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Leggere e scrivere nel tempo dei social network: si pensa come scimmie?

Il Premio Nobel Mario Vargas Llosa ha rilasciato una lunga intervista a un settimanale uruguayano e, tra le altre cose, ha parlato anche di come si legge e si scrive nella nostra epoca dei social network. Secondo lo scrittore i giovani che in chat, su Twitter o su Facebook fanno un uso smodato di abbreviazioni, sigle e via dicendo, alla fine “pensano come scimmie”. Se scrivi così è perché parli così; se parli così è perché pensi così; e se pensi così è perché pensi come una scimmia. Questo mi sembra preoccupante. Forse le persone sono più felici se giungono a questo livello. Forse le scimmie sono più felici degli esseri umani. Non lo so […] Internet ha ucciso la grammatica, l’ha liquidata. Viviamo una sorta di barbarie sintattica. Opinione molto netta, senza dubbio, e forse un

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Internet, sempre di più una "bussola" per le nostre letture

I libri sono il quarto genere merceologico più comprato su Internet dagli italiani. Lo dice una ricerca Nextplora, secondo la quale i più acquistati on line dagli utenti del web dai 16 anni in su sono viaggi (31%) biglietti aerei e ferroviari (30%) apparecchi elettronici e informatica (25% circa) e libri (22%). Sappiamo bene che la libreria rimane, per ora, il canale di acquisto di libri preferito (65% dei lettori li acquista fra gli scaffali) e che per ora gli acquisti di libri si limitano al 10%, per ora, ma il dato mi sembra molto significativo, perchè i libri seguono a ruota tre tipi di prodotti e servizi che hanno visto un vero e proprio boom delle vendite on line. Rilevante anche il dato su come si arriva a comprare un libro sul web: ovvero, attraverso una preventiva consultazione di portali, piattaforme e-commerce, social network e blog specializzati, come sostiene la ricerca. La navigazione on line si trasforma nell’acquisto di un libro nei due terzi dei casi. E’ facile immaginare l’importanza – per editori e autori di

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L’esperienza di leggere un eBook

C’è chi difende a spada tratta il libro cartaceo, la sensazione di sfogliare le pagine, l’odore della carta, la fisicità delle sensazioni e chi è un paladino degli eBook , degli eReader e del “nuovo modo di leggere”. Per quel che mi riguarda, l’importante è leggere e in questo senso eBook o libro cartaceo è secondario (anche se, lo confesso, ho un debole per l’eBook). Giuseppe Granieri riporta nel suo blog un aneddoto personale su come ci si abitua ben presto a leggere tramite eReader e come ci si può disaffezionare al libro cartaceo: Un paio di giorni fa ho iniziato a leggere un parallelepipedo di carta. Erano mesi che non lo facevo. Poiché si tratta di un romanzo, ho iniziato a leggerlo a letto, che è il posto dove leggo la narrativa. La prima cosa che ho pensato, prendendolo in mano, è stata: “Maledetti hardcover. Pesa quanto l’iPad e non si connette a Internet”. La seconda è stata: “Mi conviene iniziarlo ora che devo partire? Altro peso in borsa. Con l’iPad verrebbe con me comunque”. Poi mi sono messo a letto e ho iniziato a leggere. Sbuffando: “Ma cavolo, non è nemmeno retroilluminato”. Dopo qualche minuto di lettura, infine, i miei amati parallelepipedi di carta mi sono definitivamente caduti dal cuore. Ed è stato quando ho cercato di evidenziare un brano passando due dita sul foglio e non è successo nulla. Nota Granieri che il suo rapporto con i libri cartacei ha una virata vintage , come succede con lo stereo, con il videoregistratore e con le ingombranti videocassette. Alla fine, è

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Riflessioni di fine d’anno sui libri: realtà e sogni

Come riflessione di fine anno sui libri, sono andato a rileggermi un’intervista di Marcello Baraghini, fondatore di Stampa Alternativa , pubblicata su Leggere:Tutti (rivista che non mi fa impazzire, a essere sincero…) in cui l’inventore della celeberrima collana Millelire parla, tra l’altro, della situazione attuale dei libri in Italia ed espone alcuni suoi sogni. Per Baraghini – come per molti di noi, immagino – l’importanza del libro è nel suo contenuto, e non negli aspetti esteriori, nati solo per sottostare ad una logica di marketing e di “sconfitta” del nemico (commercialmente parlando) e non per promuovere cultura: Mentre un cibo non di qualità non procura inquinamento alla vita dei lettori, inquinare con cattivi libri, con libri spazzatura, significa inquinare l’intelligenza dei lettori […] Per ritrovare un giusto equilibrio bisogna capire che non sono importanti le copertine sbrilluccicanti o altri abbellimenti estetici. In questo modo si può scarnificare anche il prezzo e proporre quella qualità che è la vera sfida che dovrebbe caratterizzare ogni editore, piccolo o grande. Quando dico qualità dico recupero di testi fondamentali, mai tradotti prima o mal tradotti per offendere il lettore. Dopo aver stigmatizzato i bestseller (“L’onda dei grandi besteller sta togliendo sempre più spazio all’editoria di qualità”) – stigma con cui sono pienamente d’accordo, perché, personalmente, non ne posso più di tutte queste eccelse novità sbandierate ai quattro venti, con scrittori e scrittrici che vengono presentati come il nuovo che sempre avanza (e mai arriva!) – Baraghini racconta del suo sogno, che è quello di far sorgere una rete di complicità tra i lettori in modo che il libro passi direttamente dall’autore al lettore, senza mille intermediari che fanno solo lievitare i prezzi. Si tratta di un suicidio dal punto di professionale, ma l’ eretico Baraghini…

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