Ripescaggi: Il Caos, di Pier Paolo Pasolini

In realtà è un caso che, giusto un paio di giorni fa, a poche ora dall’anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini ( di cui abbiamo parlato qui ), mi sia capitato tra le mani, mentre scandagliavo nella mia disordinata libreria alla ricerca di un libro scomparso, Il Caos, vale a dire la raccolta dei pezzi che PPP ha pubblicato sulle pagine della rivista Tempo tra il 1968 e il 1970. Si tratta di articoli, commenti all’attualità, discorsi sull’arte, sul cinema e sulla letteratura, che, come spesso fanno le prose giornalistiche di Pasolini, colpiscono duro e che hanno spesso come minimo comune denominatore la “violenza contro la borghesia”, come dice lo stesso Pasolini nel suo primo intervento – del 6 agosto 1968 – utilizzato a mo’ di introduzione. Dallo scambio epistolare con Leone, a quell’epoca presidente del consiglio (ve lo immaginate ora Berlusconi che risponde a Moresco?), alla presa di posizione durante il Festival di Venezia – in piena “contestazione” – al rapporto tra intelletualità e televisione, dal caso Panagulis fino alla strage di Piazza Fontana, in queste rubriche settimanali Pasolini non risparmia niente e nessuno, e soprattutto, non si risparmia, spesso si apre al lettore svelando una straordinaria tenerezza, altre volte si sfoga – gli articoli dulla vicenda di Teorema per esempio, pellicola in quel periodo sequestrata e vietata. Il Caos, insomma, rappresenta quello che abbiamo perso, vale a dire una classe intellettuale conscia del proprio ruolo, capace di interpretare la realtà e di non semplificarla e banalizzarla, uomini come Pasolini, insomma, che una volta potevano scrivere i loro articoli su testate di prim’ordine – finanche al Corriere della Sera – e che oggi, se ancora ne esistono, sono ostracizzati dalle posizioni che contano, relegati spesso ai margini della vita sociale, senza la possibilità di parlare al proprio pubblico elettivo, alla gente. E un intellettuale staccato dalla realtà, non vale niente. Ripescaggi: Il

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Ruby scriverà un libro, sarà un best seller. Tutto normale?

Ho capito il metodo per farmi pubblicare un libro: macchè pagarlo di tasca mia. Basta riuscire ad arrivare alla ribalta della cronaca, e scommetteteci che in meno di una settimana rimedio un contratto con un’editore anch’io (devo solo trovare il modo per conquistarmi la mia notorietà). Ok, lo spunto lo avete intuito: Ruby – Karima El Mahroug – la ragazza neodiciottenne marocchina conoscente di Berlusconi (quale sia la natura della loro conoscenza è ancora in via di accertamento), non vuole parlare, dice che ’spiegherà tutta la sua verità’ in un libro. Glielo avranno suggerito gli editori stessi, ovviamente, per non bruciarsi le novità che la Nostra rivelerà in volume. La domanda la faccio però a tutti noi: è normale questo? E’ normale che – da parte dell’editore – si colga il rischio di pubblicare libri sulle ‘verità’ di persone alla ribalta della cronaca (non sto parlando solo di Ruby, ovviamente, di esempi ce ne sono tantissimi, e non solo in Italia, credo)? Il libro avrà successo, di sicuro. Quindi è normale. La domanda infatti è un’altra E’ normale che – e sto parlando di noi lettori – italiani che magari neanche leggono un libro l’anno decidano di comprare libri di protagonisti del genere di cui sopra, invece di dedicare le loro energie mentali (le loro scarse energie mentali, direi) a letteratura vera, a saggi seri (e interessanti, a leggerli) su qualsivoglia argomento? No no ma è tutto normale. E intanto l’editoria italiana è sempre più in crisi. Tranne nelle grandi catene, per carità, (dove i libri di cui sopra saranno di sicuro in bella vista per quel mese o due che

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Dieci motivi per non leggere

Sì, avete letto bene. Proprio per NON leggere. Basta con i piagnistei delle case editrici, le pubblicità con le copertine dei libri sui bus, basta con le prescrizioni degli insegnanti che ci rovinano le vacanze. I buoni motivi per non leggere sono tanti, e proprio noi lettori Doc ne abbiamo parecchi in mente, anche se magari non ne siamo consapevoli. Non leggete: 1) Risparmierete soldi. Un libro costa dai 10 ai 20 euro. Chiamate un amico/a, fatevi una pizza. Magari riderete di più (certo, dipende dal libro, alcuni sono anche più divertenti della vostra solita comitiva). E soprattutto eviterete di sprecare soldi. Una magliettina con etichetta potete ridarla indietro, un libro brutto comprato per sbaglio no (si, ok, per una volta potete farlo, ma cosa ne pensa il libraio se tornate a farlo più di una volta al mese? Nelle grandi catene si segnano il vostro nome dalla prima volta che lo fate, vi assicuro) 2) Non leggete perchè leggendo vi succedono cose strane, vi si sveglia il cervello e il cuore. Iniziate a notare dettagli fastidiosi in chi vi circonda, non riuscite a godervi le trasmissioni che girano mediamente in tv nel nostro Paese, inizierete a soffrire di più, come se vi voste iniettati massicce dosi di empatia nei confronti degli altri. Non si vive bene, così. 3) Risparmierete tempo. Il tempo necessario per leggere un libro. E se lo comprate on line? Approfittate per leggere l’oroscopo, che ne so, o per scrivere una frase carina su Facebook al tizio/a che vi interessa, che vi ha illuso chiedendovi l’amicizia ma non siete mai riusciti a salutare dal vivo. 4) Avrete più spazi liberi e meno disordine nella vostra camera. 5) Migliorete la vostra cultura musicale/cinematografica (se al posto del libro comprate un cd/dvd) il vostro aspetto (investite su abbigliamento e trucco) o la vostra forma fisica (quattro libri circa vi regalano l’iscrizione da sempre rimandata alla palestra). 6)Non leggete, soprattutto ebook, …

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Piccole anime, di Matilde Serao

Trovo sempre interessanti le iniziative delle case editrici che recuperano il nostro passato letterario. Non per una forma di nostalgia o per una sorta di disprezzo dell’attuale panorama editoriale italiano, ma perché sono fermamente convinto che una casa senza fondamenta non sta in piedi. Ben venga, allora, l’iniziativa della Albus Edizioni che nella collana Classica – dedicata ai capolavori del “passato”, che poi sono quelli di sempre – pubblica la raccolta di racconti Piccole anime di Matilde Serao (1856-1927). Piccole anime è un testo del 1883 e, come scrive la Serao stessa, è un libro scritto pei grandi, parla sempre di bimbi, nelle sue storielle. Sono bimbi veri: non li ho sognati, mi apparvero nella loro realtà. Vissero meco un anno, un minuto, un giorno, un’ora, faccine smunte o guance colorite, corpicciuoli scarni o pienotti, vestitini di raso o straccetti per cui si vedeva la pelle – ed erano creature volta a volte ingenue e pensierose, fantastiche e brutali, dolci e acri. Si tratta di dieci racconti che hanno per protagonisti i bimbi veri. La scelta del soggetto viene spiegata dalla Serao nell’introduzione: parole scritte oltre un secolo fa, ma che sono fortemente attuali: … questo bimbo moderno, nato da gente inquieta e convulsa, cresciuto spesso in un ambiente di nervosità irritante o di languida malinconia, che vede troppe cose, che assiste troppo alle piccole catastrofi familiari che impara troppe cose, questo bimbo ha ora acquistato una sensibilità precoce, una intuizione troppo rapida. Talvolta — e sempre senz’averne coscienza — un bimbo è cosi sottilmente scettico che ci sgomenta, noi che avemmo un’infanzia molto più grossolana, molto più animalesca, ma molto più allegra. Il bimbo moderno legge troppi libri illustrati ed ha per mano troppi giornali. Quando suo padre parla tranquillamente di suicidio, quando suo zio si burla della religione, egli tende l’orecchio. Così…

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