di Roma, occupato da quasi un anno dalle “Lavoratrici e dai Lavoratori dello Spettacolo, cinema/teatro/danza, artisti/tecnici/operatori, stabili, precari e intermittenti” una bellissima rassegna di tre incontri tenuti da Vittorio Sermonti , uno dei più insigni intellettuali italiani, protagonista – lo ricorderete – degli affollatissimi cicli di letture dantesche e virgiliane che dimostrarono che anche la Cultura fa audience. In questo caso Sermonti parlerà di tre grandissimi della cultura italiana, tre pilastri come Virgilio, Dante e Verdi , che non solo non dobbiamo permetterci di dimenticare, ma che dobbiamo avere la forza, in questo momento di crisi più che mai, di riscoprire e far rivivere. E quale metodo migliore se non attraverso le letture di alcuni dei loro passi? “Il mio sforzo è di servirmi di opere assolute, o meglio delle storie, delle favole, della ressa di indizi e della spaventosa bellezza di testi come la Divina Commedia e l’Eneide per snidare da ognuno dei miei ascoltatori la piccola e modesta grandezza di un dio. Io non mi rivolgo alle masse, ma ad una pluralità di singoli che arriva ad essere per una sera, una vera comunità. Parole, queste di Sermonti, che non hanno certo bisogno di accompagnamenti, e che sottolineano una volta di più il grande compito di ogni cultura che si rispetti: creare la comunità . Che poi è anche il motivo per il quale la cultura, in questo paese, è così soggetta ad attacchi e a tagli barbari. Sermonti legge Dante e Virgilio al Teatro Occupato Valle