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La passione che travolge, una poesia di Irving Layton

Siamo abituati alle poesie di amore che dicono e non dicono, che fanno intuire ma non di più, che parlano dell’amore come di un sentimento soave e disincarnato, come se la passione che avvolge gli spiriti non riguardasse anche i corpi. Irving Layton (1912-2006), poeta nato in Romania ma di nazionalità canadese e di lingua inglese, non ci sta a questo pudore dei sentimenti. Per lui la poesia non dev’essere angelicata, ma “vitale, intensa, sottile e drammatica”. E così nel componimento Nausicaa ci parla di questa ragazza che è “fatta così”, cioè “all’antica”, sembrerebbe. Ma poi dopo che le parole hanno dichiarato l’amore, saranno i corpi a suggellare la promessa, e a quel punto non ci saranno parole o profumate lenzuola che terranno… Nausicaa «Sono una ragazza fatta così: devi dirmi prima che m’ami». «Ti amo», dissi. Allora mi si offrì e godetti di lei sul suo letto profumato. Per gli dèi, nel suo piccolo corpo sussultante fu così grande piacere, non ho detto lascive falsità. Ora né io né la mia amata, tale è il nostro calore, possiamo attendere parole o profumate lenzuola, ma ci buttiamo sul mio impermeabile o sul suo. Foto | Forget Me Knot Photography via photopin cc La passione che travolge, una poesia di Irving Layton

Buon 2013 con tanti bei propositi in poesia per il nuovo anno

Felice anno nuovo 2013 a tutte le nostre lettrici e ai nostri lettori: vi auguriamo un anno sereno e pieno di letture! Naturalmente, vi auguriamo anche un anno pieno d’amore e, com’è usanza, è bene fare i propositi per il nuovo anno (che poi andranno verificati a dicembre… ma c’è tempo!). Ci sono propositi più belli di quelli d’amore? Ecco, allora, una poesia con i Propositi d’amore per l’anno nuovo : il testo viene della Valacchia, regione della Romania meridionale, e l’autore è un anonimo tzigano che esprime, con trasporto e passione, il perché vale la pena amare. Ancora auguri di buon 2013! Propositi d’amore per l’anno nuovo Di gennaio vi amerò per la vostra fronte, bianca e ampia come una chiostra di montagne. Di febbraio vi amerò per le vostre ciglia, leggere e morbide come il pelo del capriolo. Di marzo vi amerò per le vostre labbra, tenere e rosse come la scorza del sole alto nel cielo. D’aprile vi amerò per il vostro seno, che è rotondo e dolce come la mela selvatica. Di maggio vi amerò per il vostro ventre, che è morbido e sinuoso come un anfratto tra le colline. Di giugno vi amerò per le vostre gambe, che …

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Buon 2013 con tanti bei propositi in poesia per il nuovo anno

Apostoloff, di Sibylle Lewitscharoff

Per anni non abbiamo più parlato con lui, per anni ci ha oppresso…E quasi più nulla di lui. Neanche un teschio. La materia umana in cui osava muoversi per il mondo consiste ormai solo di briciole sparse. Giusto, sorella – un mucchietto di granelli di teschio surgelati e sparpagliati – e briciole di gambe, più o meno la quantità adatta a riempire un vasetto da conserva. Apostoloff , titolo dell’omonimo romanzo della tedesca Sibylle Lewitscharoff suona quasi come un cognome di alto lignaggio. E invece si tratta di Rumen, che a dispetto del nome spregia la Romania e che ha il compito di accompagnare due sorelle diverse come il giorno e la notte (in apparenza) ad una commemorazione funebre e al disbrigo di praitiche legate all’eredita del padre Kristo (“che corona di ferro di significati pesa su un nome di croce come questo…”). Anche il nome Apostoloff sembra quello di un portatore di una “novella” (di un evangelo inteso come – buon ?- annuncio), dei nostri tempi. Infatti in un viaggio a ritroso nel passato della famiglia, guardandosi intorno apparentemente senza emozioni, le due in realtà frantumano con poetica e aggressiva lucidità ogni dettaglio di…

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Apostoloff, di Sibylle Lewitscharoff

Pellegrino di cemento, di Flavio Stroppini

Si avvicina un bambino. Perché scatti fotografie? Chiede. Gli rispondo che in questa casa è nato un personaggio famoso. Un calciatore? Chiede. No! Un architetto! Rispondo. Costruisce le case, rispondo. Ah! Dice. Come quelli dell’impresa Forberes, che stanno rifacendo la casa dei vicini. Poi se ne va, annoiato. Cento anni fa l’architetto Le Corbusier intraprese il suo Voyage d’Orient: era il 1911 e il suo viaggio lo avrebbe condotto attraverso Germania, Boemia, Austria, Balcani, Romania, Bulgaria, Ungheria, per poi fermarsi al Monthe Athos. Visitò Instanbul, Praga, Budapest. Sui suoi passi si mette oggi Flavio Stroppini, affascinato dall’architettura ma non architetto, che firma questo Pellegrino di cemento a 100 anni dall’impresa, confrontando cronache e impressioni personali con quelle dell’architetto, scegliendo di viaggiare “Solo. Con mezzi pubblici. Restando a terra, toccando la terra. Ascoltando e guardando”. Si parte da Tubingen e la Foresta nera, che è un mare. Un mare solido nel quale è impossibile annegare. Però se la attraversi in un giorno di vento la vedi che si muove, onda dopo onda. Nel mezzo isole. Paesi aggrappati alle rocce, solitamente dominati da una chiesa, un castello o una cattedrale. C’è Stoccarda, dove le nuvole “regalano una breccia di cielo”, guardate a testa in su dopo un paio di birre con un amico, e Francoforte, che …

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