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I fiumi di Londra, di Ben Aaronovitch. Urban fantasy poliziesco con un occhio al pubblico maschile

I fiumi di Londra , dell’inglese Ben Aaronovitch , è il primo volume di una serie che unisce l’urban fantasy al genere poliziesco. Più orientata al pubblico maschile, l’originale e ingegnosa serie – che a qualcuno ha ricordato Neil Gaiman – racconta le avventure di Peter Grant, neo poliziotto del Metropolitan Police Service, che scopre di avere doti soprannaturali e viene preso “in carico” dal suo superiore, casualmente l’unico altro mago in Inghilterra, diventandone l’apprendista. Da questa imprevista “svolta di

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Un ricordo di Fabrizio De Andrè, poeta, a tredici anni dalla sua morte

Quasi non mi sembra vero che siano passati già tredici anni da quel mezzogiorno d’inizio gennaio, quando, rientrato da scuola, seppi da un telegiornale che ricordo tristissimo, della prematura morte di Fabrizio De Andrè. Era l’11 gennaio del 1999 e con la morte di De Andrè se ne andava uno dei pezzi più importanti della musica italiana d’autore, ma anche della poesia. Sì perché Faber, come amano chiamarlo i fan, era a tutti gli effetti un poeta, molto più che un musicista. Basta ascoltare canzoni come Recitativo, Canzone del padre, Sogno numero due o Parlando del naufragio della London Valour. Testi memorabili, da pelle d’oca, costruiti intrecciando parole, creando senso dove senso, apparentemente, non c’era. In queste ora ho visto e letto migliaia di messaggi su altrettante bacheche – da Facebook a Twitter – perché tantissime sono le persone a cui Faber manca, visceralmente. Ho letto anche qualcuno lamentarsi di un fantomatico “deandreismo”, che simile al recente “giorgiobocchismo”, avrebbe contagiato viralmente la comunità degli internauti, accorsi a rendere omaggio al poeta genovese. In ogni caso, sprecare le parole è un peccato, il che diventa addirittura reato quando a disposizione ci sono quelle di un grande poeta come De André. Per questo smetto di blaterare e vi lascio con le parole di una delle sue canzoni, una delle più poetiche e profonde, si intitola Recitativo e le ultime due strofe sono perfette per ricordare Faber: Uomini cui pietà non convien sempre male accettando il destino comune, andate, nelle sere di novembre, a spiar delle stelle al fioco lume, la morte e il vento, in mezzo ai camposanti, muover le tombe e metterle vicine come fossero tessere giganti di un domino che non avrà mai fine. Uomini, poiché all’ultimo minuto non vi assalga il rimorso ormai tardivo per non aver pietà giammai avuto e non diventi rantolo il respiro: sappiate che la morte vi sorveglia gioir nei prati o fra i muri di calce, come crescere il…

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In anteprima: Lettere dalla Terra, di Mark Twain. In uscita il 30 settembre.

Spesso si pensa a Samuel L. Clemens, detto Mark Twain, come a uno scrittore per ragazzi. Questa è la condanna che la storia della letteratura gli ha comminato per aver raccontato le avventure di Huckleberry Finn e di Tom Sawyer, una condanna che, in realtà, ha l’onore di condividere con molti altri grandissimi scrittori – Stevenson e London in primis – maestri che la storia delle lettere ha cercato forse di “disinnescare” infilandoli nel cassetto degli scrittori per ragazzi. Forse è anche per questo che è così bello, ogni tanto, rileggere i loro capolavori e scoprirli diversi, sanguigni, irriverenti e cattivi, adatti certamente a un pubblico di adolescenti ma rivolti a tutti. E forse è ancora più bello scoprire qualche piccola perla lasciata per strada dai maestri e accantonata dagli editori per anni. Questo, in particolare, è il caso delle Lettere dalla Terra di Mark Twain, scritte dall’americano nel 1910, un anno prima della morte, e volutamente dimenticate in un cassetto dalla figlia, unica erede dei diritti, fino al 1962. Perché questo ritardo? Probabilmente perché queste lettere sono materiale che scotta. E non è un caso che il primo biografo di Twain, Charles Neider, le abbia definite «extremely vituperative». In effetti queste undici lettere, scritte da Satana ai suoi colleghi arcangeli, Michele e Gabriele, sono un bel concentrato di irriverenza, di spirito iconoclasta e di graffiante critica. L’oggetto delle missive sataniche sono le strane usanze dell’Uomo, esperimento di Morale e Comportamento tentato sulla Terra dal Dio per cui i tre lavorano, un Dio leggermente diverso da quello bonario dei cattolici. Alcune di queste pagine contengono spunti memorabili, rendendo…

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Libro Cult: Il vagabondo delle stelle – Jack London

Da buon cacciatore di Cult-Books ho inseguito questo romanzo leggendario e alla fine l’ho letto e sono contento di averlo fatto!
Innanzitutto perchè amo questo scrittore immenso, autore di uno dei miei libri preferiti (Zanna Bianca – n.d.r.) ed in secondo luogo perchè questo romanzo merita la fama che si porta appresso.
La storia ha come protagonista un professore universitario e narra le vicende carcerarie che lo riguardano e che lo condurranno fino alla pena di morte. Sotto le grinfie di un direttore spietato Darrell Standing, detenuto nel carcere di San Quentin – S.Francisco, sarà costretto a subire lunghi periodi di cella d’isolamento e ad indossare la camicia di forza.
Nei sotterranei altri due detenuti, Ed Morrell e Jake Openheimer, gli faranno compagnia e comunicheranno con lui battendo le nocche delle dita sui muri usando un codice segreto.
La vicenda si svolge durante gli ultimi tre giorni di vita di Darrel che, attraverso la tecnica della piccola morte riesce a “evadere” dal suo corpo e a rivivere momenti delle sue vite passate. Durante queste fasi tempo e spazio non hanno più valore. Jack London con stile moderno e grande abilità narrativa ci dimostra che nonostante vicende e epoche diverse l’anima di Darrel è sempre la stessa, vi è una certa coerenza che lega tutti i personaggi che il protagonista è stato nel tempo, in una sorta di teoria darwiniana dell’anima.
Con la sua scrittura London dimostra la capacità di saper descrivere e ambientare le sue storie in ogni epoca, sicuramente avrebbe potuto essere anche un grande scrittore di fantascienza se quel genere fosse già stato inventato!!
Alla fine del romanzo descrive l’assurdità della pena di morte e non è poco se considerate che l’opera è del 1915.
Vivamente consigliato!

Jack London
Foto dell’autore

Il vagabondo delle stelle. Jack London, 1915

Recensione di Montag